Il “piano della vittoria” arriva anche al Parlamento ucraino (con un punto molto interessante sulla NATO)

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Il “piano della vittoria” arriva anche al Parlamento ucraino (con un punto molto interessante sulla NATO)

 

Una raccolta di slogan slegati tra loro: così la portavoce del Ministero degli esteri russo Marija Zakharova ha definito il cosiddetto “piano della vittoria”, che l'ex presidente (il suo mandato è scaduto lo scorso 20 maggio) nazigolpista Vladimir Zelenskij ha avuto la compiacenza, tra una tournée estera e l'altra, di presentare alla Rada il 16 ottobre, dopo averne messo a parte, da un mese a questa parte, le cancellerie di mezzo mondo. Zakharova ha aggiunto che il “piano” altro non è che una «schiuma insanguinata sulle labbra di un assassino neonazista», con cui Zelenskij tenta di spingere la NATO alla guerra aperta con la Russia.

Nonostante già da tempo varie agenzie occidentali abbiano reso noti i punti principali del “piano”, nella relazione presentata il 16 ottobre al Parlamento ucraino ci sarebbero alcuni passaggi non passibili di esser resi pubblici; in particolare, secondo l'agenzia ucraina Strana, tali passaggi sarebbero contenuti all'interno dei punti secondo, terzo e quarto. Prima o poi verranno fuori.

In sostanza, nella parte pubblica del suo discorso, Zelenskij ha affermato che la Russia deve perdere la guerra contro l'Ucraina e che ciò non prevede affatto un “congelamento” del conflitto, oppure un commercio di territorio o di sovranità ucraina. Da autentico prestigiatore e illusionista, mentre parla di “vittoria”, chiede che con il “piano della vittoria” si «costringa la Russia a partecipare al vertice di pace e ad essere pronta a porre fine alla guerra».

Ma il punto primo della sceneggiata è quello con cui si chiede che l'Ucraina venga «invitata» (non ancora ammessa: questo avverrà successivamente, dice lui) ad aderire alla NATO già prima della fine della guerra: «l'adesione alla NATO è una questione del futuro, non del presente» ha detto, ma «un invito incondizionato ora» costituisce «il punto di partenza del piano della vittoria, una testimonianza della determinazione» dei partner occidentali. A detta di Zelenskij, in mancanza di tale “invito”, l'intero “piano” va a rotoli. Questo, anche senza contare le contrarietà che sempre più ampiamente si manifestano tra gli “alleati” europei a formalizzare tale “invito”.

Il secondo punto riguarda la continuazione delle operazioni di guerra sul territorio russo e la fine delle restrizioni per i relativi attacchi, colpendo anche, in comune con gli “alleati”, l'aviazione russa con un maggiore utilizzo di droni e missili ucraini, insieme all'accesso alla intelligence dei partner.

Al terzo punto, la “deterrenza”: la richiesta di dispiegare in territorio ucraino un «pacchetto completo di deterrenza strategica non nucleare, sufficiente a proteggere l'Ucraina da qualsiasi minaccia militare proveniente dalla Russia». E Mosca starebbe a guardare...

Al quarto, Zelenskij insiste sullo sviluppo del potenziale economico-strategico ucraino e sull'inasprimento delle sanzioni alla Russia. «La pace attraverso la forza economica e le pressioni sulla Russia: in particolare, col prezzo del petrolio e le restrizioni alle esportazioni» russe, dice. Relativamente a questo punto, nota giustamente Aleksandr Grišin su Komsomol'skaja Pravda, nonostante Zelenskij abbia posto l'enfasi principale sulla «pressione sulla Russia», il perno effettivo del discorso verte in realtà sull'accesso delle multinazionali occidentali alle ricchezze naturali ucraine: uranio, titanio, litio, grafite e altre risorse strategiche che «nella competizione globale rafforzeranno la Russia e i suoi alleati, oppure l'Ucraina e il mondo democratico». Vegano sijori vengano, sembra urlare Zelenskij alle compagnie straniere, che in realtà già da anni si sono attestate sul suolo ucraino e, in particolare sulle sue fertilissime terre nere, che tanta gola fanno da sempre a Cargill, Dupont, Monsanto & Co.

Ma l'asso viene calato dal nazigolpista al quinto punto, con cui si afferma che, a guerra conclusa (ca va sans dire: vittoriosamente per Kiev) la NATO potrà servirsi dell'esperienza accumulata sul campo dall'esercito ucraino per rafforzare la difesa europea, andando a sostituire i contingenti USA. I lettori di questo giornale conoscono le cifre di tale “esperienza accumulata” dalle ormai esaurite forze ucraine e, se i paesi europei hanno da aspettarsi qualcosa, non è altro che la minaccia di bande di mercenari e nazi-squadristi che, dopo aver terrorizzato per dieci anni il Donbass, vagheranno per il continente in cerca di “occupazione” degna del loro malaffare.

Ma Marija Zakharova, di cui si diceva all'inizio, non è stata la sola a commentare il “piano”. E non lo è stato nemmeno il portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov, che lo ha definito “effimero”, spiegando che Zelenskij presenta come “iniziativa di pace” la continuazione della politica dettata da Washington, che prevede la guerra fino all'ultimo ucraino.

Già qualche deputato della Rada stessa lo ha definito «staccato dalla realtà». Così lo ha definito, ad esempio, uno che non non può certo essere accusato di simpatie russe, come Aleksej Goncharenko; solo un insieme di slogan senza passi concreti, ha detto il deputato: «Il piano è molto irrealistico. Non c'è stata una vera illustrazione delle nostre capacità. Solo parole vuote» e i cinque punti non rappresentano altro che i soliti «desiderata ucraini».

Secondo la Reuters, lo stesso segretario della NATO, Mark Rutte ha dichiarato che «Abbiamo preso nota del piano, ne discuteremo i diversi aspetti separatamente; su molte questioni è necessario approfondirne la comprensione; avremo un dialogo a porte chiuse, e ora non posso dire che appoggiamo pienamente tutti i suoi punti».

E già qualche giorno prima del 16 ottobre, ricordano le Izvestija, The Washington Post riportava che, dati i successi al fronte delle forze russe, il capo della junta nazigolpista si è fatto “più aperto” in tema di negoziati con Mosca, pur continuando a insistere, da perfetto giocoliere-trasformista, che il conflitto debba terminare alle condizioni di Kiev.

Insomma: un piano completamente irrealizzabile, lo definisce Aleksandr Grišin: un piano che l'Occidente non comprerebbe nemmeno venduto a sconto, ma che, a detta del suo presentatore, garantirà che «la Russia perda definitivamente il controllo sull'Ucraina e non possa continuare la guerra».

A dispetto della realtà, il capo nazigolpista sostiene che «il piano di vittoria può essere realizzato. Dipende dai partner. Sottolineo, dai partner. Non dalla Russia. La Russia non vuole una pace giusta... Noi ucraini, con i nostri partner, dobbiamo fare in modo che tutto finisca diversamente da come vuole Putin».

Dunque, pare aver dettato Zelenskij ai deputati ucraini: «se non mi ascolterete e non metterete in pratica tutti questi comandi, se disprezzerete le mie leggi e rigetterete le mie prescrizioni, non mettendo in pratica tutti i miei comandi... manderò contro di voi il terrore, la consunzione e la febbre, che vi faranno languire gli occhi e vi consumeranno la vita» (Levitico, 26/14-16).

 

 

 

 

 

 

 

 

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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