Jeffrey Sachs al Corriere: "Il grande errore è credere che la Nato sconfiggerà la Russia"
di Alessandro Visalli
Questa è una crepa significativa nella propaganda di guerra. Per due motivi: il Corriere della Sera pubblica una intervista fuori linea (notare lo stridente contrasto tra le domande e le risposte); il secondo è che uno dei più eminenti economisti liberal, specialista principe della economia dello sviluppo e dell'ambiente e già consulente chiave della ristrutturazione shok dell'economia russa negli anni novanta, un vero e proprio big, produce una narrazione della guerra totalmente disallineata, ed esplicitamente.
Sachs, direttore di un importante istituto della Columbia University, si spende per la via diplomatica, chiama "tipica arroganza e miopia" l'idea americana di poter vincere la guerra, "fino all'ultimo ucraino", dichiara che chi non vuole la pace non è Putin ma Biden, quando il Corriere spende l'argomento <Putin criminale da processare> risponde che prima occorre farlo con George W.Bush, Barac Obama e Joe Biden.
Descrive la situazione come "guerra per procura tra due potenze espansioniste" e riconosce che pochi paesi sono schierati con l'Occidente. Quando il Corriere spende l'argomento principe <Russia aggressore> dichiara che la causa è l'entrata in Ucraina della Nato, e lo descrive dettagliatamente, non dimenticando di ricordare che quando a fare accordi sono le Isole Salomone a 3.000 km dalla costa australiana gli Usa minacciano senza ritegno. Quando il Corriere prova a insistere, riproducendo gli argomenti americani circa la non entrata nella Nato, Sachs, che non è nato ieri lo chiama "espediente americano". Poi dice che le sanzioni andrebbero revocate e non sono neppure moralmente giustificate e che le conseguenze saranno gravi anche per la tenuta politica degli stessi Usa. L'inflazione morderà a fondo.
Alla fine ricorda la lezione di Keynes ("Le conseguenze economiche della pace") ed il rifiuto del presidente Clinton ad aiutare la Russia nel momento del bisogno (mentre ha aiutato gli altri paesi, come la Polonia) per due volte nel 1991 e nel 1992-3.
L'umiliazione ed il trattamento da nemico hanno provocato la caduta dei riformatori e l'affermazione di leader che ricordavano.
Quindi l'allargamento deciso nel 2008 ha creato le condizioni di questa situazione.
Poi si dilunga a descrivere il fallimento "vergognoso e terribile" dei paesi occidentali che non vollero sostenere la trasformazione dell'economia russa.
Fonte: https://www.corriere.it/politica/22_maggio_01/sachs-stati-uniti-nato-russia-8509a362-c8b4-11ec-85c4-7c8d22958d02.shtml?fbclid=IwAR1NHqpH0hsnc_DqYCUAqDQo3Z1Eacu_neg4qEh-AGr_FhXt6C9KYXvfXnQ