La Battaglia per la restituzione dei tesori sacri ai Nativi: il Vaticano e papa Leone XIV

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La Battaglia per la restituzione dei tesori sacri ai Nativi: il Vaticano e papa Leone XIV

 

Negli ultimi anni, le comunità indigene del Nord America, in particolare quelle rappresentate da organizzazioni come la Federation of Sovereign Indigenous Nations (FSIN), hanno intensificato le richieste per la restituzione di manufatti, regalia, tesori sacri e oggetti cerimoniali custoditi nei musei e nelle collezioni del Vaticano. Questi oggetti, che includono piume sacre, pipe cerimoniali, vesti tradizionali e altri elementi di profonda importanza spirituale, sono considerati parte integrante dell’identità culturale e religiosa dei popoli nativi. La loro presenza in istituzioni lontane, spesso acquisita in contesti coloniali, è percepita come una ferita aperta, simbolo di spoliazione culturale. Esploriamo il contesto di queste richieste, gli sviluppi recenti, i progressi compiuti e il ruolo del nuovo papa, Leone XIV, eletto nel 2025, in questa vicenda.

Il Contesto Storico: Una Lunga Storia di Appropriazione

Molti oggetti nativi americani custoditi dal Vaticano, in particolare nei Musei Vaticani e nelle collezioni etnologiche, furono raccolti tra il XVI e il XIX secolo, durante l’espansione coloniale europea e le missioni cattoliche nelle Americhe. Missionari, esploratori e funzionari coloniali spesso acquisivano questi manufatti – a volte tramite donazioni, altre attraverso confische o acquisti in contesti di coercizione – per inviarli in Europa come trofei culturali o come parte di studi etnografici. Per le comunità indigene, tuttavia, questi oggetti non sono semplici “reperti”: sono incarnazioni di spiritualità, storia e identità collettiva. La loro rimozione ha interrotto pratiche cerimoniali e indebolito il legame con le tradizioni ancestrali.

La FSIN, che rappresenta 74 nazioni indigene della Saskatchewan, Canada, insieme ad altre organizzazioni come l’Assembly of First Nations, ha sottolineato che la restituzione non è solo una questione di giustizia storica, ma un passo essenziale per la riconciliazione e la guarigione culturale. Le pipe sacre, ad esempio, sono considerate vive e indispensabili per le cerimonie, mentre le regalia (abbigliamento cerimoniale) incarnano il rapporto con gli antenati e la terra.

Cosa È Successo Finora: Progressi e Ostacoli

Le richieste di restituzione al Vaticano sono emerse con forza negli ultimi decenni, in parallelo al movimento globale per la repatriation di beni culturali indigeni. Alcuni momenti chiave:

Visita di Papa Francesco in Canada (2022): Durante il suo viaggio apostolico, Papa Francesco ha chiesto scusa per il ruolo della Chiesa cattolica nelle scuole residenziali, istituzioni che hanno inferto un colpo terribile alla perdita culturale indigena. In quell’occasione, leader indigeni canadesi hanno sollevato la questione della restituzione di manufatti custoditi dal Vaticano. Sebbene il papa abbia espresso apertura al dialogo, non sono stati presi impegni concreti immediati.

Mostra “Anima Mundi” (2019-2022): I Musei Vaticani hanno esposto oggetti indigeni, inclusi manufatti nativi americani, nella collezione etnologica “Anima Mundi”. La mostra, pur celebrando la diversità culturale, ha riacceso il dibattito sulla legittimità della custodia di questi oggetti. Leader indigeni hanno chiesto che tali esposizioni fossero accompagnate da discussioni sulla restituzione, ma il Vaticano ha risposto sottolineando il ruolo dei musei come “custodi universali” del patrimonio culturale.

Pressioni politiche: Nel 2024, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha pubblicamente esortato il Vaticano a restituire gli oggetti indigeni, rafforzando le richieste delle comunità native. Questo appello ha dato visibilità internazionale alla causa, ma non ha prodotto risultati concreti prima della fine del pontificato di Francesco.

Casi di restituzione parziale: Sebbene non specifici ai Nativi Americani, il Vaticano ha compiuto gesti simbolici in passato. Ad esempio, nel 2023, ha restituito frammenti dei Marmi del Partenone alla Grecia e ha avviato dialoghi con altre nazioni per la restituzione di beni coloniali. Questi precedenti hanno alimentato le speranze delle comunità indigene, ma anche la frustrazione per la lentezza del processo.

Nonostante questi sviluppi, il Vaticano ha finora adottato un approccio cauto, citando la complessità legale e logistica della restituzione, oltre alla necessità di bilanciare il ruolo dei Musei Vaticani come istituzioni di conservazione globale. Le comunità indigene, tuttavia, sostengono che la custodia di oggetti sacri in contesti non cerimoniali viola i loro diritti spirituali e culturali.

Il Ruolo del Nuovo Papa Leone XIV

Con l’elezione di Papa Leone XIV nel 2025, le aspettative delle comunità indigene si sono rinnovate. Subito dopo la sua nomina, la FSIN e altri leader indigeni canadesi hanno rivolto un appello diretto al nuovo pontefice, chiedendo la restituzione di migliaia di manufatti sacri, tra cui pipe cerimoniali, vesti tradizionali e altri oggetti culturali custoditi nei musei e archivi vaticani. Questi appelli, espressi attraverso comunicati stampa, lettere aperte e piattaforme social, sottolineano che la riconciliazione richiede azioni concrete oltre le scuse, come la repatriation del patrimonio culturale.

Ad esempio, il 15 maggio 2025, la FSIN ha dichiarato pubblicamente:

“Chiediamo a Papa Leone XIV di restituire gli oggetti sacri rubati alle nostre nazioni, per onorare il cammino verso la verità e la riconciliazione.” Leader indigeni hanno evidenziato che molti di questi manufatti, come le pipe sacre, sono essenziali per cerimonie ancora praticate, e la loro assenza rappresenta una perdita spirituale continua.

Finora, non ci sono indicazioni pubbliche di una risposta diretta di Papa Leone XIV a queste richieste, né di incontri formali con rappresentanti indigeni. Tuttavia, il suo pontificato è ancora agli inizi, e la pressione internazionale, amplificata da media e organizzazioni come il COMACH (Council for Museum Anthropology), potrebbe spingerlo a prendere una posizione.

Alcuni osservatori suggeriscono che Leone XIV, consapevole del crescente movimento per la decolonizzazione dei musei, potrebbe considerare gesti simbolici di restituzione come parte della sua agenda pastorale, ma ciò dipenderà dalla volontà del Vaticano di affrontare le complessità burocratiche e politiche interne.

Prospettive e Sfide Future

Le richieste di restituzione si inseriscono in un movimento globale più ampio, che vede musei in Europa e Nord America confrontarsi con il loro passato coloniale.

Tuttavia, il caso del Vaticano presenta sfide uniche:

Natura degli oggetti: Molti manufatti nativi americani non sono semplici opere d’arte, ma oggetti vivi con un ruolo attivo nelle cerimonie. La loro esposizione in musei è vista come una profanazione da alcune comunità.

Inventario e provenienza: Il Vaticano non ha reso pubblico un catalogo completo dei manufatti indigeni in suo possesso, complicando le richieste specifiche di restituzione. La FSIN e altre organizzazioni hanno chiesto trasparenza su questi inventari.

Precedenti legali: A differenza di restituzioni tra stati (es. i Bronzi del Benin), gli oggetti indigeni coinvolgono comunità non statali, richiedendo un quadro giuridico innovativo.

Resistenze interne: Alcuni funzionari vaticani potrebbero opporsi alla restituzione, temendo che apra la porta a richieste simili da altre culture.

Dall’altro lato, ci sono segnali positivi. Il dialogo avviato durante il pontificato di Francesco, unito alla crescente consapevolezza globale sui diritti indigeni, potrebbe favorire progressi.

Conclusione: Un Appello per la Giustizia Culturale

La richiesta di restituzione di manufatti, regalia e tesori sacri da parte di organizzazioni come la FSIN rappresenta una lotta per la sovranità culturale e spirituale dei popoli nativi americani. Sebbene il Vaticano abbia compiuto passi verso il dialogo, le azioni concrete rimangono limitate, e la pressione sul nuovo papa Leone XIV è in aumento. La restituzione di questi oggetti non è solo una questione di patrimonio, ma un atto di riparazione per le ferite del colonialismo e un passo verso una vera riconciliazione.

Per il futuro, sarà cruciale che il Vaticano collabori con le comunità indigene per identificare gli oggetti, stabilire protocolli di restituzione rispettosi e riconoscere il loro significato spirituale.

Nel frattempo, le voci dei leader indigeni continuano a risuonare, ricordando al mondo che la giustizia culturale è una responsabilità condivisa. Come ha dichiarato un rappresentante della FSIN: “Questi oggetti non appartengono ai musei. Appartengono alle nostre cerimonie, ai nostri popoli, alla nostra terra.”

Ricordiamo che la rubrica “Nativi” di Raffaella Milandri, qui consultabile, contiene una grande varietà di articoli esclusivi su Nativi Americani e popolazioni indigene e su temi inerenti storia e attualità.

 

 

Raffaella Milandri

Raffaella Milandri

 

Scrittrice e giornalista, attivista per i diritti umani dei Popoli Indigeni, è esperta studiosa dei Nativi Americani e laureata in Antropologia.
Membro onorario della Four Winds Cherokee Tribe in Louisiana e della tribù Crow in Montana. Ha pubblicato oltre dieci libri, tutti sui Nativi Americani e sui Popoli Indigeni, con particolare attenzione ai diritti umani, in un contesto sia storico che contemporaneo. Si occupa della divulgazione della cultura e letteratura nativa americana in Italia e attualmente si sta dedicando alla cura e traduzione di opere di autori nativi. Attualmente conduce un programma radiofonico sulla musica nativa americana, "Nativi Americani ieri e oggi" e cura la riubrica "Nativi" su L'AntiDiplomatico.

 

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