Dalle coperte infette ai buoni alimentari. Le razioni coloniali dei Nativi Americani oggi
Una Storia di Resilienza, Disuguaglianze e Riflessioni sul Presente. L’immaginario collettivo, nutrito da film e fumetti, ci ha consegnato un’immagine indelebile: Nativi Americani in fila nelle riserve, in attesa di ricevere dagli agenti governativi cibo spesso avariato e coperte, talvolta volutamente infette di vaiolo. Questi cosiddetti “benefici” non erano che una misera contropartita, sancita dai trattati con il Governo degli Stati Uniti, per la cessione di immensi territori e per la deliberata distruzione dei bisonti, pilastro della loro sussistenza. Eppure, questa pratica, seppur trasformata, persiste ancora oggi. Ci si chiede allora: rappresenta un sostegno reale o un sottile meccanismo di controllo, che mina le capacità e l’autonomia delle comunità indigene?
La storia dei Nativi Americani è una narrazione di resistenza, perdita e adattamento, segnata dalla colonizzazione e dalle politiche federali degli Stati Uniti. Tra le sfide delle comunità indigene, la sicurezza alimentare è cruciale, intrecciata al programma dei food stamps, oggi noto come Supplemental Nutrition Assistance Program (SNAP). Questo articolo esplora la storia dei food stamps, il loro funzionamento, il loro impatto sui Nativi Americani e le implicazioni sociali, economiche e culturali.
Nativi Americani e Food Stamps: Un Contesto di Spoliazione
Per comprendere l’importanza dei food stamps per i Nativi Americani, bisogna risalire alla creazione delle riserve indiane nell’Ottocento, con politiche come l’Indian Removal Act del 1830. Questi territori, spesso aridi e inadeguati per l’agricoltura, interruppero le pratiche tradizionali di caccia, raccolta e coltivazione. Prima della colonizzazione, le tribù vivevano in armonia con la natura, con diete basate su selvaggina, pesce, mais, fagioli e zucche. L’arrivo degli europei portò malattie, guerre e spoliazioni territoriali, decimando le popolazioni e distruggendo le loro economie alimentari. Nel XIX secolo, il governo distribuì razioni alimentari alle tribù confinate, spesso come strumento di controllo. Queste razioni – farina, zucchero, carne in scatola – erano di scarsa qualità e culturalmente estranee, creando dipendenza e minando le tradizioni alimentari e culinarie native. “La perdita della terra è la perdita dell’anima di un popolo”, scrivevo nel mio In India. Cronache per veri viaggiatori. Questa riflessione si applica ai Nativi Americani, la cui spoliazione territoriale ha spezzato l’autosufficienza alimentare e il legame spirituale con la terra, pilastri della loro identità culturale.
La Storia dei Food Stamps: Dalle Origini al SNAP
I food stamps nascono negli Stati Uniti come risposta alle difficoltà economiche e alimentari del XX secolo. La loro origine risale alla Grande Depressione degli anni ’30, quando il governo introdusse un programma pilota per distribuire surplus agricoli ai bisognosi, permettendo alle famiglie a basso reddito di acquistare cibo a prezzi scontati con buoni cartacei. Questo programma, sospeso durante la Seconda Guerra Mondiale, fu reintrodotto nel 1961 sotto il presidente John F. Kennedy come Food Stamp Program, con l’obiettivo di combattere la povertà e la malnutrizione. Nel 1964, il programma divenne permanente con il Food Stamp Act, parte della War on Poverty di Lyndon Johnson. I food stamps erano buoni cartacei che le famiglie potevano usare per acquistare generi alimentari nei negozi autorizzati. Negli anni ’90, il sistema si modernizzò con l’introduzione delle carte elettroniche (Electronic Benefit Transfer, EBT), che sostituirono i buoni cartacei, rendendo il processo più efficiente e riducendo lo stigma sociale. Nel 2008, il programma fu ribattezzato SNAP, riflettendo un’enfasi sull’assistenza nutrizionale piuttosto che sulla semplice distribuzione di cibo. Oggi, lo SNAP è il principale programma di assistenza alimentare degli Stati Uniti, gestito dal Dipartimento dell’Agricoltura (USDA). Nel 2023, ha servito oltre 40 milioni di americani, con un budget annuale di circa 120 miliardi di dollari. I beneficiari ricevono una carta EBT caricata mensilmente con un importo basato sul reddito, la dimensione della famiglia e altre necessità, utilizzabile per acquistare generi alimentari (esclusi alcol, tabacco e prodotti non alimentari).
In Cosa Consistono i Food Stamps (SNAP)
Il SNAP fornisce assistenza finanziaria alle famiglie a basso reddito per l’acquisto di cibo. Per essere idonei, i beneficiari devono soddisfare criteri di reddito (generalmente inferiore al 130% della soglia di povertà federale) e, in alcuni casi, requisiti lavorativi. L’importo medio mensile per persona nel 2023 è di circa 180 dollari, sebbene vari in base alle circostanze. I benefici possono essere spesi in negozi di alimentari, supermercati e, in alcuni casi, mercati contadini autorizzati. Il programma mira a garantire accesso a una dieta adeguata, ma non copre pasti pronti o prodotti non alimentari come sapone o farmaci. Per le comunità rurali o isolate, come molte riserve native, l’accesso a negozi ben forniti rimane una sfida significativa. Un programma complementare, il Food Distribution Program on Indian Reservations (FDPIR), offre un’alternativa al SNAP per i residenti delle riserve, distribuendo pacchi alimentari con prodotti come cereali, carne in scatola e, in alcuni casi, alimenti tradizionali come farina di mais blu o carne di bisonte.
L’Impatto dei Food Stamps sui Nativi Americani
Negli anni ’60, i Nativi Americani furono inclusi nel Food Stamp Program, ma l’accesso è stato limitato da ostacoli strutturali. Le riserve, spesso in aree remote, mancano di negozi di alimentari ben forniti. Il Bureau of Indian Affairs segnala che molte comunità dipendono da piccoli negozi con prezzi elevati e prodotti di bassa qualità, aggravando l’insicurezza alimentare. Con tassi di povertà e disoccupazione superiori alla media nazionale, circa il 25% delle famiglie native ha diritto allo SNAP, una percentuale significativamente alta. Il FDPIR, alternativo al SNAP, fornisce pacchi alimentari, ma la sua portata è limitata e non sempre risponde alle esigenze alimentari e culturali. Entrambi i programmi sono cruciali, ma non affrontano la carenza di infrastrutture nelle riserve, come supermercati o fattorie locali.
Attualità: Sfide e Innovazioni
Oggi, l’insicurezza alimentare affligge circa il 30% delle famiglie nelle riserve, con conseguenze sulla salute, come alti tassi di diabete e obesità, legati a diete povere di nutrienti freschi. La pandemia di COVID-19 ha amplificato queste difficoltà, evidenziando la dipendenza delle comunità native da programmi federali. Tuttavia, le comunità indigene rispondono con resilienza. Progetti come il Navajo Nation’s Community Outreach and Patient Empowerment promuovono l’agricoltura tradizionale, mentre l’Intertribal Agriculture Council revitalizza le pratiche agricole indigene. Queste iniziative migliorano l’accesso al cibo e rafforzano l’identità culturale, contra-stando l’eredità delle razioni coloniali.
Riflessioni: Oltre i Food Stamps
Lo SNAP è una soluzione parziale. Come sottolinea Francesco Spagna in Sulle orme della tradizione, le politiche di assistenza spesso ignorano la dimensione culturale delle comunità native, rischiando di perpetuare l’assimilazione forzata. I food stamps non possono sostituire la sovranità alimentare, il diritto delle tribù di controllare le proprie risorse e preservare le loro tradizioni culinarie. Le comunità indigene sono custodi di una saggezza che può ispirare soluzioni sostenibili. La difesa dei popoli indigeni sottolinea l’importanza di ascoltare le loro voci per costruire politiche che rispettino la loro autonomia. La dipendenza da SNAP è un’eredità coloniale che ha sostituito l’autosufficienza con l’assistenza, ma un approccio equo richiederebbe investimenti in infrastrutture locali e il riconoscimento dei diritti territoriali.
Conclusione: Verso la Sovranità Alimentare
La storia dei food stamps per i Nativi Americani riflette le loro lotte: resilienza, disuguaglianze strutturali e ricerca di autodeterminazione. Sebbene SNAP e FDPIR siano vitali, non affrontano le cause profonde dell’insicurezza alimentare, radicate in secoli di spoliazione. Le iniziative indigene, che uniscono tradizione e innovazione, indicano la via verso la sovranità alimentare, un futuro in cui il cibo nutre corpo e anima. “la terra è la madre di ogni cultura”. Ascoltando questa lezione e sostenendo le comunità native, possiamo trasformare i food stamps da simbolo di dipendenza a ponte verso la dignità e la giustizia, costruendo un mondo che rispetti la terra e i suoi popoli.