La Cina risponde a Soros e alla sua guerra dichiarata allo yuan
Le intenzioni dell'investitore George Soros di 'dichiarare guerra' alla valuta cinese è stata accolta con sarcasmo in Cina, dove hanno liquidato la capacità del miliardario di indebolire il renminbi o 'moneta del popolo'.
In un editoriale pubblicato martedì, il Quotidiano del Popolo ha attaccato direttamente Soros, famoso per le sue campagne speculative contro la Banca d'Inghilterra nel 1992 e per aver contribuire alla crisi asiatica del 1997, con un editoriale dal titolo pieno di ironia " Dichiarare guerra alla moneta cinese? Ah".
Il giornale cinese ha sottolineato che "non ci deve essere alcun dubbio" che i piani di Soros - definito un "coccodrillo finanziario" - contro la moneta cinese "non possono avere successo".
Il testo è in risposta ad una dichiarazione fatta la scorsa settimana dall'investitore, che in un'intervista a Bloomberg ha predetto che l'economia del gigante asiatico subirà "un atterraggio duro" e ha annunciato l'intenzione di investire contro le valute asiatiche. Soros ha detto che il declino della Cina è inevitabile, aggiungendo che i tre miliardi di dollari di riserve di Pechino "stanno evaporando in fretta."
Queste previsioni sono state smentite dal quotidiano cinese. Nonostante la volatilità dei mercati finanziari e la debolezza economica del paese, si legge nell'editoriale, le basi rimangono forti, e si fa notare che il tasso di crescita dell'economia cinese è il doppio di quello degli Stati Uniti.