La Stampa e la prima pagina della vergogna. La lettera del Prof. D'Orsi al direttore Giannini: "Che pena"

La Stampa e la prima pagina della vergogna. La lettera del Prof. D'Orsi al direttore Giannini: "Che pena"

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Questa mattina (ieri, ndr) ho indirizzato una lettera a Massimo Giannini, direttore de "La Stampa", per l'operazione compiuta dal suo giornale con una prima pagina che cercava di far intendere ai lettori (ai pochi rimasti) che la strage di civili a Donetsk del 14 marzo, con 23 morti (nella lettera parlo erroneamente di 14; e molti feriti gravi a rischio di morte) era stata opera dei russi, mentre era stato un missile scagliato dall'esercito ucraino. Tutte le fonti attendibili e le testimonianze lo confermano. Al centro della pagina del giornale campeggiava una enorme immagine, che suscitava orrore, con un titolo a sei colonne "La carneficina" che doveva accrescere l'orrore. Ma indirizzarlo contro i russi, come confermava tutta la pagina, con una serie di anticipazioni di articoli a senso unico, tutti tra l'altro a dir poco penosi, di commentatori che non hanno nulla da dire, se non esibire i propri nomi più o meno famosi.
 
Questa sera, Giannini, ospite di "Otto e Mezzo", intervistato, compiacentemente, dalla Gruber, se ne è uscito con un pezzo cabarettistico, che mostra come costoro si sentano intoccabili.
 
Occorre una rivolta morale contro questa pseudo-informazione. E una serie di azioni concrete.
 
Intanto, grazie a Giorgio Bianchi, valoroso fotogiornalista ora in Donbass, possiamo aggiungere che la foto pubblicata dalla "Stampa" è stata "piratata", e infatti non è stata neppure indicata la fonte e i "credits". Conosciamo anche il nome del fotografo, Eduard Kornienko, che ha dichiarato a Bianchi appunto che la foto lui nè la sua agenzia (che con "La Stampa" non ha rapporti) non l'hanno ceduta al quotidiano torinese. Insomma, scorrettezze su scorrettezze; e Giannini se la cava esprimendo stupore, e affermando che lui ha scelto di far vedere la guerra. In serata ho partecipato a un programma, certo non su reti nazionali, con Giorgio Bianchi e con Fulvio Grimaldi. Che trovate qui sotto. Vi risparmio il frammento di Giannini che si difende a modo suo, contrattaccando: quando la toppa è peggio del buco, perchè sul mio profilo e sulle mie pagine personaggi così non ce li voglio (ma vi sarà facile trovarlo in Rete).
 
Domani "Il Fatto Quotidiano" pubblicherà un articolo di Tommaso Rodano, che ricostruisce questa squallida vicenda, dandomi anche la parola...
 
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Questa la lettera a Giannini.
 
Gentile Direttore
ho collaborato alla "Stampa" per decenni, e sono stato allontanato, senza una parola, naturalmente, con l'arrivo di Molinari, giunto al giornale a portarvi il suo carico di sionismo e iperatlantismo (e già allora di russofobia).
Avevo sperato che un giornalista proveniente da "la Repubblica" come Lei, avrebbe compiuto uno sforzo di riequlibrare l'orientamento di questa testata a cui sono rimasto legato. Invece no. E i vostri servizi,se così vogliamo chiamarli, sulla guerra in Ucraina, lo dimostrano, in modo avvilente. Ma con la prima pagina di oggi il giornale da Lei diretto ha toccato il fondo della disonestà giornalistica: una immagine relativa alla strage compiuta due giorni fa dalle truppe governative di Kiev ai danni dei civili di Donetsk (14 morti), viene presentata in modo che il pubblico pensi che siano stati i russi cattivi. Siamo oltre ogni artefizio giornalistico, lo lasci dire a uno che è iscritto all'Ordine dal 1971, e che ha avuto nel 2021 la targa d'argento come veterano del giornalismo piemontese. Uno che è stato allievo di Norberto Bobbio, e. olre ad aver insegnato per più di 40 anni all'Università, ha lavorato per le maggiori testate italiane, e anche qualche testata straniera, pubblicando molte centinaia di articoli.
Mi aspetto che il giornale domani, con lo stesso rilievo faccia una formale autocritica e spieghi, come e quando e da chi ha ricevuto la foto, chi ne sia l'autore, come la foto è giunta a voi (e se avete i diritti di utilizzo), e in quale situazione è stata scattata.
Aggiungo che tutta l'impaginazione, dai titoli dei commenti tutti a senso unico, fino al pezzo che vorrebbe essere sarcastico su Luciano Canfora, e che fa ridere solo chi l'ha scritto, è a di poco inquietante. State spingendoci verso la terza guerra mondiale, consapevolmente o meno. La storia non vi ha proprio insegnato nulla. Che pena.
Segnalerò comunque l'episodio all'Ordine.E smetterò di comprare, ovviamente, il Suo giornale.
Saluti

Angelo D'Orsi

Angelo D'Orsi

Laureato, in Filosofia del Diritto, con Norberto Bobbio, nel 1972. Professore ordinario di Storia delle dottrine politiche all'Uuniversità di Torino. Autore di "Gramsci. Una nuova biografia."

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