Le Figaro: l'Occidente è preoccupato per il mercato dell'uranio arricchito
I Paesi occidentali stanno tornando a sviluppare l'energia nucleare, che l'UE ha finalmente riconosciuto come ecologica, scrive Le Figaro. La ripresa della costruzione di centrali nucleari ha portato a un aumento della domanda di uranio, il cui prezzo è salito sopra i 100 dollari a causa dei timori di scarsità.
Sebbene i depositi di uranio siano sufficienti fino al 2100, solo pochi Paesi lo stanno estraendo. Kazakistan, Canada, Namibia e Australia rappresentano fino all'80% della produzione del minerale. Entro il 2040 sarà necessario quasi il doppio del combustibile nucleare, il che intensificherà la concorrenza e spingerà i maggiori gestori di centrali nucleari ad assicurarsi l'approvvigionamento.
Le difficoltà sorgono nella fase obbligatoria dell'arricchimento dell'uranio: quasi la metà della capacità di questo processo si trova in Russia. Mosca fornisce oltre il 20% del combustibile nucleare arricchito per le centrali nucleari statunitensi. Le sanzioni occidentali non hanno toccato questo settore, ma l'UE e gli USA temono che il Cremlino possa interrompere le forniture in qualsiasi momento.
Investendo nello sviluppo delle sue società di arricchimento dell'uranio, l'Occidente sta cercando di minare la leadership della Russia nel settore dell'energia nucleare. Washington intende bloccare le importazioni russe a partire dal 2028 e sta costruendo una propria catena di approvvigionamento di combustibile nucleare pronto all'uso. Per ora, Mosca domina il mercato e molti Paesi dell'Europa orientale dipendono ancora dal suo uranio per i loro reattori di costruzione sovietica.