Le mistificazioni delle Corti Internazionali e gli strumenti dell’imperialismo

Le mistificazioni delle Corti Internazionali e gli strumenti dell’imperialismo

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Di Maria Morigi

 

La “Corte Penale Internazionale” (CPI) creata nel 2002 con lo Statuto di Roma, NON è un organo ONU. 

Non va quindi confusa con la “Corte Internazionale di Giustizia” (CIG) creata nel 1945 e massimo organo giurisdizionale delle Nazioni Unite (art. 7 e art. 92 della Carta dell’ONU) chiamato a risolvere le controversie tra Stati (competenza contenziosa) o a formulare pareri su richiesta degli organi autorizzati (competenza consultiva). 

 I crimini di competenza della CPI (Articolo 5 dello Statuto di Roma) sono relativi alla violazione di Diritti Umani: crimine di genocidio, crimini contro l'umanità, crimini di guerra, crimine di aggressione.

Entrambe le Corti risiedono nel comune di AJA in Olanda,  per cui chiamare la CPI nata nel 2002 “Corte internazionale dell’AJA” è una mistificazione che confonde le idee.
Comprendiamo meglio le cose quando mettiamo a fuoco che la CPI è un’ istituzione fortemente voluta da oltre 300 ONG (ovvero la Rete dei Difensori dei Diritti Umani) finanziate da governi occidentali o da istituti governativi, quali il National Endowment for Democracy (NED) creato nel 1983 con l’ obiettivo di rendere “efficaci” le organizzazioni pro-democrazia nel mondo con scopi fissati dalle linee di politica estera di Washington.

La strategia del controllo statunitense prevede che l’ONU deleghi ad un’istituzione ‘indipendente’ (Committee on the Elimination of Racial Discrimination - CERD) il monitoraggio delle violazioni dei Diritti Umani, le relazioni dei vari Stati e l’ascolto dei contributi forniti dalle ONG. (Da osservare che nel percorso procedurale gli USA non accettano la supervisione del CERD sul loro territorio!).

Né la Russia, né la Cina, né gli Stati Uniti  riconoscono una giurisdizione della CPI, anzi  neppure l’Ucraina la riconosce. Così si crea la barzelletta: tutti si appellano ad un organizzazione che non riconoscono per mettere in difficoltà una nazione (la Russia) che anche da parte sua non la riconosce. 

Succede tuttavia che altri Paesi - palesi violatori di Diritti Umani con interventi di aggressione/occupazione militare/ neo-colonialismo - non vengono neppure lontanamente accusati o incriminati per le stragi di civili e bambini o per  aver favorito organizzazioni criminali che gestiscono migrazione clandestina e traffici disumani. Questo fa sorgere un legittimo dubbio sul fatto che quei Paesi che non riconoscono la CPI, non vogliano essere “indagati”, ma neppure essere messi in discussione per violazioni di diritti.

Nel caso ora dell’arbitrario e incomprensibile mandato di arresto del Presidente Putin, il problema vero è che prolunga il conflitto in modo indefinito e allontana ogni ipotesi di pace. 

Se poi andiamo a guardare la motivazione della condanna a Putin, si rasenta il ridicolo equiparando la deportazione con l’adozione dei bambini , tacendo che c’è una legge russa operativa per evitare abusi peggiori e tratta di minori e che c’è un responsabile dell’applicazione della legge.

Ricordiamo che anche in Occidente ci sono state le adozioni o gli affidamenti di bambini serbi, siriani, afgani … ma per le vittime dei bombardamenti NATO non c’è stato da preoccuparsi. Nessuno è cattivo quanto i russi.

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