Le prospettive per le imprese italiane in Russia: come incidono le sanzioni e la Cina

Le prospettive per le imprese italiane in Russia: come incidono le sanzioni e la Cina

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di Giuseppe Acciaio
 

Dal 6 al 8 giugno a San Pietroburgo si è svolto il Forum Economico Internazionale. Dove Italia è stata rappresentata dai suoi maggiori esponenti nel settore. Nonostante ciò nessun rappresentante politico italiano vi era presente tra gli ospiti del forum, il che crea uno squilibrio tra gli interessi commerciali in cooperazione con la Russia e l'atteggiamento moderato del Consiglio dei Ministri su questo tema.


Così, tra gli uomini d’affari che hanno preso parte al forum, si può ricordare Antonio Fallico - il Presidente del Consiglio d’Amministrazione di una delle più grandi banche europee -Intesa Sanpaolo. Nell’intervista che ha rilasciato ai mass-media russi ha dichiarato che nel lavoro SPIEF (Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo) hanno preso parte anche dei rappresentanti dalla Liguria - ciò nonostante la collaborazione trai due paesi non si può limitare al settore bancario o ad una sola regione.


Oltre a Fallico, il forum è stato visitato dai top manager dei giganti italiani come Eni, Enel e Pirelli. È stato dichiarato che gli imprenditori italiani sono interessati ad investire nelle regioni russe, specialmente nel Caucaso del Nord. Si può affermare con certezza che Italia è aperta a tutti i progetti degli investimenti, non solo in agricoltura, ma anche nel settore tessile, automobilistico ed alimentare di alta qualità.


Unico modo per aggirare le sanzioni è di spostare completamente la produzione sul territorio Russo. Mosca rimane uno dei fiori all’occhiello degli inventori esteri, specialmente quelli italiani. La politica ostile degli Stati Uniti e la vaga posizione dell'Unione Europea nel suo insieme riguardante l’applicazione delle sanzioni, ha fatto sì che la Russia, nell’ultimo periodo, con il suo capiente mercato è diventata l’arena di confronto tra le aziende cinesi ed occidentali.


L’industria automobilistica ne è l’esempio perfetto. La RPC, che da un anno sta tentando di cacciare i produttori di macchine americane ed europee dalla Russia, costruisce le nuove fabbriche e vende le auto a prezzi stracciati, rispetto ai suoi concorrenti.


Finora questa competizione è stata persa dai cinesi a causa della sacrissima qualità dei loro prodotti, ma non è lontano il giorno in cui il prodotto cinese sarà alla pari a quello Occidentale.


Per quanto possa sembrare strano, è stata proprio la politica delle sanzioni che ha portato l'Occidente a perdere la Russia come partner d’affari a favore della Cina e di altre economie orientali in rapido sviluppo, che non sono appesantite da una così forte influenza americana come l'Europa.


In questo contesto è il caso che Italia si chieda quale ruolo essa può svolgere nel mercato russo, tenendo conto della graduale riduzione della cooperazione di Mosca con un certo numero di società Occidentali (ricordando la chiusura delle fabbriche Ford all'inizio di quest'anno) e dell’esorbitante sviluppo di produzione cinese in tutti i campi.


I rappresentati politici, insieme agli uomini d’affari italiani hanno ancora l’ultima chance - dal 4 a 6 settembre a Vladivostok si svolgerà Estern Economic Forum, il secondo più importante in Russia - il quale determinerà l'ordine del giorno per la cooperazione delle compagnie russe, asiatiche ed europee in Asia, e in generale in tutta la Federazione Russa.

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