"Libretto e Moschetto (della NATO)". La gita shock di una scuola materna alla Base di Solbiate Olona

"Libretto e Moschetto (della NATO)". La gita shock di una scuola materna alla Base di Solbiate Olona

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di Agata Iacono


Manderesti i tuoi figli a morire per la NATO? Per gli USA? Per l'Ucraina? Per difendere Israele dagli attacchi yemeniti?

Ti arruoleresti?

Fa discutere, ma non abbastanza, la denuncia dell'osservatorio contro la militarizzazione delle scuole italiane, sulla preparazione dei bambini di una scuola materna "alla guerra", con tanto di simulazione di campi di battaglia, per finire alla amena gitarella guidata di una caserma.

Riportiamo i fatti, tratti dal lungo resoconto, che neppure molti media generalisti hanno potuto ignorare:

"Leggiamo dalla pagina Facebook della Scuola Materna di Fagnano Olona alcuni post (prontamente rimossi quando si sono susseguiti commenti di sconcerto e disapprovazione) molto inquietanti e preoccupanti sulla deriva militarista imposta a bambini così piccoli e inconsapevoli.

L’1 giugno “gli scoiattoli” vengono accompagnati alla Base NATO di Solbiate Olona in occasione della Prima edizione di NRDC ITA No Limits. A questo proposito scrivono: «per i nostri bambini è stato un momento intenso e di grande integrazione […] i bambini hanno potuto esplorare i luoghi in cui i militari si addestrano e lavorano; hanno conosciuto i mezzi militari usati nelle missioni, le fasi di una missione seguendo con curiosità e attenzione». Ci tengono a sottolineare che la loro direttrice è stata omaggiata con una targa ricordo direttamente dal Comandante e ringraziano chi gli ha permesso di «presenziare a questo straordinario evento».

Ovviamente come ogni uscita didattica che si rispetti, questo “straordinario” evento andava preparato. Quindi cosa si inventano le maestre dell’asilo, che in quanto a fantasia sull’educare alla guerra dovrebbero anche loro ricevere in premio qualche stelletta? Pochi giorni prima, sempre con un post pubblicato sulla loro pagina fb, ci rendono edotti del fatto che «Il mondo militare affascina da sempre i bambini: ergersi a difensori della Patria era il sogno di Marco, Riccardo, Diego e Ricky. Abbiamo trasformato la nostra scuola in una base per l’addestramento militare, la battaglia in trincea e un ospedale da campo con le migliori infermiere». Questo grazie alla “creatività” e “all’impegno” delle maestre Laura, Rossella e Valentina, che hanno permesso ai bambini di «vivere un sogno indimenticabile».

Indottrinare i bambini ai disvalori della guerra che tendono alla violenza e alla sopraffazione oltre a essere preoccupante e inquietante, dovrebbe fare inorridire ed essere un incubo per insegnanti e genitori. Ma, evidentemente, non lo è per queste maestre e per la loro direttrice, che si impegnano a indirizzare i loro piccoli allievi verso una subcultura che porta a una deriva militarista, che sappiamo quali conseguenze nefaste ha sulle popolazioni che subiscono le guerre che la NATO dispensa a piene mani ovunque abbia interessi da difendere. 

Ma i genitori di questi bambini, come mai permettono tutto questo? Perché non intervengono per impedire che i loro figli anziché essere educati alla pace, alla convivenza, alla risoluzione dei conflitti, alla solidarietà, siano orientati e addestrati a una cultura di guerra, sopraffazione, violenza e morte? Perché trovano accettabile che i loro figli vengano formati già da piccoli a familiarizzare con le pratiche e l’armamentario militare affinché un domani possano ritenere normale una politica di guerra dove loro stessi potrebbero diventare carne da cannone?

Con i venti di guerra che ormai soffiano sempre più forti, questa non è una prospettiva distopica e lontana, sempre più si sente il ticchettio di una guerra che ci potrebbe coinvolgere direttamente, facendoci diventare non solo spettatori delle guerre che portiamo in casa d’altri attraverso le “nostre” basi militari e produzioni di armi, ma anche vittime sacrificali di chi ha interesse a fare le guerre."

E, ancora, sempre dalla stessa comunicazione della scuola materna:

"Il 24 maggio, poiché «il mondo militare ha sempre affascinato i bambini», anche «Edoardo ha potuto realizzare il sogno di indossare una divisa militare», e si sa, quando si tratta di armarsi e combattere, anche gli ultimi possono diventare i primi.

Infatti «Tra campi militari, esercitazioni e soccorso ai feriti, Edoardo è stato un vero e proprio militare che ha potuto addestrare i compagni attraverso un durissimo allenamento, fatto di percorsi insidiosi e tanta fatica!!!!» Tutto questo «grazie alla sua maestra Cristina» che gli ha fatto «realizzare il suo sogno nel cassetto». In una scuola materna dove è un obiettivo didattico educativo militarizzare la scuola, per essere inclusivi si trasforma il bambino in piccolo soldatino!

L’educazione alla pace e all’inclusività è incompatibile con attività che prevedono il coinvolgimento diretto o indiretto delle forze armate e con “giornate speciali” improntate ai disvalori delle armi e della guerra. Continueremo a denunciare queste derive guerresche e a vigilare affinché episodi di questo tipo nelle nostre scuole non abbiano a ripetersi."

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università,  per monitorare e denunciare l'attività di militarizzazione nelle scuole e delle università.
https://osservatorionomilscuola.com/

L'osservatorio invita tutti a denunciare episodi simili, di palese uso delle scuole per educare alla guerra, per far sì che l'idea di una guerra prossima sia accettata, auspicabile, e che "combattere e uccidere" sia l'apice dell'eroismo.
Per ottenere questo, naturalmente, è necessario che da subito i bambini siano plasmati ad una visione semplicistica molto  hollywoodiana, individialista, neoliberista, manichea: il bene e il male, il buono e il cattivo, la vittima e il nemico malvagio.

Il conflitto orizzontale, portato avanti negli ultimi anni, cancella la solidarietà, la capacità di analisi complessa, riduce il conflitto verticale a semplici stigmi omologati.

Ma non è tutto: il piano è molto più articolato e complesso.
Lo Stato offre lavoro e prestigio, vuole attrarre i giovani, sempre più fluidi, incapaci di nuotare in una società resa sempre più liquida perché priva di punti di riferimento e prospettive future.

Vediamo di capire come.

Ne parlava La Tecnica della Scuola già un anno fa, in merito alle distopie schizoidi, rispetto al ruolo della scuola, esaminando  alcune prime concrete esperienze di alternanza scuola caserma.

"Scuola pubblica appaltata alle forze armate? O meglio: dopo l’ingresso massiccio delle aziende private nella vita delle scuole (col PCTO/Alternanza Scuola Lavoro), e dopo il dogma delle “competenze” (minimali e lavorative) più importanti delle conoscenze, la Scuola deve anche instillare nei giovani l’idea della guerra come possibile attività lavorativa?"

Si invitano i giovanissimi a frequentare le scuole militari per minorenni fin dai 16 anni, dopo il ginnasio o il biennio del liceo scientifico. A differenza delle altre scuole pubbliche, queste (come la Scuola militare “Teulié” di Milano) sono profumatamente finanziate, e offrono — promette il sito della Difesa — “studio, addestramento militare, tanto sport”, corsi intensivi d’inglese “con stage estivo in Inghilterra”, nonché “laboratori scientifici, biblioteche, aule di informatica, aule multimediali di lingue, palestre, saloni da ballo e diverse sale per il tempo libero”.

L’Istituto Geografico Militare si presenta sul proprio sito come dotato di “enorme potenziale educativo” per «i nostri più giovani clienti, i bambini delle scuole che ogni anno vengono a visitarci nel corso di eventi a loro dedicati». Questo “potenziale educativo” non è rivolto (come esige l’articolo 4 della Dichiarazione ONU sul diritto alla pace ) alla “educazione per la pace al fine di rafforzare fra tutti gli esseri umani lo spirito di tolleranza, dialogo, cooperazione e solidarietà”
Ed è anche in contraddizione con l'articolo 11 della Costituzione.

Ma oggi i nostri ragazzi non ricevono solo lezioni contro il bullismo e la violenza da Carabinieri e Vigili Urbani, vanno proprio nelle caserme e non solo in quelle italiane.
Accesero una micetta di scalpore le gite d'istruzione alla base NATO di Sigonella, (alternanza scuola lavoro, la chiamano...https://scuola.usb.it/leggi-notizia/a-sigonella-lalternanza-scuola-lavoro-diventa-scuola-di-guerra-no-alla-militarizzazione-degli-studenti-1742.html),  dove i nostri ragazzi provano anche l'ebbrezza delle armi; ma subito la eco si spense.

Nell’ottobre scorso le scuole pisane sono state invitate al centro addestramento paracadutisti della brigata “Folgore” di Pisa per celebrare l’80° anniversario della battaglia di El Alamein, combattuta a fianco dell’alleato nazista.

Tutto quadra, direbbe un complottista.

Mentre in Europa molti Stati discutono di reintrodurre la leva obbligatoria, l'Italia si è portata, come sempre, avanti

Questa invasione di campo vede come protagonisti rappresentanti delle forze militari addirittura in qualità di “docenti”, che tengono lezioni su vari argomenti (dall’inglese affidato a personale NATO a tematiche inerenti la legalità e la Costituzione) e arriva a coinvolgere persino i percorsi di alternanza scuola-lavoro (PCTO) attraverso l’organizzazione di visite a basi militari o caserme. Il tutto suffragato da protocolli di intesa firmati da rappresentanti dell’Esercito con il Ministero dell’Istruzione, gli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali e le singole scuole.

Non importa se domani ci sarà una effettiva coscrizione per sostituire carne da cannone per difendere gli interessi NATO.
L'educazione militare alla disciplina, la negazione di un percorso di crescita critico, avranno già formato soldati, che credono e obbediscono.
E che sono disposti a combattere non sapendo neppure per chi o per cosa.

I giovani studenti oggi stanno dimostrando di aver preso coscienza del proprio  potenziale,  lottando contro il finanziamento di Israele della ricerca universitaria e ottenendo anche vittorie importanti, come il disinvestimento dell'università, ad esempio, di Palermo.

Ma sarà tutto inutile, se non assoceranno, alla lotta contro  il genocidio del popolo palestinese e contro le guerre NATO, una strategia condivisa e organizzata di boicottagio dell'alternanza scuola caserma e della leva militare.

Agata Iacono

Agata Iacono

Sociologa e antropologa

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