Quelle spagnole sono "molto precise". La figuraccia incredibile del governo Sanchez sulle bombe all'Arabia Saudita

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Quelle spagnole sono "molto precise". La figuraccia incredibile del governo Sanchez sulle bombe all'Arabia Saudita



di Fulvio Scaglione - Occhidellaguerra


Volete una bella storia da quell’Europa che non esita quando si tratta di proteggere i diritti dei più deboli e che tanto si preoccupa, per dire, della sorte dei civili siriani ostaggi dei jihadisti nella provincia di Idlib e ora minacciati dall’offensiva dei russi? Eccola qua.


Siamo in Spagna dove dal primo giugno, caduto il governo del premier Mariano Rajoy (Partito popolare) per una brutta storia di corruzione, è arrivato alla guida del Paese Pedro Sanchez, segretario del Partito Socialista. Noi italiani lo ricordiamo bene. È quello che, quindici giorni dopo essere entrato in carica, decise di accogliere i 629 migranti della “Aquarius”, la nave di Medici senza Frontiere che, su indicazione della Guardia Costiera italiana, aveva prima recuperato in mare 229 persone e poi ne aveva accolte a bordo altre centinaia, salvate da mezzi della marina militare o da mercantili. La nave aveva poi provato a dirigersi verso l’Italia, il nostro governo aveva negato l’attracco e Sanchez l’aveva invece concesso, guadagnandosi il plauso di molti.

 
Ecco. Qualche tempo fa, quando il mondo era distratto dalle ferie, lo stesso Sanchez aveva deciso di sospendere una fornitura di 400 bombe al laser destinate all’Arabia Saudita, che le avrebbe usate nello Yemen, dove dal 2015 è impegnata in una guerra senza quartiere contro i ribelli (sciiti) Houthi. Per portare alla resa i ribelli, cosa che non riescono a fare, i sauditi stanno decimando la popolazione civile. Il blocco navale, aereo e terrestre che hanno organizzato con i loro alleati (Egitto, Kuwait, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Marocco, Senegal, Sudan, più i contractor dell’americana Blackwater, più Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Turchia e Canada) ha scatenato una carestia (più di 22 milioni di persone sopravvivono solo grazie all’assistenza umanitaria) e un’epidemia di colera che ha già provocato 2mila morti e centinaia di migliaia di contagiati. L’Unicef ci dice che quasi 2 milioni di bambini soffrono di malnutrizione e che almeno duemila sono stati uccisi dalle bombe dei sauditi, in un conflitto che ha già fatto almeno ventimila morti, in gran parte civili.

 
Ecco, appunto: le bombe. Il buon Sanchez, vergognandosi un po’ di aiutare i sauditi nei loro massacri, decide di non rifornirli più di ordigni. Ai sauditi la cosa non sta bene, ovvio. Come si permettono, questi europei, di alzare la cresta? Così mandano a Madrid un messaggio molto sintetico: se non ci date le bombe (valore della fornitura: 11 milioni di dollari) noi disdiciamo il contratto, firmato nel 2017 dal precedente governo spagnolo, per la costruzione di una nave da guerra del valore di 2,2 miliardi di dollari.


Immaginiamoci la scena. Sanchez, chiuso nel suo ufficio, comincia a grattarsi la testa. Così, pensa, ci rimetto non solo 11 milioni di dollari, cosa che per fare bella figura potrei anche permettermi, ma pure due miliarducci. Come se non bastasse, al telefono c’è ogni giorno il governatore dell’Andalusia, la regione dove sono situati i cantieri navali che dovrebbe costruire la nave per i sauditi. La commessa è lucrosa e importante per la regione, ci sono 6 mila posti di lavoro in ballo. In più, là nel Sud il Partito Socialista ha buoni risultati ma è incalzato da Podemos. Per non parlare dei migranti. Perché Sanchez, dopo aver raccolto i facili applausi dei tonti all’epoca della “Aquarius” (la Spagna sì che è un Paese civile, nuova partnership con la Francia, l’Europa dei valori e così via), si è accorto che, ancora in Andalusia, i centri di accoglienza stanno esplodendo e la gente è sempre più incazzata. Quindi basta migranti, quelli che passano vengono respinti e al diavolo l’accoglienza. Meglio non rischiare, di questo passo il consenso evapora.

 
Così Sanchez fa dietrofront anche sulle armi e manda avanti Margarita Robles, la ministra della Difesa, a fare la figura da peracottara. La Robles ci riesce benissimo. Dice che la questione con l’Arabia Saudita “sarà risolta in via amichevole” e che comunque le bombe al laser spagnole sono “molto precise”, forse per far capire che magari questa volta si riuscirà a non ammazzare troppi bambini. Certo, le bombe saranno poi usate dai sauditi e dai loro alleati, che decideranno in proprio a chi mirare. E in ogni caso la nave da guerra servirà a implementare quel blocco che ammazza tanto quanto le armi, se non di più. Ma a chi frega? Così ora vivono tutti felici e contenti, i sauditi con le armi e gli spagnoli con i dollari.


I negazionisti, che non mancano mai quando si tratta di giudicare i fatti a simpatie e antipatie, fanno notare che la Spagna ha il 16% di disoccupati e che i quattrini fanno comodo. Vero. Ma in Europa ci sono parecchi Paesi (Svezia, Germania, Finlandia, Norvegia e Belgio) che hanno già messo il blocco alle forniture militari all’Arabia Saudita, proprio per non partecipare, nemmeno indirettamente, alle porcherie che si compiono nello Yemen. Perché non può farlo anche la Spagna? E, per dire, perché non possiamo farlo anche noi? Governo giallo-verde, se ci sei batti un colpo.

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