Silenziati dal bollettino giornaliero dei morti per/con Covid-19
di Frank Iodice
Lo scopo di questo breve articolo non è di informare. Per quello esistono ancora pochi giornalisti coraggiosi che si distinguono dalla massa corrotta e priva di scrupoli. Non è neanche una denuncia, perché sono consapevole che al Governo non ci siano interlocutori, e sono consapevole che non si possa “scendere a patti con il nemico, né servire due padroni” (Mt 6, 24). I miei unici padroni siete voi che leggete. Scriverò sempre e solo per servire voi.
Allora perché ho voluto parlare di numeri? L’ho fatto perché credo che un numero, da solo, non significhi niente. Prendiamo il "9" per esempio, potrebbe sembrarci tanto, ma tanto rispetto a "1" o "2", non rispetto a "27". Così una statistica giornaliera che ci viene sbattuta in faccia ogni mattina, con il numero di morti per/con Covid-19, per me, non significa niente, se non è messa a confronto con le morti per la stessa causa nello stesso periodo dell'anno precedente, o col numero di morti nello stesso giorno per altre malattie.
Secondo il Ministero della Salute, i morti per malattie cardiovascolari nel mondo sono circa 18.4 milioni ogni anno. Mentre in Italia si contano circa 230.000 decessi certificati dall'Istat. Si tratta della prima causa di mortalità, dovuta a vari fattori, soprattutto l'obesità. In prima pagina Ansa, si annunciavano per l'anno prossimo 25 milioni di decessi. La fondazione per la ricerca sul cancro AIRC ha calcolato circa 10 milioni di morti a livello mondiale nel 2020. In Italia, sono circa 500 al giorno.
Nel Global Hunger Index, uno strumento multistatistico che misura il livello di fame in oltre cento paesi, si legge che solo nel 2018 sono morti per fame 5.7 milioni di bambini sotto i cinque anni, mentre nel 2020 il numero è oltre 6 milioni. E mai per salvare la vita di questi bambini si è vista un'azione così coesa di tutti i governi, organizzata su scala mondiale, come da quasi due anni a questa parte con misure a tappeto che comprendono anche persone sane per le quali Covid ha l'esito di un'influenza.
Continuando a guardare i dati ufficiali, scopriamo che i morti meno numerosi sono quelli per/con Covid-19. Stando ai dati del Ministero della Salute, i morti per/con Covid-19 ammontano a un totale di 5.120.712 da marzo 2020 a oggi. Circa 130.000 in Italia (Cifra sfalsata perché includeva morti con Covid e non per Covid). In altre parole, dati alla mano, non siamo davanti a una pandemia, come la Spagnola ad esempio, che tra il 1918 e il 1920 ha ucciso circa 50 milioni di persone, di tutte le età.
Di cosa stiamo parlando? di una guerra di dati? una scommessa a chi è più morto, o chi è morto nella maniera peggiore? Certo che no. Stiamo riflettendo sul perché ogni mattina in prima pagina dobbiamo leggere il bollettino dei decessi per/con Covid-19, e dobbiamo averne paura più di altre cause di mortalità molto più diffuse.
La risposta è che siamo crudeli. Leggere quel bollettino ci fa stare bene perché sappiamo che non è successo a noi. E nell'ipocrisia generale che contraddistingue le nostre società perbeniste, fingiamo pietà per i morti degli altri sperando che nel prossimo report non ci siano i nostri. Perché l'unica cosa che ci interessa è la nostra pelle. Finora non abbiamo fatto nulla per salvare 5,7 milioni di bambini morti per fame ogni anno. Però tutt’a un tratto siamo diventati dei crocerossini pronti a tutto pur di salvare gli altri (ovvero noi stessi) da un virus influenzale. Crediamo ciecamente a quello che ci raccontano i media mainstream e ignoriamo il parere di premi Nobel e di decine di articoli scientifici pubblicati sulle più importanti riviste al mondo. Perché la forza della propaganda (specie quella finanziata dal governo) è così persuasiva, così ipnotizzante da farci sprofondare in uno stato perenne di paura e renderci incapaci di concepire qualsiasi ragionamento.
Siamo silenziati dalla propaganda. Ripetiamo le stesse parole ascoltate al telegiornale senza neanche capirne il significato. "I casi sono diminuiti grazie ai vaccini". Falso. "Caso" vuol dire tampone positivo al Sars-CoV-2, non malato di Covid. La dottoressa Gismondo, direttrice del reparto di microbiologia e virologia del Sacco di Milano, lo ha detto fin dall’inizio: “un contagiato non è un malato”. Ma noi guardiamo la fotografia sotto il titolo, siringhe, bombole d'ossigeno, pazienti intubati, e ci facciamo influenzare da quella, senza riflettere sul significato delle parole. Del significato delle parole non ci importa più niente. Ci importano solo le immagini. Altrimenti capiremmo che i casi sono diminuiti per il semplice fatto che gran parte della popolazione ha accettato di farsi inoculare un siero genico sperimentale (approvato solo per uso di emergenza) e di conseguenza la corsa ai tamponi è diminuita. Meno tamponi = meno casi.
Siamo convinti che grazie al siero e al relativo lasciapassare non costituiamo un pericolo per la società. "Abbiamo fatto il nostro dovere" si sente dire. Falso anche questo. Chi va in giro per nove mesi col green pass è il vero pericolo. Non solo perché dopo circa tre mesi i vaccini perdono efficacia, ma perché è stato anche dimostrato che i vaccinati sono contagiosi quanto i non vaccinati (Lancet, Public Health Israele, Acharya, Riemersma, dott. Alexander Kekulé, dott. Kristiaan Deckers, e molti altri). Lo ha ammesso addirittura l’ISS. La stessa comunità scientifica ha dichiarato di non essere in possesso di dati sufficienti per poter accertare la non contagiosità dei soggetti vaccinati. L’EMA parla di “potenziale inefficacia sterilizzante dei vaccini”. Sappiamo che il rischio di miocarditi dopo il vaccino nei giovani sotto i 30 anni è superiore al rischio di contrarre il virus (OMS, settembre 2021). E sappiamo anche che dall’inizio della pandemia in Italia sono morti 15 bambini (0-19 anni) con tampone positivo, tutti affetti da gravi patologie preesistenti. Perciò, il tasso di mortalità (numero dei decessi sulla popolazione) di quella fascia di età si attesta allo 0,00032% (ISS).
Ma a noi non importa, purché ubbidiamo a chi ci tiene sotto ricatto privandoci delle nostre libertà fondamentali, garantite dalla Costituzione e calpestate col nostro consenso.
Corriamo a farci inoculare un siero che sta provocando migliaia di morti in corso di accertamento (L’Eudravigilance-EMA riporta in UE 27.242 denunce di decessi e più di 1 milione di reazioni avverse; mentre il VAERS, il centro di controllo sulle reazioni avverse da vaccino negli Stati Uniti, ha segnalato 875.653 casi di reazioni avverse, incluso 18.461 decessi tra dicembre 2020 e novembre 2021; dati confermati anche dal NCBI - National Center for Biotechnology Information). Firmiamo una liberatoria sollevando da qualsiasi responsabilità chi lo ha prodotto e chi lo ha somministrato. Sappiamo che al Governo è stato approvato un decreto legge, il 44/2021, detto "Scudo penale", che esenta lo Stato da qualsiasi accusa derivante da effetti collaterali dei vaccini, compresi omicidio colposo e lesione colposa. Sappiamo che vaccinarsi se abbiamo già sviluppato anticorpi può essere molto pericoloso, eppure i medici curanti si rifiutano di prescrivere analisi del sangue prima di iniettare il siero. Oggi la terza dose per il Covid, domani la quarta, la quinta, la sesta, poi un altro vaccino sperimentale per qualche altra malattia, e poi chissà cos'altro. E se solleviamo dei dubbi di qualsiasi genere, alla fine, veniamo accusati di essere "no-vax".
L'unica spiegazione che mi do è che siamo tutti ipnotizzati e proviamo tutti un certo piacere a sentirci superiori a qualcun altro. È la nostra natura, una natura crudele che ci porterà presto all'estinzione.
* Frank Iodice (Napoli, 8 febbraio 1982) è scrittore e traduttore. A vent’anni è partito per gli Stati Uniti, dove ha svolto i lavori più disparati. Ha pubblicato numerosi romanzi e racconti, tradotti in diverse lingue. Attualmente vive ad Annecy (Francia) con la sua famiglia.