Siria, Continuano gli appelli disperati, nel silenzio dei media internazionali, contro i massacri e crimini quotidiani degli “Jihadisti democratici”
Madre Agnes Mariam De la Croix, ha lanciato numerosi appelli per la solidarietà alla popolazione alawita e cristiana della Siria, massacrata e schiacciata sotto il tallone dei “lupi” della “nuova” Siria.
La situazione nel nord-ovest della Siria, ma anche al sud e nell’area di Damasco, continua ad essere rovente e, terminate le stragi di massa di civili, da parte dei “democratici” jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) continuano omicidi e assassinii mirati contro le minoranze, in particolare alawiti, ma anche cristiani, oltre che militanti dei vari partiti siriani sciolti con la forza, e dei militanti delle milizie di Resistenza popolare locali. Anche le forze palestinesi sono state sciolte, perseguitate o espulse dal paese e le comunità palestinesi da decenni lì ospitate, sono viste con ostilità dai radicali di HTS, che tace sull’occupazione del paese da parte dei sionisti.
Fino ad ora sono documentati quasi 1.500 assassinati solo nelle città della costa siriana, ma il numero tende a salire.
Nonostante un massiccio aumento di terroristi arrivati dalle altre regioni, afgani, uiguri, ceceni, arabi, caucasici, kosovari e altri, nelle zone montagnose e di campagna i combattimenti proseguono, secondo molti analisti statunitensi e anche dell’Agenzia AP (American Press), ci sono combattimenti sparsi fuori dalle città con numerosi attacchi ai check point dell’HTS e anche a edifici militari, dove si calcola in oltre 250 i militanti jihadisti colpiti oltre a numerosi feriti.
La Madre Superiora Agnes Mariam De La Croix, una suora cristiana melchita, da sempre ferma e infaticabile sorella del popolo siriano, in tutti questi anni ed anche ora, coraggiosamente continua a denunciare e documentare i crimini della nuova giunta terrorista insediatasi a Damasco.
Ci sono, secondo alcune organizzazioni umanitarie sul campo, UNRWA, Providence, Chiesa Greco Melchita, circa 300.000 sfollati interni o in fuga verso il Libano, quasi 2.000 sono accampati davanti alla base russa di Tartous per farsi proteggere, altre centinaia di famiglie con bambini, vivono nascoste in condizioni spaventose, grotte o anfratti, rintanati per nascondersi dai vari squadroni della morte settari e fanatici, che hanno distrutto interi villaggi e condotto saccheggi diffusi.
Suor Agnes sta organizzando un secondo convoglio di aiuti e cibo alla comunità alawita, che viene massacrata dagli jihadisti del nuovo governo siriano gestito dal “presidente ad interim” Ahmad Al-Sharaa, protetto e supportato dall’occidente. Nello stesso tempo ha lanciato un nuovo Appello per la solidarietà internazionale, Madre Agnes ci ha mandato materiali che denunciano e descrivono una catastrofe per i diritti umani che è in gran parte ignorata dai media occidentali. Dall’oppressione e dall’uccisione delle minoranze del paese, alla crescente piaga dei rapimenti di giovani donne alawite, come schiave sessuali, storie e pratiche già viste negli scorsi anni in Siria, quando l’ISIS e Al Nusra, combattevano il governo siriano, e quando Al Jolani, aveva una taglia di 10 milioni di dollari, come capo jihadista ricercato, per crimini di torture, rapimenti, omicidi e stragi di civili siriani. Ma non era ancora stato battezzato come “buono” e “democratico” dal mondo occidentale.
L’ultimo appello di Madre Agnes-Mariam: “ E’ in corso un genocidio, siamo tutti in pericolo, non siate complici”.
Dalla caduta di Bashar al-Assad nel dicembre 2024, segnata dalla presa di Damasco da parte di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), una coalizione jihadista dell’ex ramo siriano di al-Qaeda, la Siria sta vivendo una nuova fase di caos. “…Dopo più di 13 anni di guerra civile, il paese, sta convivendo con centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati, ora sta affrontando una transizione oscura sotto il potere islamista radicale. Ciò ha ripercussioni umanitarie e geopolitiche di vasta portata, occorre risollevarsi per denunciare gli attuali abusi…”, dice Madre Agnes Mariam.
La realtà sul terreno confuta le affermazioni di promesse jihadiste per un governo inclusivo e la fine delle persecuzioni settarie. Ogni giorno ci sono rapporti di massacri contro le minoranze religiose, tra cui gli alawiti (minoranza a cui appartengono storicamente gli Assad), e dei cristiani, perpetrati dalle fazioni jihadiste alleate o incontrollate. Le aree precedentemente sotto il controllo del governo, come Damasco e Homs, sono diventate le scene di esecuzioni sommarie e saccheggi continui.
La popolazione siriana, esausta da anni di conflitto, vive in estrema indigenza. L’economia è in rovina: la sterlina siriana è crollata, l’inflazione è dilagante e le infrastrutture già devastate stanno scomparendo letteralmente….Secondo le Nazioni Unite, più di 15 milioni di siriani dipendono da aiuti esterni, ma l’accesso alla solidarietà internazionale è ostacolato dall’insicurezza e dalle restrizioni imposte dal nuovo potere.
Sul fronte geopolitico, la caduta di Assad ha sconvolto gli equilibri regionali.
La Russia, l’alleato storico del governo siriano, ha visto frantumata la sua influenza nell’area, anche se le basi militari a Tartus e Hmeimim, sono tuttora in uno status di incertezza e indefinitezza.
La Turchia, che sostiene HTS, ha consolidato la sua presenza nel nord del paese, mentre gli Stati Uniti mantengono una presenza a est del paese, vicino ai giacimenti petroliferi, per proteggere le strutture curde del YPG.
Israele ha invaso e occupato arrogantemente il paese, ponendo sotto il suo controllo militare strategico, larghe parti del paese, suoi reparti militari sono addirittura stanziati a poche decine di chilometri da Damasco e ha distrutto i corridoi di rifornimenti verso il Libano, dove anche Hezbollah, come documentato da analisti libanesi e arabi, e dalle relazioni con referenti locali è anch’essa in grandi difficoltà in questa fase.
L’Iran, un altro pilastro dell’Asse della Resistenza, oggi estremamente indebolito e in difficoltà oggettiva, ha perso una leva strategica, vedendo accentuarsi le tensioni con Israele, che imperversa con attacchi e uccisioni quotidiane, contro le milizie sciite ancora presenti, in aree periferiche e spesso isolate.
L’Iraq osserva e vive con grande preoccupazione e tensione questa fase, sia per le masse di rifugiati siriani scappati, che per le pressioni e minacce israeliane: se non disarma o scioglie le Unità di Mobilitazione Popolare irachene, una potentissima milizia militare sciita, che rappresenta un obiettivo dei sionisti di Tel Aviv ed è nel suo mirino da tempo, ora più che mai.
Il Libano con gli attacchi devastanti di Israele nei mesi scorsi contro il paese, ma in particolare al sud contro le postazioni di Hezbollah, seriamente fiaccate, ora occorrerà vedere le posizioni e le scelte del nuovo presidente, il generale Aoun, una figura politicamente molto dibattuta e non certo schierato per la Resistenza nel contesto medio orientale.
La Giordania è una pentola a pressione che può esplodere da un momento all’altro, stante i milioni di profughi che già ci vivevano, in più ora ci sono masse di siriani scappati, che fanno del paese una situazione a rischio esplosione incontrollata, per questo, i livelli di controllo militare interno si sono altamente rafforzati.
Lo Yemen con Ansarollah, è l’unico che si è schierato operativamente e frontalmente contro le aggressioni sioniste in Palestina e in Siria, ma da solo non può oggettivamente reggere strategicamente lo scontro militare.
Una situazione paludosa e profondamente complessa e foriera di diverse opzioni di fase e strategiche, ma sul campo la realtà è questa.
Madre Agnes-Mariam de la Croix, superiora del Monastero di San Giacomo il Mutilato a Qara, conosciuta negli scorsi anni, per il suo coraggioso ruolo in Siria, nell’iniziativa Mussalaha (“Riconciliazione”) durante la guerra, dà una testimonianza angosciante sulla situazione odierna delle minoranze nel paese. Ha definito “massacro” in corso, contro cristiani e alawiti, ma non solo, accusando le fazioni jihadiste di diffondere il terrore con la tacita complicità di alcune potenze occidentali.
In una intervista a France Soir, ha affermato che l’assenza sull’attuale scenario siriano della Russia è un fattore squilibrante, dopo che aveva svolto un ruolo stabilizzante fino al dicembre 2024. “…Ci manca la Russia…”, ha detto, indicando il vuoto lasciato dal ritiro di Mosca. Ha duramente criticato i media occidentali per il loro silenzio o preclusione, una posizione che denuncia da anni. Per Madre Agnes-Mariam, la narrazione dominante nasconde la sofferenza della popolazione per una visione idealizzata e manipolata della caduta di Assad, come fosse una vittoria democratica.
Essa descrive la Siria come un paese in cui le fazioni armate radicali impongono, sempre più, una rigorosa interpretazione della legge islamica, con conseguenti atti barbarici come amputazioni e lapidazioni. “Tutta la Siria non è takfiri…”, sottolinea, spiegando che la maggior parte dei siriani sono musulmani sunniti moderati. Tuttavia, l'egemonia dei gruppi fondamentalisti wahhabiti e salafiti ha preso il sopravvento, minando la storica diversità religiosa ed etnica del paese.
Madre Agnes-Mariam ha lanciato un grido di allarme su quello che descrive come genocidio, con atti di pulizia etnica perpetrati indicando un piano concertato di cambiamento demografico in Siria. Ha anche denunciato la tacita complicità delle autorità locali con queste fazioni violente, sottolineando che “le varie istituzioni locali non dicono la verità per paura o per trasformismo…”. Invita la comunità internazionale ad intervenire per garantire la protezione dei civili e a condurre un’indagine sui crimini contro l’umanità commessi. Critica quotidianamente i media per il loro silenzio, affermando che "i media seguono i poteri e gli Stati che pagano". Ha concluso la sua intervista esprimendo il desiderio di vedere la Siria riguadagnare il suo posto come culla delle antiche civiltà e chiede solidarietà e sostegno internazionale.
Le conseguenze nello scenario regionale di questa nuova situazione sono molteplici. All’interno, la Siria è ormai un paese frammentato e spaccato in varie falde, dove le divisioni etniche, religiose e politiche, esacerbate da decenni di politiche di aggressioni anti governative, discriminatorie e di guerra, impediscono ormai qualsiasi processo di riconciliazione nazionale. La Siria è ormai un paese occupato e senza più uno Stato centrale, è un paese di fatto diviso in quattro settori, quasi compartimeti: il nord occupato è gestito dalla Turchia con le sue milizie e dall’HTS. L’est controllato dalla minoranza curda, protetta dagli USA, il sudest occupato e sotto il controllo militare di Israele. La fascia costiera di Lattakia e Damasco, amministrate dalle forze jihadiste di Al Jolani, ma di fatto sotto controllo turco e israeliano.
Il futuro è a dir poco incerto. La Siria dal 2025 è un paese in un crocevia. Mentre il popolo siriano vive in un clima terroristico e una realtà quotidiana di un potere islamista rifiutato, non scelto. Tra le tragedie di massacri, di violenza massificata e brutale, le sfide sono immense, se non emergerà dalle rovine della vecchia società siriana laica, multietnica e multi religiosa, una intelligenza e forza politica all’altezza e adeguata strategicamente, non solo per le tremende sfide regionali, ma anche geopolitiche e multipolari, le conseguenze e i costi umanitari e sociali di questa transizione peseranno profondamente sulla pelle e nelle vite violentate di questo popolo, portandolo in un abisso oscuro. Confidiamo e affidiamo la speranza, alla sua storia e civiltà, che in millenni hanno sempre dimostrato di essere spesso avanti i tempi e le contraddizioni del mondo.
Noi, come SOSSiria/CIVG, che da 14 anni siamo presenti nel paese con Progetti di Solidarietà concreta e relazioni con le realtà locali civili e politiche, stiamo costruendo una nuova progettualità solidale, con Madre Agnes Mariam come garante e referente per le popolazioni siriane attaccate
A cura di Enrico Vigna, SOSSiria/CIVG