“Sistema di credito sociale” cinese: tutte le menzogne e le ipocrisie dell'occidente

“Sistema di credito sociale” cinese: tutte le menzogne e le ipocrisie dell'occidente

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di Leonardo Sinigaglia per l'AntiDiplomatico

Sin dall’inizio del suo primo mandato a Segretario Generale del Partito Comunista Cinese, Xi Jinping diede grande attenzione al tema della legalità, sostenendo l’unità dialettica tra il processo globale di riforma e il rafforzamento dello Stato di diritto, una visione i cui riflessi si possono notare nella lotta alla corruzione, nel rafforzamento della disciplina e nell’impegno per regolamentare il mondo digitale. Pochi mesi dopo essere stato eletto Segretario Generale, parlando ad una sessione di studio dell’Ufficio Politico, affermò come “la costruzione di una società moderatamente prospera in ogni suo aspetto [avesse] reso più forte l’esigenza di un governo secondo la legge”, rendendo necessario ottenere “una legislazione più scientifica, un’applicazione più severa della legge, un potere giudiziario più giusto e una maggiore osservanza della legge da parte di tutti i cittadini” e  promuovere “un controllo, un governo e un’amministrazione dello Stato basati sulla legge, [...] uno Stato, un governo e una società fondati sul diritto, al fine di creare una nuova situazione di Stato di diritto[1]. La difesa dei cittadini da arbitrio e abusi dei funzionari, dal potere delle tangenti e dall’incertezza di un diritto non codificato si qualificavano come parti integranti di quella prosperità comune che il Partito Comunista Cinese si prefiggeva di costruire, ma allo stesso tempo lo sviluppo del principio di legalità avrebbe anche sostenuto “il solido sviluppo economico e sociale del nostro paese e [aperto] più ampi spazi di sviluppo per il socialismo con caratteristiche cinesi"[2].

Il processo di costruzione andò avanti con un sempre maggiore impegno per la professionalizzazione dei funzionari dell’apparato giudiziario, degli agenti di polizia, degli avvocati e dei magistrati, ai quali vennero garantite opportunità di carriera basate sul merito e la competenza. Nel 2021 entrò in vigore il primo Codice Civile della Storia cinese, frutto della riduzione a un sistema coerente del complesso bizantino di norme che regolavano i rapporti tra i privati, e lo stesso anno venne varato il Piano per la costruzione dello Stato di diritto in Cina (2020-2025)[3], primo di una serie di documenti regolatori, pensata per protrarsi fino al 2035, contenente gli indirizzi fondamentali e i principi costitutivi dello Stato di diritto socialista con caratteristiche cinesi. Tra questi ultimi vi è anche l’utilizzo simultaneo della virtù e del diritto per il governo della società, concetto già espresso nel 2014 da Xi Jinping in un articolo sulla rivista teorica Qiushi e proprio della cultura tradizionale cinese: “La legge è virtù affidata alla scrittura, mentre la virtù è legge scritta nel cuore delle persone. [...] Nel governo del nostro paese e della nostra società dobbiamo enfatizzare sia la legge, sia la virtù[4], valutando la funzione normativa della legge e attribuendo importanza agli effetti edificanti della virtù, cosicché virtù e legge si completino a vicenda. [...] Mentre avanziamo verso un governo del paese basato sulla legge, dobbiamo devolvere grande energia alla promozione dei valori di base socialisti, favorire le virtù tradizionali cinesi, coltivare la morale pubblica, l’etica del lavoro, i valori della famiglia e la moralità individuale, rafforzare l’integrità morale del popolo cinese e creare un ambiente positivo per il governo del paese basato sulla legge[5].

Tra gli strumenti sviluppati per promuovere l’osservanza della legge e la diffusione della moralità vi è quello noto come “sistema di credito sociale”. Questo nome evoca in Occidente l’idea di un sistema di sorveglianza totalitaria e tecno-distopica, con ogni cittadino vincolato al proprio “punteggio” per l’accesso ai più basici servizi, e con il perenne timore di essere “fatto sparire” per una frase sbagliata detta sui social o un commento fuori posto origliato da un sistema di sorveglianza orwelliano. Tutto ciò è semplicemente falso, tanto lontano dalla realtà quanto potrebbe esserlo un romanzo di fantascienza. E per smentire questa narrazione non serve ricorrere a strumenti particolari: gran parte della documentazione ufficiale in merito è pubblica e reperibile in lingua inglese, esistono migliaia di articoli sui media cinesi dedicati al tema e dettagliate analisi fatte anche da osservatori occidentali. Tutto ciò racconta una storia molto diversa.

Il “credito sociale” esiste veramente: con questo termine si indica una molteplicità di progetti e politiche rivolti principalmente al mondo imprenditoriale per valutarne l’affidabilità creditizia e l’osservanza delle leggi. Il cinese ????, comunemente tradotto come ‘credito sociale’, è composto da ??, ‘xinyong’,  ossia ‘credito’, nell’accezione di fiducia, stima, prestigio, e da ??, ‘Shèhuì’, ‘sociale’, riferito alla società. Una resa concettualmente migliore in italiano sarebbe quindi ‘fiducia pubblica’. Con esso si fa riferimento allo status di persone fisiche, personalità giuridiche o associazioni senza personalità giuridica rispetto alle prescrizioni della legge e agli obblighi contrattuali nelle attività sociali ed economiche[6], ma anche, più genericamente, all’onestà e all’affidabilità di individui ed enti. Le sue origini si rintracciano negli Anni ‘90, quando, per garantire l’accesso al credito da parte di ampi strati della popolazione, vennero creati i primi sistemi di tracciamento e valutazione delle attività finanziarie dei cittadini, particolarmente necessari nelle zone rurali dove la scarsità della documentazione rendeva difficoltoso lo sviluppo del sistema bancario e, consequenzialmente, dell'imprenditoria. Sull’esempio di strutture consolidate per la valutazione dell’affidabilità creditizia, come la FICO statunitense o la tedesca Schufa, nel 2007 vennero gettate le prime basi per la costruzione di un sistema dalla portata nazionale, i cui scopi vennero ampliati nel 2011 sotto la dirigenza di Hu Jintao per andare ad inglobare una supervisione globale sulle norme governative, da quelle relative alla sicurezza sul lavoro a quelle ambientali. In linea con questa concezione e come parte del generale sforzo per la costruzione di una società e di un governo basati sulle leggi, il 14 giugno 2014 il Consiglio di Stato pubblicò un piano per lo sviluppo del “credito sociale” per gli anni 2014-2020[7], definito come un sistema costruito congiuntamente da governo e società a completamento dell’ordinamento giuridico, come sostegno al suo sviluppo e alla sua piena applicazione, finalizzato, oltre che a promuovere la raccolta e la condivisione dei dati finanziari, alla costruzione nel paese di un ambiente caratterizzato dalla fiducia.

A tal fine si dava disposizione per aumentare la trasparenza delle aziende e degli enti pubblici, e di introdurre sistemi di valutazione dell’onestà e del rispetto delle norme nei settori della produzione manifatturiera, dei trasporti, del commercio digitale, della fiscalità, delle professioni sanitarie, della tutela della proprietà intellettuale, della salvaguardia dei diritti dei lavoratori, della tutela ambientale e della conservazione dell’energia.  Queste valutazioni sarebbero servite, in osservanza a quanto emerso dal XVIII Congresso del partito, a “premiare l’onestà e punire la disonestà”, e avrebbero preso avvio a partire da 43 città pilota.

Nella stessa ottica, la Banca Popolare Cinese autorizzò nel 2015 otto aziende a sviluppare programmi-pilota per la valutazione dell’affidabilità creditizia. Tra essi il più noto è sicuramente “Zhima Xinyong”[8], promosso da Ant Group[9], la divisione per i servizi finanziari del colosso Alibaba. Questo non prevedeva conseguenze negative per le inadempienze, ma programmi di sconti e incentivi per le condotte “degne di fiducia”, a cui l’azienda collegò anche l’utilizzo di altri servizi a sé collegati, creando un conflitto d’interessi che le costò la possibilità di ampliare la portata della sua struttura, che rimase unicamente collegata ai servizi di Ant Group[10]. Similmente, nessun altro dei progetti pilota ottenne riscontri particolarmente positivi dalle istituzioni, che si concentrarono sulla piattaforma “Credit China”[11], gestita dalla Banca Popolare Cinese e dalla Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme e inizialmente rivolta soltanto alla condivisione dei dati fiscali e giudiziari delle imprese, come il rispetto delle sentenze e il versamento delle imposte[12].

Nel dicembre del 2016 il Consiglio di Stato emanò delle linee d’indirizzo nazionali rivolte a province, municipalità e  vari enti locali per la costruzione di un sistema di tracciamento dell’integrità[13] personale dimostrata in aree chiave economiche e sociali, per “promuovere vigorosamente una cultura dell’integrità[14] anche attraverso i media e la diffusione di esempi positivi, sfruttando a questo fine ricorrenze, festività, campagne nelle scuole e nelle università. Nel documento vi era anche l’invito a promuovere meccanismi per la premiazione dei comportamenti integri e la punizione di quelli disonesti, garantendo servizi agevolati per individui e imprese dalla condotta ineccepibile e rinforzando i controlli e le misure disciplinari contro quelli che si erano distinti in negativo per violazioni delle leggi e delle disposizioni pubbliche. I meccanismi di premiazione e punizione, nonostante ciò che descrivono le narrazioni più fantasiose, non creano nuove norme, ma si limitano a garantire e promuovere l’osservanza delle leggi in vigore e la condivisione tra le varie agenzie dei dati a ciò relativi, facilitando gli iter burocratici per chi ha dato prova di affidabilità e aumentando le verifiche su chi si è macchiato di condotte dannose per il pubblico o per le istituzioni.

Aspetto importante continuò a rimanere quello della raccolta e della condivisione dei dati tra le varie agenzie e gli enti amministrativi, molto difficoltosa vista la complessità dell’apparato statale e l’estensione del paese. La necessità di impedire che, come accaduto molte volte in passato, aziende o individui debitori, colpevoli di truffe o di violazioni delle norme sulla sicurezza alimentare, sulla tutela del lavoro o dell’ambiente potessero semplicemente fuggire a qualche migliaio di chilometri per continuare nelle proprie attività, approfittando dell’anonimato garantito dalla distanza e da apparati pubblici ancora rudimentali[15], aveva già portato allo sviluppo di strumenti di tracciamento come il codice alfanumerico di diciotto cifre associato ad ogni cittadino e trascritto sulla sua carta d’identità con funzioni simili al codice fiscale italiano o al social security number statunitense, e, come la Partita Iva, collegato ad ogni impresa e ai suoi documenti relativi al “credito sociale”. Questi sono composti dall’integrazione di più informazioni, come permessi e sanzioni amministrative, una lista delle irregolarità riscontrate e le menzioni nelle “liste rosse” e nelle “liste nere”: le prime contengono le menzioni per una condotta meritoria ricevute nei vari campi, le ultime le segnalazioni per le severe violazioni dell’integrità professionale e delle disposizioni di legge. Liste nere e rosse esistono per numerosi ambiti, e un’azienda ascritta in queste può ricevere premi o sanzioni di varia natura, che si possono estendere anche a dirigenti e rappresentanti legali.

Numerose città e province hanno iniziato a sperimentare forme di “credito sociale” tra loro distinte e separate, adattando gli indirizzi nazionali alla realtà locale e ai mutamenti di questa. Prendere in esame alcuni casi permette di meglio comprendere la realtà del “credito sociale” sulla base dei fatti. Per far ciò è molto utile la ricerca del tedesco MERICS, l’Istituto Mercatore per gli Studi Cinesi, uno dei più autorevoli centri studi a livello europeo, costruita sulla base dell’analisi di 1456 documenti pubblicati da autorità nazionali e provinciali tra il 2003 e il 2020, e recuperati dagli archivi del Consiglio di Stato e di Credit China. Per prima cosa, i dati confermano la natura economica dei vari programmi e la loro estensione a una parte estremamente contenuta della popolazione: il 73,3% delle menzioni nei documenti riguarda le aziende, straniere o nazionali, il 13.3% le agenzie pubbliche e solo il 10.3% gli individui[16]. Per questi ultimi il focus principale è il ripagamento dei debiti, in particolare come rappresentanti legali di aziende insolventi o in caso di bancarotta. Le sanzioni sono globalmente estese solo ad una quota molto piccola dei soggetti coinvolti, in media tra l’1% e il 2% delle imprese e tra lo 0,15% e lo 0,30% degli individui ogni anno[17], e, in osservanza all’ art. 41 della Legge sulle Sanzioni Amministrative[18], applicate dopo una revisione umana dei dati raccolti per mezzo digitale, senza nessuna automazione dei processi legali e sanzionatori. L’utilizzo di premi e punizioni è anch’esso diversificato,  e la loro estensione quantitativa varia a seconda di città e province, per esempio la città di Wuhan ha sviluppato più meccanismi d’incentivo, mentre il distretto Pudong di Shanghai ha dato prevalenza alle “liste nere”, descrivendo numerosi motivi d’inserimento. Dalle 43 città pilota, nel 2019 vennero selezionate 28 “città modello” come campo di prova per progetti a possibile implementazione nazionale. Ognuna di queste mantiene finanche decine di diverse coppie di liste relative ai diversi settori. Tra il 70% e il 90% degli individui menzionati nelle liste nere risulta essere composto da contumaci o da persone che, avendone la possibilità economica, si sono rifiutati di pagare sanzioni amministrative o saldare debiti[19]. I citati nelle liste hanno caratteristiche meno costanti in base alle città. Ad esempio, a Rongcheng questi sono soprattutto inseriti per una condotta fiscalmente inappuntabile, mentre i meriti nell’osservanza delle norme sulla sicurezza alimentare sono i più menzionati a Puntian.

I sistemi di incentivi e sanzioni utilizzati per promuovere la fiducia pubblica sono stati spesso descritti in Occidente come strumenti liberticidi. Un confronto tra i primi documenti fondativi dei sistemi più completi a livello locale, quelli delle province di Hebei, Hubei, e Zhejiang e della municipalità di Shanghai[20] permette di comprenderne la vera natura. I sistemi tratteggiati prevedono la raccolta di informazioni di natura principalmente giudiziaria, come sentenze per il mancato pagamento di tasse, multe  e commissioni, corruzione e frode, mancata esecuzione di atti amministrativi, il rifiuto di produrre la documentazione richiesta, pratiche di mercato illegali e il mancato rispetto di norme determinate dalla legge. Le sanzioni per i comportamenti illeciti prevedono un aumento dei controlli sull’attività delle aziende, un più difficile accesso al credito e ai progetti pubblici, e la revoca delle partecipazioni a programmi sussidiati dallo Stato, nella concezione che difficilmente la condotta disonesta possa essere limitata unicamente ad un singolo aspetto delle attività di un soggetto. Dietro sentenza di tribunale possono essere anche applicate restrizioni alle capacità di spesa di individui e imprese che, provvisti della capacità economica, si rifiutano di adempiere al saldo dei propri debiti con la pubblica amministrazione o con altri soggetti. Secondo le disposizioni della Corte Suprema del Popolo emanate nel luglio 2015[21], alle persone fisiche trovate colpevoli di ciò possono essere vietate le spese di lusso, dall’acquisto di nuove proprietà immobiliari a quello di auto di piacere, dalla permanenza in alberghi facoltosi ai viaggi in treno o in aereo in prima classe, sulla base del principio per il quale se non si hanno i soldi per pagare i propri dipendenti o i tributi allo Stato, allora non si hanno nemmeno per usufruire di privilegi e comodità. I soggetti definiti come “severamente disonesti”, ossia colpiti da sentenze per aver minacciato la salute pubblica, attuato pratiche di manipolazione del mercato particolarmente gravi o aver mancato ad impegni nel settore della difesa, sono colpiti da da sanzioni supplementari, come ad esempio importanti restrizioni alle possibilità d’investimento in certi settori e di partecipare ai bandi pubblici, il divieto di ricoprire certi incarichi o qualificarsi per agevolazioni finanziarie o altri supporti pubblici. Tra i meccanismi di incentivo si possono annoverare invece trattamenti prioritari per le pratiche amministrative, un accesso al credito e agli appalti più semplice, una diminuzione della frequenza delle ispezioni, sgravi fiscali e onorificenze pubbliche.

In relazione agli indirizzi del Consiglio di Stato del 2016 sono stati sviluppati in diverse località sistemi per favorire lo sviluppo di una società onesta rivolti espressamente ai cittadini. Questi sono strettamente volontari e non comprendono aspetti punitivi[22], concentrandosi sull’incentivare i comportamente socialmente coscienziosi con buoni sconto e piccoli premi. Ad esempio, a Oujiang, nello Hunan, è stato sviluppato il “punteggio Oujiang”, che permette di accumulare punti grazie al volontariato, la donazione di sangue e l’evitare di essere soggetti a sanzioni amministrative. Con 650 punti si ha la possibilità di entrare gratuitamente alla Palestra Popolare di Wenzhou e il 20% di sconto sui parcheggi a pagamento cittadini, con 700 si hanno sconti per il soggiorno in alberghi della contea di Taishun[23]. A Rongcheng i cittadini che partecipano al programma vedono assegnata una cifra di partenza di 1000 punti. Se si arriva almeno a 1050 tramite volontariato e attività sociali si ottengono detrazioni per le spese per il trasporto pubblico. Suzhou nel 2020 ha testato un sistema rivolto soprattutto al problema del traffico e alle violazioni del codice della strada: mentre le infrazioni vengono punite secondo la legge, una guida corretta viene premiata con sconti per i biglietti del cinema, tazze e asciugamani personalizzati[24]. Aspetto punitivo hanno invece alcuni programmi varati in certe province e municipalità, dove, per esempio, il fumare ripetutamente a bordo di treni e autobus può essere punito con un divieto temporaneo di usufruire del servizio[25].

Se certi comportamenti possono quindi avere un impatto nell’interazione tra cittadini e pubblica amministrazione, nessuno dei programmi che si possono raccogliere sotto l’etichetta di “credito sociale” mostra un connotato politico-repressivo. La volontà di moralizzare la società e di promuovere una condotta virtuosa, per quanto possa apparire insopportabile per certe sensibilità liberali, è profondamente radicata nella cultura tradizionale cinese e compatibile con le finalità etiche del socialismo. E’ sintomatico infatti come la stragrande maggioranza dei cinesi che hanno avuto a che fare con uno di questi progetti ne parli in termini favorevoli[26]: quello che in Occidente viene descritto come un sistema di controllo distopico in realtà si rivela uno strumento per la tutela dei diritti sociali e dei consumatori, e di lotta al privilegio e alla corruzione. Ma perché questa distorsione continua ad avvenire tanto insistentemente? Sicuramente parte della spiegazione la si deve alla pura e semplice propaganda di guerra: è necessario de-umanizzare il nemico, presentando ogni sua azione e ogni suo pensiero in maniera orrorifica e diffamatoria, così da impedire la creazione di legami di solidarietà e lo sviluppo di curiosità e interesse. Ma probabilmente c’è anche altro. Nel presentare la Cina non come un paese reale abitato da esseri umani normali ma come opposto negativo di una società occidentale idealizzata vengono trasposte tutte le nostre ansie e le nostre paure per processi che sentiamo svolgersi attorno a noi, e verso i quali ci sentiamo impotenti. Dai tempi del Patriot Act e dalla legislazione emergenziale per la “Guerra al Terrore” agli anni del Covid-19 e della “nuova guerra Fredda”, il pubblico occidentale ha conosciuto forme sempre più pervasive d’intrusione nelle proprie vite private. Ciò accade da parte di attori statali, come l’NSA statunitense,come rivelato da Edward Snowden nel 2013, ma anche, e con capillarità non inferiore, dalle grandi società del digitale come Meta, Google o Amazon, tutte in possesso di quantità incommensurabili di informazioni fornite in tempo reale da utenti spesso inconsapevoli, informazioni che vengono commercializzate e utilizzate per pianificare condotte aziendali e influenzare i comportamenti sociali ed economici. La paura di “fare la fine della Cina” appare in realtà come il timore che l’Occidente prosegua spedito per la strada da esso imboccata, dove i dati e il digitale non sono la base per tutelare i diritti dei cittadini e garantire l’esistenza di una società sana, ma uno strumento di controllo e arricchimento per una ristretta classe possidente.

 

NOTE

 

[1] Xi Jinping, Perseverare nella costruzione di un tutt’uno organico avente per componenti uno Stato, un governo e una società fondati sul diritto, in Governare la Cina, Vol. I, Firenze, Giunti-Foreign Languages Press, 2019, p. 182.

[2] Xi Jinping, The Law-Based Governance of China, Beijing, Central Compilation and Translation Press, 2017, p. 5.

[3] Il testo del documento è reperibile in traduzione inglese al seguente indirizzo https://www.chinalawtranslate.com/en/?????????2020-2025??/.

[4]

[5] Xi Jinping, The Law-Based Governance of China, Beijing, Central Compilation and Translation Press, 2017, pp. 33-35.

[6] https://www.chinalawtranslate.com/en/social-credit-vocabulary-list/.

[7] Il testo integrale del documento è reperibile all’indirizzo https://www.chinalawtranslate.com/en/socialcreditsystem/#_Toc418604573.

[8] Noto in Occidente come “Sesam Credit”.

[9] Ant Group possiede, tra le altre cose, Alipay, la più grande applicazione per i pagamenti online del mondo, usata quotidianamente da centinaia di milioni di cinesi molto più frequentemente rispetto alle carte di pagamento.

[10] https://www.ft.com/content/f772a9ce-60c4-11e7-91a7-502f7ee26895.

[11] https://www.creditchina.gov.cn/.

[12] http://www.china.org.cn/china/2015-06/02/content_35716132.htm.

[13] Il termine ??, solitamente tradotto in inglese come ‘creditworthiness’, è in questi contesti utilizzato quasi sempre a sfondo morale. Non si deve tradurre quindi come ‘affidabilità creditizia’, ma più generalmente come ‘integrità’, con un richiamo ad uno dei valori socialisti di base.

[14] Il testo del documento integralmente tradotto in inglese è consultabile al seguente indirizzo https://www.chinalawtranslate.com/en/7079-2/.

[15] A riguardo si pensi che solo dal 1984 fu introdotto l’obbligo della carta d’identità, peraltro non contenente informazioni sul luogo di nascita.

[16] K. Drinhausen, V. Brussee, China’s Social Credit System in 2021, From Fragmentation Toward Integration, MERICS, 3 marzo 2021, p. 8.

[17] K. Drinhausem, V Brussee, Op. Cit., p. 10.

[18] Il testo completo della legge è reperibile in lingua inglese al seguente indirizzo http://www.npc.gov.cn/englishnpc/c23934/202105/f18b60e2b2ed4198ab12fa3ac999fc5a.shtml.

[19]  K. Drinhausem, V Brussee, Op. Cit., pp. 14-15.

[20] I regolamenti sono consultabili in lingua inglese al seguente indirizzo https://www.chinalawtranslate.com/en/giving-credit-2-carrots-and-sticks/.

[21] Il testo del documento è consultabile nella traduzione in lingua inglese all’indirizzo https://www.chinalawtranslate.com/en/supreme-peoples-courts-several-provisions-on-the-restricting-high-spending-and-related-spending-by-persons-subject-to-enforcement/.

[22]  K. Drinhausem, V Brussee, Op. Cit., p. 17.

[23] https://www.creditchina.gov.cn/home/xinyongdongtaituijian/202008/t20200807_206316.html.

[24]www.scmp.com%2Fabacus%2Ftech%2Farticle%2F3100516%2Fsuzhou-city-takes-page-chinas-social-credit-system-civility-code-rates.

[25] https://www.globaltimes.cn/content/1156908.shtml.

[26] https://www.thegovernancepost.org/2019/02/chinas-social-credit-system-concerns-us/.

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