Tagli ai pensionati a favore del sistema Fornero e contributivo

Tagli ai pensionati a favore del sistema Fornero e contributivo

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di Federico Giusti

Tagli consistenti a quanti andranno in pensione con il sistema misto, pochi anni nel retributivo e i restanti con il contributivo, si dice al fine di evitare la cosiddetta gobba previdenziale, detto in termini chiari per ridurre la spesa pensionistica tra un quindicennio.
 
Per lo Spi Cgil si calcolano tagli pesantissimi sulle pensioni nel biennio 2023-2024, che raggiungono 962 euro per una pensione lorda di 2.300 euro (netta 1.786), fino ad arrivare a 4.849 euro lorde per un importo di pensione lorda pari a 3.840 euro (2.735 euro nette
 
La penalizzazione può raggiungere oltre il 20% dell’assegno per la quota retributiva per le anzianità retributive più basse. Ad essere interessati sono circa 700mila dipendenti che nei prossimi anni andranno in pensione.
 
La soluzione del Governo è per altro in linea con gli Esecutivi precedenti ma gli ultimi provvedimenti sono finalizzati a scoraggiare l'uscita anticipata dal lavoro e a un calcolo iniquo e svantaggioso primi anni di anzianità nel metodo retributivo sapendo che la spesa previdenziale ricomincerà a salire nei prossimi anni per arrivare al picco del 17,2% tra il 2035 e il 2040 quando una buona parte della forza lavoro attiva avrà raggiunto l'età della pensione di vecchiaia.
 
Che cosa faranno?
 
Fin dal 2024  cambieranno i criteri di calcolo dei lavoratori pubblici iscritti alla Cassa per i dipendenti degli enti locali, alla Cassa per i sanitari , alla Cassa degli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate, alla Cassa del personale negli uffici giudiziari.
 
Già oggi lo stipendio incide sulla quota retributiva del futuro assegno pensionistico con percentuali che progressivamente diminuiscono e con gli interventi del Governo si colpisce chi nel 1995 aveva meno di 18 anni di contributi e andrà in pensione con il sistema misto.
 
Tuttavia per chi ha meno di 18 anni di contributi al 1995, la pensione si calcola con il sistema misto, parliamo di pochi anni con il vecchio, e vantaggioso, sistema basato sulle retribuzione che il Governo intende rendere meno favorevole alleggerendo l'assegno previdenziale futuro. 
 
Su Il Sole 24 Ore leggiamo testualmente: su 1.000 euro di retribuzione pensionabile determinerebbero una pensione di 251 euro con le regole attuali e 75 euro con quelle future..... le nuove regole di calcolo ridurranno in particolare gli assegni di chi andrà in pensione dopo il 2035, cioè gli ultimi lavoratori che rientreranno nel sistema di calcolo misto. 
 
L'obiettivo è allora quello di  posticipare il pensionamento di un paio di anni rendendo sfavorevole il calcolo dei contributi antecedenti il 1995.
 
 Il Governo Draghi aveva deciso per il 2023 il ritorno ad uno schema con una rivalutazione suddivisa in tre fasce (e il Governo Meloni si muove in continuità nonostante le roboanti dichiarazioni rese per anni quando erano alla opposizione):
  • al 100% dell’inflazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il trattamento minimo INPS;
  • al 90% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 4 e 5 volte il minimo;
  • al 75% dell’inflazione per i trattamenti pensionistici oltre 5 volte il minimo.
Con la Legge di bilancio 2023 è stato stabilito un nuovo meccanismo per il biennio 2023 – 2024 che riduce progressivamente l’indicizzazione di tutti i trattamenti oltre 4 volte il minimo con uno schema che prevede un’articolazione in sei fasce per il biennio 2023 – 2024:
  • le pensioni saranno adeguate nella misura dell’85 per cento (6,21%) per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS (2.626,90 euro).
  • per le pensioni di importo superiore a cinque volte il predetto trattamento minimo la rivalutazione sarà del 53 per cento (3,87%) per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo INPS (2.626,90 euro) e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo INPS (3.152,28 euro) ;
  • Per le pensioni di importo superiore a sei volte il trattamento minimo (3.152,28 euro) la rivalutazione sarà nella misura del 47 per cento (3,43%) per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a otto volte il trattamento minimo INPS (4.203,04 euro circa);
  • Per i trattamenti pensionistici di importo superiore a otto volte il trattamento minimo (4.203,04 euro) la rivalutazione sarà pari al 37 per cento (2,70%) per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a otto volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a dieci volte il trattamento minimo INPS (5.253,80 euro);
  • Per le pensioni di importo superiore a dieci volte il predetto trattamento minimo, l’incremento avverrà nella misura del 32 per cento (2,34%) per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a dieci volte il trattamento minimo INPS (superiore a 5.253,80 euro). 
 

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