Trudeau lo ha fatto di nuovo. I veterani nazisti ucraini nel sicuro rifugio canadese

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Trudeau lo ha fatto di nuovo. I veterani nazisti ucraini nel sicuro rifugio canadese


di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Lo hanno fatto ancora. I vertici politici canadesi proprio non ce la fanno a liberarsi delle acquisizioni ucro-naziste che vagano per il paese. E, ancora una volta, è il primo ministro Justin Trudeau a dirigere l'orchestra che echeggia le note di un passato colmo di ricovero per gli ex komplizen delle SS. Ci si ricorderà certamente del quasi centenario veterano ucraino della 14° Waffen-Grenadier-Division der SS “Galicina”, Jaroslav Hunka, omaggiato nel settembre 2023 dal parlamento canadese quale combattente «contro la Russia per l’indipendenza dell’Ucraina». Il fatto (per tutti, aveva pagato il solo speaker del parlamento, Anthony Rota, dimessosi dalla carica) fortunatamente, non aveva lasciato indifferente la totalità delle élite politiche canadesi e qualche esponente aveva chiesto la pubblicazione degli elenchi dei nazisti e dei loro scagnozzi originari di altri paesi dell'Europa orientale che, dopo il 1945, avevano trovato sicuro rifugio in Canada.

E, per carità, nessuno pretendeva che quegli elenchi fossero resi noti nella loro interezza; però, alla fine, era stato deciso di rendere pubblici un migliaio di nomi, o poco meno. Decisione incauta; e infatti, alla fine non se ne è fatto nulla. Come mai? Scorrendo gli elenchi, le anime buone canadesi hanno scoperto che gran parte dei nomi erano quelli di “povere vittime dei regimi comunisti” dell'est, cioè di ex sgherri filo-nazisti di diversi paesi est-europei, condannati per collaborazionismo alla fine della guerra e riusciti miracolosamente a riparare nel “mondo libero” e, per l'appunto, in Canada.

Non è escluso che, tra di essi, figurasse, per dirne uno, Mikhajlo Khomjak, nonno dell'attuale ministra delle finanze canadese Chrystia Freeland (fateci caso: il solito wikipedia, così generoso di informazioni genealogiche, non fa parola dei di lei parenti) e chissà quanti altri del suo calibro. Ma, alla fine, gli elenchi sono rimasti nel cassetto, con la cristiana motivazione che avrebbero potuto essere «sfruttati dalla propaganda russa contro l'Ucraina»; non per nulla, moltissimi di quei “perseguitati” provenivano dall'Ucraina.

Meglio non fare nomi; soprattutto perché i discendenti potrebbero oggi sedere ai piani alti di molte istituzioni del “mondo libero” e, tra l'altro, pare proprio che anche rappresentanti della comunità ucraina canadese abbiano preso parte alle consultazioni per la divulgazione degli elenchi. È come se a una ipotetica commissione d'inchiesta su Portella della Ginestra avessero preso parte Gaspare Pisciotta e Mario Scelba.

Meglio dunque far mostra di “non sapere che si sa”. Come in quell'aneddoto, citato da qualcuno, per cui il capufficio, prima di spedire l'impiegato in trasferta in Canada, gli chiede cosa conosca di quel paese; al che il dipendente risponde «So che là vivono giocatori di hockey e prostitute». Il capo lo zittisce con «fai attenzione, mia moglie è canadese!» e l'impiegato pronto, senza battere ciglio «in che squadra gioca?». Ecco, meglio far finta che, ottant’anni fa, le “povere vittime dei regimi comunisti” fossero andate in Canada per giocare a hockey.

Il disco verde per la massiccia fuga di complici hitleriani in Canada era stato dato da Louis St-Laurent, primo ministro dal 1948 al 1957, dopo che, nel 1945, la maggior parte dei filo-nazisti europei erano riusciti a consegnarsi alle truppe americane e molti di essi avevano cominciato a lavorare per i servizi segreti USA. Nel 1997, lo storico canadese Irving Abella rivelava che un sicuro metodo per «entrare nel Canada del dopoguerra era quello di mostrare un tatuaggio delle SS, dimostrando con ciò di essere sicuramente un anticomunista». E fu solo a metà degli anni ’80, ricorda Andrej Sidorcik su Argumenty i Fakty, che il Canada aveva istituito una commissione d’inchiesta sui criminali di guerra, che aveva accertato come il loro trasferimento fosse avvenuto con l'assenzo del governo canadese, in collaborazione con l'intelligence americana. Secondo il Centro Wiesenthal, sarebbero stati oltre duemila i veterani filo-nazisti stabilitisi in Canada; ma, altri ricercatori parlano di circa novemila komplizen che avevano torvato sicura dimora nel paese.

Da una quindicina d'anni si discute in Canada della realizzazione di un “Memoriale alle vittime del comunismo”; ma, dopo il mezzo scandalo con Jaroslav Hunka, era stato deciso di verificare i nomi delle “vittime" e, anche solo alla prima occhiata, dei 553 nomi da includere nel memoriale, 330 avrebbero dovuto essere cancellati; una sessantina di nomi risultavano «direttamente associati ai nazisti» e, per il resto, non ci sono sufficienti informazioni per escludere tale possibilità.

Del resto, appena qualche settimana fa, l'eminenza grigia della junta nazi-golpista di Kiev, Andrej Ermak, su un media canadese, di fatto ringraziava Ottawa per aver dato rifugio ai nazisti fuggitivi alla fine della guerra.

Altra storia, cui più volte accennato, è quella del rientro in Ucraina, da prigione, confino e altri istituti di correzione sovietici, già a partire da fine anni '50, di alcune decine di migliaia di membri attivi del OUN e banderisti, e anche di diverse centinaia di rifugiati all'estero: questo, va ricordato, con l'assenzo dei vertici del KPU dell'epoca. Le radici dell'odierno nazismo in Ucraina, oltre al nazionalismo banditesco di inizi '900, sono state innaffiate con cura dai servizi segreti yankee fin dal 1945 e concimate a dovere dai vertici khrushcheviani, in modo che i rami più alti godessero del clima benevolo del Canada e di tutto il “mondo libero”.

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