Un nuovo JCPOA? Il ministro degli esteri iraniano definisce le condizioni di Teheran

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Un nuovo JCPOA? Il ministro degli esteri iraniano definisce le condizioni di Teheran

 

Ormai sembravano rimossi dall’agenda diplomatica internazionale, ma i negoziati per l’accordo sul nucleare iraniano, JCPOA, tra Iran e 5+1 Usa, Gran Bretagna Francia, Germania, Russia e Cina, potrebbero riprendere.

Il neoministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha delineato le basi di un nuovo round di negoziati.

In primis, per Araghchi i colloqui sulla base della "fiducia in cambio della revoca delle sanzioni", ma i progressi dipenderanno dalla capacità delle due parti di negoziare su basi paritarie

Naturalmente, gli accordi andrebbero aggiornati. "Innanzitutto, bisogna creare una base adatta per riprendere i negoziati, poi terremo colloqui basati sulla formula applicata nel JCPOA in passato. Costruire fiducia in cambio della revoca delle sanzioni [imposte dall'Occidente]. Possiamo tornare di nuovo a questa formula", ha spiegato il capo della diplomazia persana, pur ribadendo che la base del JCPOA rappresenta ancora "una forma appropriata che può indirizzarci verso un nuovo accordo".

L’Iran non aspetterà che gli Stati Uniti per negoziare

L’ostacolo per il compimento dell’accordo sono gli Stati Uniti d’America. A tal proposito, Araqchi ha annunciato che Teheran potrebbe cominciare a stabilire contatti con gli europei e che non aspetterà che Washington avvii i negoziati.

"Non accetteremo alcun accordo finché i nostri interessi non saranno garantiti. Non importa chi sia l'altra parte; Negozieremo in modo che i nostri interessi siano garantiti”, ha ricordato il Ministro degli esteri iraniano.

“Naturalmente, questo ha le sue condizioni con gli americani. Ci sono stati contatti durante il governo precedente e, se necessario, continueremo in questo governo. È un dato di fatto che gli americani non sono disposti a negoziare in questo momento", ha ribadito.

“Non c’è molto tempo prima delle elezioni presidenziali: Nessun paese è preparato a negoziati seri durante i periodi elettorali, e questo è del tutto normale. Se necessario, avvieremo i contatti con gli europei e non aspetteremo gli Stati Uniti", ha concluso.

 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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