Varco San Benigno. I portuali di Genova si preparano a bloccare le armi in transito verso Israele

7343
Varco San Benigno. I portuali di Genova si preparano a bloccare le armi in transito verso Israele



di Agata Iacono


Come succede da qualche anno, i lavoratori portuali in Italia riescono a coniugare la lotta per i diritti, contro ogni discriminazione e  sfruttamento, con le iniziative concrete a fianco dei popoli oppressi. Hanno costruito una rete tra tutti i portuali e da anni, nel totale silenzio dei media, boicottano il trasporto di armi che partono o passano dai porti italiani. "Nel 2021 assieme ai Portuali di Livorno e Napoli abbiamo boicottato un carico di missili italiani diretti a Israele da usare contro la popolazione di Gaza. Ieri i sindacati Palestinesi hanno lanciato un appello per tentare di bloccare la macchina bellica israeliana. Noi ci siamo sempre distinti per quanto riguardo la solidarietà internazionale a favore di quei popoli che alzano la testa contro gli oppressori. Siamo lavoratori che non si arrendono e che stanno a fianco di tutti i popoli in lotta." Così scrive il Calp (Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali), in un suo comunicato. Più volte si sono rifiutati di essere complici del genocidio in Yemen, individuando e denunciando le navi saudite che trasportavano gli strumenti di morte.

Una rete consolidata, quella del Calp, in tutti i porti italiani, che, meglio e più efficacemente di tanti bei discorsi, di tanti tentativi di analisi spesso demagogiche e dietrologiche, sintetizza con estrema chiarezza il filo rosso che unisce indissolubilmente la coscienza di classe, universale, alla lotta alle guerre e all'oppressione.

E mentre il governo italiano, prima la miscellanea Draghi, quindi il passaggio di testimone a Meloni, senza alcuna opposizione di rilievo, decideva l'invio di armi all'Ucraina e l'incremento delle spese militari, i portuali organizzavano scioperi contro la cobelligeranza dell'Italia.
Il 25 febbraio, alla manifestazione organizzata dal Calp di Genova, si univa anche la mobilitazione nazionale già indetta da USB Mare e Porti con sciopero di 24 ore in tutta Italia per la sicurezza sul lavoro, affinché i soldi destinati all’escalation bellica vengano destinati a tutelare la salute dei lavoratori, e perché venga stroncato il passaggio di armi nei porti italiani. E proprio il Comune di Genova, unica istituzione in tutta Italia, ha approvato una condanna del genocidio a Gaza, grazie al consigliere di "Uniti per la Costituzione" ed ex senatore Mattia Crucioli, che ha esibito in aula la bandiera palestinese.

Il collettivo dei portuali era presente anche alla manifestazione nazionale antimilitarista di Roma del 4 novembre, per denunciare la complicità dell' Italia nello sterminio di tantissimi civili in Palestina e indicare una modalità pacifica di lotta: il boicottaggio economico-commerciale, lo sciopero civile. Ognuno di noi, nel nostro piccolo, può dare un suo contributo, cercate i prodotti che produce Israele o le aziende che fanno affari con Israele e segnalateli, non comprateli.



"Venite ad aiutarci e a sosteneteci il "10 novembre a Genova", ha chiesto il Calp alla grande mobilitazione di sabato 4 novembre "Le guerre si fermano, non si festeggiano", con la massiccia presenza di bandiere palestinesi. "L’appello a bloccare il varco di San Benigno, a Genova, all’alba di venerdì 10 novembre, è solo l’ennesimo atto di una lotta, quella contro il transito di armamenti dal porto, che il Collettivo autonomo dei lavoratori portuali porta avuti da oltre cinque anni", riporta il Fatto Quotidiano.

“La catena logistica è necessaria ad alimentare i conflitti rifornendoli di armamenti e non vogliamo fare parte di questo ingranaggio”. La mobilitazione dei portuali genovesi, che oltre al sindacato di base Usb e al SiCobas trova il sostegno di diversi movimenti e associazioni pacifiste, nonviolente e umanitarie, segue analoghe proteste che in questi giorni si sono viste in Belgio e negli Stati Uniti, dove attivisti e sindacati contestano l’invio di armi verso il Medio Oriente. “La compagnia marittima Zim ha messo a disposizione la sua flotta per portare armi verso Israele – spiega Josè Nivoi, referente Mare e Porti dell’Unione sindacale di base"

"Forse siamo diversi, ma noi pensiamo che, soprattutto in periodi di crisi, si debba stare uniti tra lavoratori e non identificarsi col punto di vista del padrone.

Noi pensiamo che ci si debba organizzare, fare fronte comune, contro le condizioni di lavoro che peggioreranno, contro i licenziamenti che cominciano ad arrivare. La storia del porto è fatta di lavoro, di solidarietà e di lotte, e di lavoratori che hanno saputo dire “NO” alle ingiustizie, al fascismo e alla guerra. Se si perde questo coraggio, se si rinuncia ad interrogarsi sul proprio ruolo in questa società, ad avere la capacità di non collaborare allora si rinuncia alla coscienza, diventa tutto giustificabile e la storia ha già dimostrato fin dove si può arrivare."
Così scrivono in un loro comunicato online.

E ancora:
Pensiamo anche ai traffici di armi che sono tornati prepotentemente nel porto, anche su questo non siamo e mai saremo indifferenti. La guerra la sappiamo combattere anche noi e non passa giorno o notte in cui i lavoratori non discutono e reagiscano. La solidarietà e tanta e la voglia di combattere altissima. I risultati sono e saranno difficili da ottenere ma non ci lamentiamo. 
Sarà dura.
Sarà rischioso.
Sarà quello che decidiamo."

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

L'attacco della Cina e' a Wall Street (e alle sue bolle) di Giuseppe Masala L'attacco della Cina e' a Wall Street (e alle sue bolle)

L'attacco della Cina e' a Wall Street (e alle sue bolle)

Francesco Erspamer - C'era una volta i conservatori che conservano... di Francesco Erspamer  Francesco Erspamer - C'era una volta i conservatori che conservano...

Francesco Erspamer - C'era una volta i conservatori che conservano...

Trump e la bolla di Bruxelles di Paolo Desogus Trump e la bolla di Bruxelles

Trump e la bolla di Bruxelles

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Il Peyote insieme a Gesù nella Chiesa Nativa Americana di Raffaella Milandri Il Peyote insieme a Gesù nella Chiesa Nativa Americana

Il Peyote insieme a Gesù nella Chiesa Nativa Americana

Auschwitz, Zelenskij e il "Giorno della Vergogna" per l'Europa di Marinella Mondaini Auschwitz, Zelenskij e il "Giorno della Vergogna" per l'Europa

Auschwitz, Zelenskij e il "Giorno della Vergogna" per l'Europa

Democrack di Giuseppe Giannini Democrack

Democrack

72 ore di bipensiero oltre Orwell di Antonio Di Siena 72 ore di bipensiero oltre Orwell

72 ore di bipensiero oltre Orwell

Caso Al Masri. Quello che Minniti non vuole che si sappia... di Michelangelo Severgnini Caso Al Masri. Quello che Minniti non vuole che si sappia...

Caso Al Masri. Quello che Minniti non vuole che si sappia...

La California verso la secessione dagli Stati Uniti? di Paolo Arigotti La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

C'è grande confusione di Michele Blanco C'è grande confusione

C'è grande confusione

Il 2025 sarà l’anno della povertà di Giorgio Cremaschi Il 2025 sarà l’anno della povertà

Il 2025 sarà l’anno della povertà

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti