"Vuelta a la Patria": il piano di Caracas per riportare a casa i migranti venezuelani
Il presidente venezuelano annuncia la ripresa dei voli di rimpatrio e denuncia le condizioni dei connazionali all'estero. Accuse agli Stati Uniti e a El Salvador per il trattamento riservato ai venezuelani
Le autorità venezuelane hanno annunciato la ripresa dei voli di rimpatrio dagli Stati Uniti a partire da domenica 23 marzo, nell'ambito del piano "Vuelta a la Patria", un'iniziativa volta a facilitare il ritorno dei migranti venezuelani nel loro paese d'origine. Questo passo rappresenta un'ulteriore fase del programma che mira a garantire il rientro sicuro e dignitoso dei connazionali che si trovano all'estero, spesso in condizioni di vulnerabilità.
Jorge Rodríguez, designato per i dialoghi di pace e presidente dell'Assemblea Nazionale venezuelana, ha confermato la notizia attraverso un comunicato, sottolineando che il primo volo di questa nuova fase avrà luogo domenica. Rodríguez ha ribadito che "migrare non è un reato" e ha espresso la determinazione del governo venezuelano a non fermarsi finché tutti i cittadini che lo desiderano non saranno riportati in patria. Ha inoltre denunciato la situazione di alcuni venezuelani che sono stati "sequestrati" in El Salvador, chiedendo il loro immediato rilascio.
Il presidente Nicolás Maduro, durante un evento pubblico trasmesso dalla televisione di stato VTV, ha confermato la ripresa dei voli, affermando che l'obiettivo è "continuare a salvare e liberare i migranti venezuelani dalle carceri degli Stati Uniti". Maduro ha criticato duramente le condizioni in cui si trovano molti venezuelani all'estero, definendo la situazione come una "cruda realtà" che smentisce il cosiddetto "sogno americano". Ha inoltre accusato il governo degli Stati Uniti e quello di El Salvador di violare i diritti umani dei migranti, esortando il presidente salvadoregno Nayib Bukele a garantire la sicurezza dei venezuelani detenuti nel suo paese.
Maduro ha anche fatto riferimento a oltre 200 venezuelani deportati dagli Stati Uniti a El Salvador, definendoli "sequestrati" e chiedendo la loro liberazione immediata. Ha sottolineato che questi cittadini non hanno commesso alcun reato e che il loro trasferimento forzato rappresenta una violazione dei loro diritti fondamentali. Smascherando così, ancora una volta, la retorica diritto-umanista occidentale che evidentemente non trova applicazione nei confronti dei venezuelani, probabilmente considerati alla stregua di cittadini di seconda classe.
La decisione di riprendere i voli di rimpatrio arriva dopo che il governo venezuelano aveva denunciato un "blocco" da parte del Dipartimento di Stato statunitense, che avrebbe impedito le operazioni di rimpatrio. Jorge Rodríguez ha annunciato che il governo venezuelano sta collaborando con alcuni dei migliori studi legali specializzati in migrazione negli Stati Uniti per rappresentare gli interessi dei migranti venezuelani e garantire che i loro diritti siano rispettati.
Intanto, un giudice federale statunitense, James Boasberg, ha criticato la risposta del governo di Donald Trump alla richiesta di informazioni dettagliate sul caso dei venezuelani trasferiti in El Salvador, definendola "insufficiente". Il giudice ha concesso alla amministrazione statunitense fino a lunedì per dimostrare di non aver violato l'ordine di sospendere le espulsioni.
Il piano "Vuelta a la Patria" riflette l'impegno del governo bolivariano del Venezuela a sostenere i propri cittadini all'estero, specialmente in un contesto internazionale complesso e spesso ostile.