Xi Jinping, Taiwan e gli stravolgimenti della stampa occidentale
Di Adriano Madaro
La stampa occidentale ha stravolto i termini del colloquio in videoconferenza tra il Presidente cinese Xi Jinping e quello americano Joe Biden, almeno nella parte riguardante Taiwan. Infatti leggendo i resoconti giornalistici (e la stampa italiana non si è distinta diversamente) sembrerebbe che su Taiwan e diritti umani a Hong Kong, Xinjiang e Tibet, Xi Jinping abbia dovuto incassare critiche e reprimende americane come chi è in colpa per genocidi o brutalità contro la propria gente.
Niente di più falso. Ai tentativi maldestri di Biden di buttarla in cacciara, come se gli Stati Uniti siano investiti di un ruolo super democratico di dare gli esami agli altri e decidere chi lo è e chi no, ai suoi balbettìì Xi Jinping senza scomporsi, ma con fermezza ha fatto sapere al suo interlocutore di rivendicare che Hong Kong, Xinjiang, Tibet e Taiwan "sono affari interni sui quali la Cina non è disposta a fare alcuna concessione".
Sulla richiesta di Biden di lasciare le cose come stanno rispettando lo status quo di Taiwan (cioè di fatto indipendente e base militare USA) Xi Jinping ha risposto che "chi sostiene l'indipendenza taiwanese gioca sul fuoco e si brucerà" (monito chiaro a Washington, senza preamboli). Ma nel caso di una dichiarazione di indipendenza dell'isola "la Cina dovrà prendere misure decisive se i separatisti dovessero provarci o ci forzassero la mano". Minaccia rincarata con l'affermazione:"Guai seri per chiunque varcasse la linea rossa di Taiwan per impedirci l'irrinunciabile riunificazione".
Da ricordare il riconoscimento della Repubblica Popolare cinese quale unica autorità politica autorizzata dall'Onu a rappresentare la Cina (compresa Taiwan e tutto ciò che era CINA quando governavano i Nazionalisti del Kuomintang): vedi Risoluzione delle Nazioni Unite n.2758 del 25.10.1971.
Infine un auspicio del Presidente cinese, un monito per la pace che la Cina persegue con ogni sforzo:" Il villaggio globale dell'umanità è di fronte a molte sfide difficili. Bisogna portare avanti la nobile causa della pace e dello sviluppo con una rapporto tra di noi (Usa e Cina-ndA) stabile e sano."
Chiamando Biden "lao pengyou", Vecchio Amico, Xi Jinping fin dall'inizio della conversazione ha voluto, secondo l'etichetta cinese, mettere il suo interlocutore a suo agio, stemperando la tensione e - se Biden lo avesse capito, ma pare di no - proponendo a entrambi di sotterrare l'ascia di guerra e di ragionare serenamente sui gravi problemi tra i due Stati.