L’Ue prolunga le sanzioni alla Russia. Ora l’Italia rischia di perdere 3 miliardi in export

Il nostro bollettino parla di -18% nella meccanica, -19% nei semilavorati, -22% in moda e accessori, -45% nel settore alimentare, -22% nell'arredamento ed edilizia e -59% nei mezzi di trasporto

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L’Ue prolunga le sanzioni alla Russia. Ora l’Italia rischia di perdere 3 miliardi in export


di Eugenio Cipolla
 
Lunedì scorso il WSJ lo aveva annunciato: l’Ue ha intenzione di prolungare le sanzioni alla Russia. Detto fatto. Ieri i burocrati europei hanno raggiunto un accordo comune per estendere di ulteriori sei mesi le sanzioni economiche nei confronti di personaggi e aziende legate direttamente a Mosca. Nell’elenco dei “cattivi” ci sono 151 cittadini russi e ucraini (delle regioni orientali) e 37 società che non potranno rispettivamente entrare nei 28 paesi dell’Ue ed effettuare attività finanziarie presso le banche dell’Unione.
 
Qualche resistenza, in realtà, come ha rivelato Danny Kemp di Afp su Twitter, c’è stata. E’ arrivata da Cipro, Grecia e Italia, ma alla fine, dopo aver sollevato alcune obiezioni sull’opportunità di prolungare lo scontro con Mosca, hanno abbassato la testa, capitolando di fronte all’asse anti-russo dei paesi baltici e nord-europei. «Risponderemo in maniera simmetrica al prolungamento delle sanzioni Ue», ha detto stamattina il ministro dello Sviluppo economico russo, Aleksej Ulyukaev. «Se le sanzioni contro la Russia continueranno, allora continuerà anche l’embargo sui prodotti alimentari europei». Insomma, Mosca non starà con le mani in mano ed è disposta a continuare la linea dura in questa guerra commerciale che sta danneggiando molto diversi paesi Ue.
 
Tra coloro che stanno soffrendo di più le ritorsioni di Mosca c’è senz’altro l’Italia. La lista dei settori dove abbiamo perso importanti quote di mercato è lunga e impressionante: -18% nella meccanica, -19% nei semilavorati, -22% in moda e accessori, -45% nel settore alimentare, -22% nell'arredamento ed edilizia e -59% nei mezzi di trasporto. «Questi settori costituiscono l’85% di quanto la Federazione Russa importi dall’Italia», ha spiegato Riccardo Monti, presidente dell’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, in occasione del Forum di San Pietroburgo, una specie di Davos che si svolge nella seconda città più importante della Russia. «L’Italia ha perso il 25% in termini di export nel primo trimestre 2015 rispetto al 2014».
 
Dati che preoccupano e non poco, anche perché il futuro non promette niente di buono. Con la decisione di ieri, secondo la Coldiretti, ci sarà «un danno diretto stimato per l’Italia pari a 20 milioni di euro al mese per l’agroalimentare, con le esportazioni del settore che sono praticamente dimezzate nel primo quadrimestre di quest’anno (-48,2%)». A soffrire di più sono stati i produttori frutta fresca (-24,4 milioni di euro), di prodotti per caseari e formaggi (-19,1 milioni di euro) e quelli di carne e derivati (-17,1 milioni di euro). Il conto alla fine dell’anno rischia di essere davvero salato. Persino il governo, l’altro giorno, ha stimato perdite importanti.
 
«L’agroalimentare è un settore particolarmente colpito dalle sanzioni russe. In generale, stiamo parlando di un rischio di perdite di esportazioni totali di circa 3 miliardi di euro su un totale di esportazioni di beni italiani di 400 miliardi», ha detto il viceministro dello Sviluppo Economico, Carlo Carlenda, parlando all’assemblea di Assica, l’Associazione industriali delle carni e dei salumi. E siccome non c’è due senza tre, e presente e futuro come abbiamo visto offrono uno scenario disastroso, nemmeno guardando al passato si potrà trovare alcuna consolazione. Nel 2014 l’accettazione passiva delle politiche sanzionatorie europee nei confronti di Mosca ha fatto sparire la Russia dalle prime dieci destinazioni per il nostro export. L’analisi è dell’Aice, l’Associazione italiana Commercio estero aderente a Confcommercio.
 
Le aziende italiane sono state colpite doppiamente da questo perverso gioco, perché oltre al blocco dei prodotti alimentari, infatti, si è avuto il boomerang delle sanzioni sul settore finanziario di Mosca, che impedisce alle banche russe di poter operare e garantire i pagamenti dei compratori russi nei confronti dei fornitori italiani. Non solo, le restrizioni economiche anti-russe hanno riflessi anche sui consumi del nostro paese da parte dei turisti provenienti da quelle zone. Nei primi tre mesi del 2015, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, si è registrato un calo molto pesante sia in termini di volume di acquisti (-54%), che in valore delle transazioni (-56%) da parte dei clienti russi. Il contrario di ciò che avviene con turisti di altri paesi, come Cina (+48% vendite, +36% valore), Taiwan (+41% e +33%), Corea (+35% e +31%), Hong Kong (+47% e +17%) e Stati Uniti (+33% e +19%). Dopo il danno, la beffa.

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