L'economista Stephanie Kelton (MMT): «Recovery plan inutile senza sovranità»

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L'economista Stephanie Kelton (MMT): «Recovery plan inutile senza sovranità»

Può esistere una moneta senza Stato come l’Euro? Con paesi non supportati dalla Banca Centrale e senza una politica fiscale comune, in quella che non è un’area valutaria ottimale. 

Secondo l’economista Stephanie Kelton, esponente di punta della Teoria Monetaria Moderna (MMT) intervistata da l’Espresso, «perché l'Euro duri serve un budget federale e un'autorità federale europea. In altre parole, serve stabilire un legame diretto tra Banca centrale europea e politica fiscale europea. Come aveva predetto Godley». 

Attualmente infatti «gli Stati europei oggi non hanno la stessa capacità di manovra degli Stati Uniti o della Cina perché l'Euro ha rotto il legame tra governo e banca centrale nazionale. I governi singoli non possono impegnarsi a spendere denaro contando sulla loro banca. Chi emette denaro è la Banca centrale europea. È lei che ha l'autorità monetaria e fiscale. Se l'Italia ha un debito del 170 per cento e un tasso di interesse di soli 80 punti base è perché la Bce fa scudo all'Italia e le permette di spendere, accumulando deficit. In questo modo la Bce restaura in qualche modo la sovranità monetaria nazionale. Ma è una situazione temporanea che non può durare nel tempo». 

Dunque aderendo alla moneta unica i paesi europei hanno nei fatti rinunciato alla propria sovranità monetaria e fiscale, come spiega l’economista: «Aderendo all'Euro i Paesi non cedono solo la sovranità monetaria ma - di fatto, come è chiaro adesso - anche quella fiscale, cioè il potere politico di spendere in maniera anticiclica. Un potere chiave perché se un governo non ha più la libertà di spesa per ottenere risorse allora può solo inasprire le tasse o trovare qualcuno che gli presti i soldi. Come fanno la Grecia e l'Italia». 

Una situazione in cui diventa arduo per i paesi europei recuperare dopo la pandemia nonostante la martellante propaganda europeista sulle magnifiche sorti e progressive che aspettano l’Unione Europea grazie ai fondi del cosiddetto Recovery Fund: «L'Unione europea ha questa finestra offerta dal Recovery plan. Ma è molto difficile immaginare come i Paesi che fanno parte della zona Euro possano dare vita a un ambizioso programma di investimenti che combatta il cambiamento climatico senza sovranità. In qualche modo chi investe moneta la deve emettere. Solo se ci sarà un'unione fiscale, con obbligazioni europee e un budget unico, l'Unione potrà sopravvivere».

Ma nonostante la pandemia e le sue gravi ripercussioni sui tessuti economici e le vite delle persone, l’Unione Europea non sembra propensa a voler archiviare il paradigma ottuso dell’austerità: «Alla fine ciò che importa davvero sono le persone. Fino ad oggi con la pandemia abbiamo fatto compromessi inimmaginabili. Non c'è spazio per ulteriore sofferenza. L'austerità, e la Grecia lo sa, è brutale. E non serve a nulla. Non esiste mai un momento giusto per imporre misure di austerità. Economisti come Lawrence Summers e Olivier Blanchard, che per anni hanno fatto la predica sulla sostenibilità fiscale del debito, adesso dicono che non è più il rapporto tra debito e Pil a contare ma il rapporto tra il costo del debito e il Pil. In realtà entrambi gli indicatori non servono a nulla. Gli economisti tradizionali cambiano versione solo per piegare la realtà alla loro narrativa. Ma non funziona. La prova ce l'ha data il Covid. Stiamo aggiungendo migliaia di miliardi al debito Usa e la situazione economica migliora. Dobbiamo solo stare attenti ad evitare il surriscaldamento». 

 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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