Inflazione o la guerra di classe con altri mezzi

31 Ottobre 2022 17:00 Pasquale Cicalese


Ho un amico, dai tempi dell'Università. Come me andò via da Bologna, non c'era spazio. Andò a Milano, trovò subito lavoro in una società di consulenza. Poi entrò in una banca di private banking, gestioni patrimoniali di ricchi possidenti, 12 anni in Lussemburgo, poi di nuovo a Milano.

Sostenitore del blog Pianocontromercato, lettore del mio libro, un anno e mezzo fa lo intervistai, in forma anonima sul blog.

Sosteneva che il prossimo passo alla guerra di classe fosse l'inflazione, dopo l'ultradecennale deflazione dettata da Ciampi nel 1993 con la "politica dei redditi", che seguiva l'abolizione della scala mobile.

Il mio amico sosteneva che ci sarebbe stato un rastrellamento mondiale di salari stipendi per aumentare l'asset inflation, dopo aver convinto moltissimi piccoli risparmiatori a mettere i soldi nelle borse, a seguito della pandemia.

Ieri Milano Finanza, un numero davvero interessante, specie il pezzo di Marcello Bussi sulla Nobiullina, metteva in prima pagina la distruzione di 3300 miliardi in borsa di 5 società americane dell'high tech, il falò delle vanità, piccoli risparmatori frodati nel giro di due anni. Ora il gioco si sposta sull'inflazione, dopo il raddoppio, almeno in italia, dei prezzi a seguito dell'introduzione dell'euro.

Quindi abbiamo avuto in 30 anni deflazione salariale, raddoppio prezzi, inflazione.

Ieri l'Istat informava che l'inflazione è all11,9%, inflazione della spesa al supermecato 12,9. Lo stesso giorno l'istituto di statistica informava che le retribuzioni a settembre erano aumentate su anno dell'1,1%, nel mentre 6.1 milioni di lavoratori hanno il contratto scaduto da almeno 27 mesi. Un rastrellamento di classe, una guerra di classe, iniziata nel 1973, che non ha fine. Nel giro di un anno salari e stipendi perdono il 10% del potere di acquisto, negli ultimi 30 anni non so calcolarlo, mi affido a voi. Una ferocia di classe che ormai non ha più senso, visto che il capitale, al fine di valorizzarsi, deve pur avere uno sbocco di mercato, e l'export potrebbe non bastare più. Non ho risposte alla condotta comunitaria, e governativa, dell'ultimo anno, vedo solo che negli altri paesi ci sono proteste. Qui quasi il sonno, escluso l'Usb che ha fatto giornate di mobilitazioni contro il carovita. Credo che la battaglia a questo punto non sia tanto l'aiuto governativo, paghiamo pur sempre noi, ma il ripristino della scala mobile o perlomeno che l'indicizzazione parziale dei salari non sia legata all'Ipca (al netto di energia e alimenti) ma comprenda tutto. Credo che di questo dovremmo parlare.

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