"Il progressista rispettabile"


di Paolo Desogus*


Le discussioni più recenti mi hanno ricordato - come se ce ne fosse stato davvero bisogno - che la mediocrità del nostro malandato paese è anche determinata dal radicamento di un pensiero acritico, settario, partigiano in senso deteriore e in definitiva meschino. Dubitare non è concesso, pensare fuori certi binari sconsigliato.

Chi vuole la patente del “progressista rispettabile” deve essere post ideologico, cosmopolita, europeista senza se e senza ma, meritocratico, asterisco friendly, radicale sui diritti civili, ma conformista - e anche menefreghista - su quelli sociali (sarà mica colpa loro se ‘sti straccioni son poveri?).

Il progressista rispettabile è inclusivo (finché ha il grano per poterselo permettere), ma è laico-intollerante verso la religione cattolica, mentre è laico-tollerante verso gli altri credi, soprattutto se esotici o se consentono di esercitare sui fedeli lo sguardo compassionevole dell’uomo civilizzato che ha superato le superstizioni, a meno che non si chiamino Amazon, Apple, i mercati, la Commissione europea...

Il progressista rispettabile è comunque contro le ideologie, strizza l’occhio alle sardine perché ama e ha fiducia nei giovani e spera nel loro avvenire. Dopo i Sessant’anni ama tuttavia ricordare anche le lotte del passato, specificando però di non essere mai stato comunista.

Il progressista rispettabile ama andare in vacanza e farsi fotografare sotto l’ombrellone con un libro in mano di una buona casa editrice, sereno e placido in una località turistica non troppo battuta dal popolo villano: in origine la Sardegna, poi la Sicilia, fino a qualche anno fa la Puglia, ora il Cilento, tra qualche anno la Calabria.

Il progressista rispettabile detesta l’autorità e predica curiose idee pedagogiche, quelle secondo cui il bambino deve potersi esprimere, deve assecondare la propria disposizione naturale e liberare la propria creatività. Nei casi più disperati per il progressista rispettabile siamo nati tutti con un animo di artisti, di musicisti, di creativi. Bando dunque all’autorità, ai professori retrogradi - tipo il sottoscritto - che credono che lo studio e la formazione siano anche sacrificio e che ritengono che anche nel rapporto pedagogico non si possa prescindere dalla gerarchia tra docente e studente.

Il progressista rispettabile ha del resto un’idea molto astratta del sapere, che prescinde dal lavoro umano, per cui ha cieca fiducia verso la tecnica e verso chi ne incarna lo spirito. Crisanti va bene finché rispetta le magnifiche sorti progressive della tecnica, concepita come qualcosa di neutrale, estraneo alle ragioni mondane degli interessi economici. Se caga dubbi sulla validità dei nuovi vaccini, tirati su in quattro e quattr’otto, Crisanti è un no-vax, un sovranista. Magari simpatizza pure per Trump. Insomma è un fascista. Vota a sinistra? Allora è uno stalinista. Insomma è un nemico.

*Professore alla Sorbona di Parigi

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