Il gas russo e il protagonismo imperiale tedesco

Il gas russo e il protagonismo imperiale tedesco

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di Fabrizio Poggi

 

Con il titolo “Più armamenti, più guerre, più Germania”, il settimanale della DKP “Unsere Zeit” traccia alcune previsioni a proposito della 54° Conferenza di Monaco sulla sicurezza, in programma per i prossimi 16-18 febbraio, con la partecipazione di qualche centinaio tra capi di stato, ministri “della guerra”, giornalisti e, soprattutto “capitani d'industria”. Alla conferenza, scrive l'osservatore Tom Talsky, “l'imperialismo tedesco punta sulla nuova alleanza militare della UE: la cosiddetta “PeSCo” (Permanent Structured Cooperation), messa a battesimo lo scorso novembre a Bruxelles con l'adesione di 23 paesi UE.


All'ordine del giorno della conferenza vi sono, in particolare, il futuro della politica estera e della sicurezza europee, lo stato dei rapporti tra le due sponde dell'Atlantico e il peggioramento della situazione nel Golfo.


Nell'interesse dell'imperialismo tedesco, scrive Talsky, la conferenza di Monaco proseguirà il dibattito sulla "Cooperazione europea per la difesa". Sembra che alla società USA di consulenza McKinsey (le grosse imprese internazionali, non solo del complesso militare-industriale, tengono tradizionalmente banco al Bayerischer Hof, sede del summit) sia affidato il compito di disegnare un quadro apocalittico, con la “moltiplicazione delle minacce” verificatasi negli ultimi cinque anni. Tra le “insidie per l'Europa”, l'avvertimento di Donald Trump, ai paesi che non destineranno il 2% del PIL alle spese militari, di non fare affidamento sull'assistenza USA; e poi: i fondamentalisti radicali che si stanno rivoltando contro i loro finanziatori; le minacce dello Stato islamico all'Europa. E ancora: la Russia che “si incunea nel cuore dell'Europa", il Medio Oriente e le cyberminacce. Secondo il direttore della conferenza, l'ex vice Ministro degli esteri, Wolfgang Ischinger, un "anello di fuoco" minaccia “l'Unione di pace" della UE.


Dal punto di vista tedesco, scrive Talsky, l'alleanza PeSCo costituisce un primo passo verso l'esordio militare autonomo di una UE dominata dalla Germania. I contenuti chiave di tale “cooperazione per la difesa” sono il costante aumento del bilancio militare, progetti di armamenti congiunti e fornitura di soldati per le cosiddette "forze di reazione di crisi" della UE. Si discuterà dunque di aumento delle spese militari, centralizzazione, privatizzazione e monopolizzazione dell'industria di guerra. Le spese militari dovranno aumentare fino al 2% del PIL in sei anni, il bilancio tedesco di 92 miliardi di euro dovrà arrivare a più di 312 miliardi. In tal modo, con il calo dell'apporto USA, i paesi UE contribuiranno fino al 40% al bilancio della NATO, raddoppiando la loro influenza nell'Alleanza atlantica.


Si accelererà la standardizzazione dei sistemi d'arma, e “la crescita della spesa per la ricerca, unita a una più forte cooperazione civile-militare”, consentirà lo sviluppo di nuovi armamenti. Le start-up dovranno essere facilitate nella collaborazione con i ministeri della guerra, eliminando gli "ostacoli burocratici", quale è oggi, scrive Talsky, ad esempio la “Legge sul controllo delle armi da guerra”. La soluzione dei problemi con i sistemi d'arma dovrebbe essere esternalizzata a università e aziende.





La fusione di centri operativi, migliori interfacce tra i sistemi d'arma e sviluppo dell'infrastrutture digitali: tutto ciò renderà più efficaci i futuri impegni della PeSCo. Verrà pressoché triplicato il numero dei cosiddetti cyber-soldati, portandolo a 7.000: più che il US-Cyber-Command. Si dovranno inoltre hackerare le strutture nemiche, intercettare o disattivare i canali di comunicazione, influenzare le elezioni (ma guarda!!), distruggere infrastrutture quali le centrali elettriche, bloccare le vie di rifornimento e, se necessario, far tracimare le dighe.


Il senso profondo della Conferenza è sintetizzato dal suo allestimento “privato", con un programma dettato dai “comandanti” del complesso militare-industriale tedesco, tra cui Linde AG, Deutsche Bank, Allianz, Airbus, Krauss-Maffei-Wegmann, EnBW. Per togliere ogni dubbio, il summit è finanziato dal governo federale e da sponsor quali BMW, Linde, Krauss-Maffei-Wegmann e Deutsche Telekom.


Il protagonismo tedesco nella politica militare europea si inquadra nel più generale ruolo di Berlino quale caposaldo del capitale europeo a guida tedesco-francese, in concorrenza con i monopoli d'oltreoceano. Significativa anche la vicenda del progetto di gasdotto North stream-2, per la cui realizzazione Berlino ha già dato l'ok alla posa del segmento nelle proprie acque territoriali del mar Baltico, a dispetto delle ripetute e anche recentissime pressioni USA per il rinvio (o l'annullamento) del progetto. Il piano prevede la costruzione di un terminale a Greifswald, un centinaio di km a est di Rostock, con parte del percorso terrestre nell'area di Lubmin, un tiro di schioppo (10 km in linea d'aria) dalla tristemente famosa Peenemünde, dove i nazisti sperimentarono V1 e V2.


La russa Gazprom attende ora il permesso per la posa nella zona marittima economica esclusiva a 15 miglia dalle acque danesi e, secondo il vice direttore del Fondo nazionale russo per la sicurezza energetica, Aleksej Grivach, non dovrebbero esserci brutte sorprese da parte tedesca. Occorrono naturalmente anche i permessi per la posa nelle acque territoriali di Danimarca, Svezia e Finlandia (oltre che, naturalmente, della Russia), ma a Gazprom sono fiduciosi di ottenerli già nella prima metà del 2018, anche perché il Ns-2 ripete quasi per intero il percorso del Ns-1. A parere di Grivach, qualche difficoltà potrebbe presentarsi con la Danimarca, a causa delle sempre più forti pressioni USA: se nel 2017 era previsto solo il benestare dell'Agenzia energetica, ora occorre anche quello del Ministero degli esteri.


Il problema probabilmente più serio riguarda i tentativi della Commissione Europea, dietro la spinta USA e di alcuni paesi europei tra i più ligi ai dettami di Washington (Polonia, Paesi baltici, Ucraina, ad esempio) di forzare il Ns-2 nel quadro legislativo UE. Ciò potrebbe portare a estenuanti contenziosi, dice Grivach: “i nostri avversari saranno soddisfatti, dato che il loro obiettivo è proprio quello, come minimo, di frenare il progetto, o, meglio ancora, di liquidarlo”. In questo senso, può anche inquadrarsi la “attualizzazione” del vecchio progetto di Varsavia di una “Polonia dei tre mari”, dal mar Nero, al Baltico, all'Adriatico, che le permetterebbe di presentarsi, tra l'altro, anche come protagonista principale dei terminali europei per il gas naturale liquefatto USA, principale concorrente del gas russo. Nel luglio 2017, una partita sperimentale di gas USA era giunta nel terminal di ?winouj?cie, nella Pomerania occidentale polacca: un primo tentativo di sovvertire il quadro che vede oggi la Polonia acquistare il 72% delle proprie necessità da Gazprom e il 26% dalla Germania.


Non a caso, Germania e Austria avevano avuto da ridire già la scorsa estate, allorché era all'esame il nuovo pacchetto di sanzioni anti-russe voluto da Washington: la tedesca BASF e l'austriaca OMV partecipano infatti alla costruzione del Ns-2, così come la francese Engie, la britannico-olandese Royal Dutch Shell, le tedesche Uniper e Wintershall, che hanno firmato accordi operativi per la costruzione del gasdotto con la “North stream 2 AG” (con sede in Svizzera), impegnandosi a investire nel progetto (1 miliardo di euro già versato) metà del suo valore totale, pari a 9,9 miliardi di euro, mentre l'altra metà è a carico di Gazprom.


A parere di vari osservatori tedeschi, in un futuro abbastanza prossimo, il conflitto tra Berlino e Washington sulle sanzioni anti-russe potrebbe scoppiare di nuovo e inasprirsi, con l'America pronta a introdurre misure restrittive nei confronti delle imprese tedesche.


E' prevedibile che il gas russo, alla Conferenza sulla sicurezza a Monaco, sia ben più che un incorporeo convitato di pietra.

 

 

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