A che ora è la terza guerra mondiale? (Seconda parte)

A che ora è la terza guerra mondiale? (Seconda parte)

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Je les laissais faire

mais je peux dire

que je l’ai vue venir,

moi, la catastrophe.

F. Céline, Voyage au bout de la nuit

 


di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico


Come ho detto nella prima parte di questo scritto, il reale senso dei conflitti che si stanno verificando in Europa e nel mondo possono essere compresi solo se visti nella loro globalità. Tentare di spiegare un'enorme crisi come quella in corso nel'est europeo come una crisi locale dovuta  a motivazioni locali è assolutamente fuorviante. Nessuno si sobbarcherebbe costi di centinaia di miliardi di euro per una città come Mariupol (senza offesa). Le motivazioni della crisi sono globali e sono da ricercare nella sfida lanciata dalla Cina all'egemonia americana sia sotto l'aspetto monetario, che tecnologico, che militare. La manovra di indebolimento della Russia (così va vista la crisi ucraina) è rivolta soprattutto contro la Cina per paradosso. Mosca rappresenta la polizza sulla vita della Cina Popolare perché la Russia è in grado di garantire al governo cinese la sicurezza alimentare ed energetica che sono fattori fondamentali per governare l'Impero di Mezzo. Per l'Occidente abbattere l'élite putiniana di Mosca significa poter circondare (anche da Nord) e affamare la Cina.

Ad ulteriore rafforzamento di quanto dico ricordo inoltre che in tutto l'Est Europa, dalla Romania fino alla Finlandia è in corso un enorme build-up militare della Nato con spostamento di ingenti risorse sia aeree che terrestri; parliamo di decine di migliaia di uomini perfettamente attrezzati con mezzi blindati e corazzati e di centinaia di aerei. Qualcuno crede che un simile spostamento di forze (con i suoi enormi costi) può essere solo per far vedere ai russi che siamo armati? La verità è che stanno solo attendendo il momento opportuno, ovvero quando si creerà nelle opinioni pubbliche locali un blocco interventista abbastanza consistente. Infine – a riguardo di questo quadrante – ricordo che gli USA, la Gran Bretagna e la NATO stanno armando anche la Moldavia; un altra miccia contro la Russia è quella della Transnistria filorussa che è una regione ribelle della Moldavia dove si trova, su mandato ONU, anche un contingente militare russo. Così come un'altra miccia pronta ad esplodere è quella in Kosovo dove chiaramente l'obbiettivo occidentale è quello di provocare un conflitto che porti al rovesciamento del governo di Belgrado fedele alla storica alleanza con la Russia.



Così come allo stesso modo nel quadrante mediorientale, l'attacco a Israele di Hamas e l'invasione di Gaza da parte israeliana è successivo allo storico accordo che ha sancito l'entrata nei BRICS dell'Arabia Saudita fino a ieri architrave insostituibile dell'impero americano. Non è credibile che Tel Aviv abbia deciso un azione così controproducente per Israele come è l'invasione di Gaza: sono saltati gli Accordi di Abramo che sancivano il riconoscimento di Israele da parte di paesi come l'Arabia Saudita e il Bahrain, sono rinviati sine die gli accordi sul gas che dovevano portare il gas dei giacimenti off-shore israeliani (e ciprioti) in Europa, per non parlare poi dei costi economici diretti dell'invasione. Una mossa chiaramente scriteriata e controproducente che il governo israeliano – a mio avviso – non avrebbe mai preso se non sotto pressioni fortissime di una qualche potenza la cui offerta “non si può rifiutare”. Ma quale potenza? Non possiamo affermarlo, ma possiamo dire che l'esplosione di una grande guerra mediorientale sembrerebbe servire solo agli USA con l'intento di bloccare l'entrata del Regno Saudita nei BRICS e di fermare l'alleanza sempre più evidente tra Russia e Iran. Dall'altro lato non si può sottolineare che l'unico paese al mondo che può spingere gli israeliani a compiere un atto controproducente per loro sono gli USA a cui devono il loro benessere frutto degli ingentissimi trasferimenti economici, finanziari e tecnologici da Oltreatlantico. E non hanno alcuna importanza le dichiarazioni “ragionevoli” provenienti da Washington sulla crisi di Gaza; nel Teatro delle Ombre che stiamo vivendo ciò che conta è il dietro le quinte, non ciò che si recita nel palcoscenico. E i fatti parlano chiaro: mentre il Segretario di Stato Blinken fa sfoggio di belle parole a favor di telecamera, il Segretario alla Difesa Lloyd “Raytheon” Austin sta inviando armi a Israele come se non ci fosse un domani.




Anche all'estremo nord del quadrante Mediorientale nel sud del Caucaso ex sovietico, ormai il conflitto è diventato aperto: l'Azerbaijan ha ripreso con le armi della regione ribelle a maggioranza armena del Nagorno-Karabakh e ora punta a prendere il controllo del Corridoio di Zangezur (in territorio armeno), così da collegare alla madrepatria l'exclave di Nakhcivan, collegamento che peraltro consentirebbe di collegare direttamente l'Azerbaijan al suo grande alleato, la Turchia di Erdogan. Il dato interessante è però un altro: l'Armenia ha ormai abbandonato l'alleato russo che a suo dire non l'ha difesa dalle mire azere e si sta alleando in maniera sempre più stretta con gli USA e con la Francia (che sta già provvedendo ad armarla). Qui la grande anomalia di questo ulteriore conflitto: l'Armenia è alleata di USA e Francia, mentre l'Azerbaijan è alleato di Israele e della Turchia. Tutti paesi del blocco occidentale. E' chiaro ed evidente che l'Occidente sta soffiando sul fuoco di questo conflitto allo scopo di destabilizzare a nord il Caucaso russo e a sud l'Iran; altrimenti Armenia e Azerbaijan - a questo punto - avrebbero certamente trovato un compromesso.

E come se tutto questo non fosse sufficiente basta guardare il quadrante dell'estremo oriente per capire che siamo di fronte ad una enorme scacchiera mondiale. Gli USA hanno di fatto sancito un'alleanza con il Vietnam in funzione anticinese così come allo stesso modo con le Filippine, la Malaysia, Taiwan, il Giappone e la Corea del Sud creando così una gigantesca “collana di perle” che ha il compito di non lasciare sbocchi verso il Pacifico a Pechino. Una collana di perle che peraltro sta passando da uno stato di controllo passivo dell'Impero di Mezzo ad uno attivo, inteso nel senso dove paesi come le Filippine e il Vietnam tengono alta la tensione per le rivendicazioni territoriali nel Mar Cinese Meridionale, mentre Taiwan continua ad armarsi (indovinate grazie a chi) in chiave indipendentista dalla Cina Popolare. Parlare della storica rivalità tra Giappone e Cina pare anche superfluo, se non per ricordare che Tokyo dopo la seconda guerra mondiale è di fatto una colonia americana; così allo stesso modo è superfluo ricordare che la Corea del Sud – l'ultima perla della collana – è ancora in stato di guerra con la Corea del Nord, strettissimo alleato di Pechino.

Quello che insomma dovrebbe essere chiaro è che analizzare i conflitti presenti nei tre quadranti fondamentali (Europa, Medio Oriente e Estremo Oriente) sulla base delle scelte (apparenti) delle leadership locali è assolutamente da sprovveduti. Ciò che conta è vedere il Grande Gioco per l'egemonia globale. Una partita questa che stanno combattendo solo due paesi, gli USA e la Cina con dei comprimari in alcuni casi importanti come la Russia, e in altri casi assolutamente sacrificabili come per esempio l'Ucraina, o Gaza usata cinicamente come esca per attrarre nel conflitto il Libano di Hezbollah e l'Iran facendolo così diventare devastante.

Poi non ha alcuna importanza come questa situazione di instabilità mondiale (eufemismo) viene chiamata; questo sarà magari una preoccupazione degli storici. Ciò che conta per noi è comprenderne la logica e magari riuscire a trovare uno spazio per poter influire evitando che le élites abbiano mano libera di decretare sciagure ai danni dei popoli. Forse sotto questo aspetto è l'ora che si crei un comitato internazionale per la pace con la speranza che riesca ad accomunare fasce di popolazione, il più ampie possibili, di diversi paesi.





(Fine)

 

Come avete certamente notato le cartine provengono da vecchi numeri di Limes. Ho scelto di proposito di usare cartine datate del mensile di analisi geopolitica proprio perché chiariscono in maniera plateale come certi processi in corso (assedio alla Russia, strangolamento della Cina, caos globale) siano in corso da molti anni e temo che per molti anni ancora continueranno.

 

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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