A Flobert. 50 anni dopo si muore ancora di sfruttamento

2035
A Flobert. 50 anni dopo si muore ancora di sfruttamento

 

 

Viernarì unnice aprile 'a Sant'Anastasia nu tratto nu rummore sentiett' 'e ch' paura.

Queste sono le prime strofe di una canzone, ‘A Flobert, scritta dal Gruppo operaio E Zezi - Nacchere Rosse di Pomigliano d’Arco, all’indomani della strage di operai che si consumò a Sant’Anastasia, comune ai piedi del Vesuvio, l’11 aprile del 1975.

La canzone fu scritta da Salvatore Alfuso, detto Scià Scià, cantore delle Nacchere Rosse, il quale insieme ad altri compagni del colletttivo di musica popolare, volle recarsi subito sul luogo della strage.

Furono 12 gli operai morti nell’esplosione di questa fabbrica addirittura considerata di giocattoli, ma che in realtà lavorava  esplosivi.

Pino Daniele nel suo Album ‘Terra Mia’, volle anche lui ricordare quella tragedia con la canzone ‘O Padrone’.

Questa tragedia colpì tutta l’Italia. Una tragedia dello sfruttamento, anche se era un’epoca di protagonismo e rivendicazioni operaie, erano migliaia le persone che morivano di lavoro, meglio dire di sfruttamento e sicuramento, da non definire “morti bianche”.

All’epoca della Flobert, morivano migliaia di lavoratori all’anno, le cifre anche oggi, sono a tre zeri. Secondo il Centro Studi Cub che ha elaborato dati Inail e dell'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre (Venezia), più di 4 morti sul lavoro al giorno nel 2024, 30 alla settimana, 123 al mese, per un totale di 1482 a fronte di 1446 nel 2023.

I numeri, naturalmente, sono sempre per difetto.

Cinquant’anni dopo questa strage non ha fatto storia, dunque.

È un problema di leggi, se c’è questo o quell’altro governo? Assolutamente, queste morti ieri come oggi hanno un nome: capitalismo, liberismo, sfruttamento che ignora la vita umana per il profitto.

In maniera più diretta la strofa lo diceva la canzone de E Zezi:

E chi và 'a faticà pur' 'a morte addà affruntà murimm' 'a uno 'a uno p'e colpa 'e 'sti padrune.

Non interessa alla politica, agli pseudointellettuali di oggi, il lavoro e i lavoratori, figuriamoci quando muoiono. Si legifera al servizio del padronato per rendere non solo più precaria la vita lavorativa, ma anche più pericolosa tagliando quelli che vengono considerati "orpelli" per la produzione, oltre ad aumentare i ritmi di lavoro.

Oggi si consumeranno i soliti rituali stucchevoli delle commemorazioni con la chiosa finale del “mai più”, magari pronunciato proprio da chi è ancora responsabili di certe tragedie.

Per evitare che si continui a morire di sfruttamento, la canzone dei Zezi, pur scritta nell’immediato della strage aveva in qualche modo delineato la soluzione, era stata profetica andando già all’epoca al di là della retorica delle commemorazioni.

E ci teniamo strette queste strofe, non nella speranza, ma nella possibilità concreta che sia un cambiamento.

A chi ajmma aspettà

sti padrune a' cundannà

ca ce fanno faticà

cu 'o pericolo 'e schiattà.

 

Sta ggente senza core

cu 'a bandiera tricolore

cerca d'arriparà

tutt' 'e sbagli ca fà.

 

Ma vuje nun'ò sapite

qual'è 'o dolore nuosto

cummigliate cu 'o tricolore

sti durici lavoratori.

 

Ma nuje l'ajmm' capito

cagnamm' sti culuri

pigliammo a sti padrune

e mannammel' 'affanculo.

 

E cu 'a disperazion'

sti fascisti e sti padrune

facimmo un ' muntone

nu grand' fucarone.

Cert' chisto è 'o mumento

e 'o mumento 'e cagnà

e 'a guida nostra è grossa

è 'a bandiera rossa.

Compagni pè luttà

nun s'adda avè pietà

me chesta è 'a verità

'o comunismo è 'a libertà.

Francesco Guadagni

Francesco Guadagni

 

Nato nell'anno di grazia 1979. Capolavoro e mancato. Metà osco, metà vesuviano. Marxista fumolentista. S.S.C.Napoli la mia malattia. Pochi pregi, tanti difetti, fra i quali: Laurea in Lettere Moderne, Iscrizione all'Albo giornalisti pubblicisti della Campania dal 2010. Per molti anni mi sono occupato di relazioni sindacali, coprendo le vertenze di aziende multinazionali quali Fiat e di Leonardo Finmeccanica. Impegno di militanza politica, divenata passione, è il Medio Oriente. Per LAD Gruppo Editoriale ho pubblicato il libro 'Passione Pasolini - Un Viaggio con David Grieco', prefazione di Paolo Desogus. 

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