Calabria, i medici cubani e chi ha veramente distrutto la sanità italiana

Calabria, i medici cubani e chi ha veramente distrutto la sanità italiana

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Può provocare tristezza, per come è stata distrutta l'istruzione universitaria, in questo caso Medicina, da decenni a numero chiuso.
 
Può provocare tristezza per la mia regione. Sono dipendente, non metto giudizi, certo, quando non lo ero scrissi un saggio sulla sanità italiana e calabrese (2002) raccolto nel libro PianocontroMercato.
 
Ma a me tutto sommato mette gioia, per la solidarietà del governo cubano, per il fatto che i medici cubani sono riconosciuti dallo stesso Presidente regionale come un'eccellenza, senza nulla togliere a quelli calabresi, molti dei quali, per questione di salute mia e di miei familiari, ho avuto modo di apprezzare.
 
Certo, siamo in emergenza. Se solo si trasformassero in stabilizzazioni gli innumerevoli contratti precari di medici, infermieri e Oss e si internalizzassero gli altri appalti esterni. Occorre ritornare allo spirito della Riforma Sanitaria del 1978, che portò il nostro Paese ad essere l'avanguardia nelle cure. Le regioni hanno le loro responsabilità, ma il crimine fu fatto a Roma nel corso della Seconda Repubblica. Occorrono decine di migliaia di assunzioni.

Occorre lo Stato Sociale del tempo che fu. Il comunismo verrà, se verrà, ma nel frattempo per il proletariato occorrono i servizi che un tempo, tramite le tasse, gli si offriva. Non mi si dica che mancano i soldi, o il debito pubblico, tutte balle. Negli ultimi 30 anni la dicitura "Meno Stato più Mercato" si è tradotta in "Più Stato per il Mercato". Da 30 anni le risorse pubbliche vengono dirottate a Confindustria e alle associazioni di categoria, al mondo imprenditoriale, con decine e decine di leggi di finanziamento, nazionali e regionali, un fiume di soldi. Loro, tramite bassi salari, si sono fatti un sacco di soldi, 4500 miliardi di liquidità per la gran parte è loro. I soldi ce li hanno.
 
E allora: io voglio pagare le tasse, per finanziare la scuola, la sanità, le borse di studio, gli studentati, le case popolari, i trasporti pubblici a prezzi calmierati, un risanamento ambientale e urbanistico, strade, ferrovie, l'assistenza sociale. Le avevamo ste cose, ci hanno preso in giro dicendoci che era un lusso e dirottando gli introiti delle nostre tasse a questa gente. E' questione di scelta, di politica, e nessuno degli schieramenti vuole cambiare tale infame assetto, ecco perché non ho mai votato. Certo, c'è anche l'Ue, ma mica ti obbliga a regalare, come hanno fatto nel 2020 e 2021 170 miliardi alle imprese. C'è tanta povertà, mancano servizi, i servizi primari non sono garantiti. Ecco, voglio continuare a pagare le tasse per quel che manca, non per aumentare di altre centinaia di miliardi di euro la liquidità dei soliti noti. Non è socialismo, ma è già qualcosa per me. Si chiama civiltà.
 

Pasquale Cicalese

Pasquale Cicalese

 

Economista. Ha aperto un canale telegram: pianocontromercato
 
 

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