Colombia. Intervista a Jesús Santrich: "L'Accordo di Pace è a pezzi"

Colombia. Intervista a Jesús Santrich: "L'Accordo di Pace è a pezzi"

Intervista a Jesús Santrich, comandante delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, Esercito del Popolo (FARC-EP) Segunda Marquetalia ed ex deputato.

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Di Sasha Yumbila Paz. Resumen Latinoamericano, 27 luglio 2020

 

Suggerisco di mettervi comodi/e, accompagnare la lettura dell'intervista con un caffè caldo. Seuxis Paucias Hernández Solarte, meglio conosciuto con il suo nome di battaglia Jesús Santrich, uno dei negoziatori del processo di pace a L'Avana, ex deputato e colui che ha trascorso 400 giorni in prigione senza alcuna prova contro per una montatura giudiziaria da parte del governo USA attraverso la DEA. Dalla clandestinità ci racconta della Seconda Marquetalia, dettagli poco noti sulla consegna delle armi, del Partito de  La Rosa e come lui afferma: "di personaggi oscuri come Timoleón Jiménez e Carlos Antonio Lozada".

 

Cosa sono le FARC-EP, Seconda Marquetalia? Esistono diverse espressioni che si chiamano FARC, si percepisce nel paese una marcata contraddizione tra coloro che non hanno si sono mai avvalsi del processo di pace e quelli che sono entrati nel processo, poi ne sono usciti ed hanno fondato la Seconda Marquetalia. Perché le contraddizioni se le radici sono le stesse?

 

Le FARC-EP, Segunda Marquetalia, sono un'organizzazione guerrigliera rivoluzionaria, comunista, di ideologia marxista, leninista e bolivariana. In tal senso, sono una struttura essenzialmente politica, ciò che implica essere un partito e, nel frattempo, assumiamo la via armata della lotta per i nostri principali scopi, ci costituiamo anche come esercito, con una linea di comando gerarchica ed una disciplina militare tale che chiunque militi con noi deve accettarla volontariamente e coscientemente prima di fare il passo della sua unione come componente.
La sigla ha lo stesso significato di quello dell'organizzazione insurrezionale originaria; cioè, Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, Esercito del Popolo, perché siamo continuazione dello stesso progetto fondato e guidato per decenni dal Comandante Manuel Marulanda Vélez e Jacobo Arenas. In sostanza, marciamo sotto le direttrici delle stesse concezioni strategiche e programmatiche, adattate alle variazioni della realtà nazionale ed internazionale, a cui si aggiunge la nuova situazione che si è configurata con la firma del fallito Accordo di Pace dell'Avana, con il tradimento dello stesso e le conseguenze avverse, di discredito della buona fede, del pacta sunt servanda, del valore della parola data e del dialogo come strumento per la risoluzione di conflitti che ha generato la perfidia istituzionale.
Si tratta di punti di vista diversi sulla gestione della politica, ma che sostanzialmente non comportano, per quanto ci riguarda, aspetti di ordine ideologico, perché non si tratta che l'uno o l'altro abbiano messo in discussione, in qualche momento, ad esempio, la legittimità o la pertinenza della lotta armata o degli scopi strategici riguardanti l'istituzione della giustizia sociale, la costruzione del socialismo e la conquista del comunismo.
Ciò non è mai accaduto, almeno per quanto riguarda il settore insorgente che porta avanti il progetto Segunda Marquetalia. La questione del fallimento, secondo me, è stato più di ordine tattico, riferito alla forma di far avanzare la lotta nel momento specifico che si stava vivendo quando la dirigenza d'allora ha preso la decisione di sedersi al tavolo dei colloqui con il governo. Ciò obbediva ad una linea guida strategica concepita attraverso la nostra storia di lotta, consistente nel fatto che la soluzione dialogata al conflitto era  parte principale della visione strategica fariana, con la precisazione sì, che a quella uscita a cui mai nessuno internamente si è opposto mai,  nessuno che si considerasse genuinamente marulandista, l'ha pensata includendo la consegna delle armi, ed ancor meno con la rinuncia ai principi comunisti di origine, che è dove risisede il problema di ciò che è accaduto dopo la firma dell'Accordo.
Su questo aspetto nodale si è presentata una distorsione che non ha mai contato sull'approvazione di quelli di noi che hanno ripreso le armi, ma che è stata imposta con la manipolazione della linea di comando, della disciplina militare e della subordinazione, al grosso dello Stato Maggiore Centrale e della guerriglia, da un settore arrendevole che oggi è molto evidente.
Contro quel settore si sono fatti  accesi dibattiti, che non sono di sufficiente conoscenza pubblica e che sono di quasi nulla gestione di quella che era la maggioranza delle basi di guerriglia. I punti di scontro con il settore arrendevole si sono posti particolarmente in evidenza durante la Decima Conferenza, quando la disarticolazione dello schieramento strategico era già irreversibile e nel Congresso Costitutivo del Partito de  La Rosa, quando il disarmo militare era già avvenuto e si  cominciava ad evidenziare con più forza il disarmo ideologico.
Quindi, come lei ha detto, sebbene con le stesse radici, si percepiscono contraddizioni tra le FARC-EP Segunda Marquetalia ed altri settori che anche si denominano FARC ma che non hanno mai accettato il processo di pace come sì hanno fatto i primi. Forse questo è il punto principale delle differenze, l'aver accettato o meno l'Accordo, ciò che non costituisce in alcun modo una contraddizione inconciliabile, anche se da essa altre emergano.
Ma per risolverle, devi sederti a dialogare, che è ciò che non è ancora accaduto ma dovrà accadere, e forse per questo motivo ci sono incomprensioni o ignoranza di quale fosse la nostra posizione durante i colloqui, ai quali quelli di noi che sono andati lo hanno fatto per un decisione non personale ma dell'Organizzazione, e di cui è stato nostro fermo atteggiamento conseguente con la linea rivoluzionaria dopo la firma dell'Accordo.
Ed esistono queste ignoranze, semplicemente perché la comunicazione in un'organizzazione gerarchica e compartimentata come lo erano le FARC la gestiva il comando superiore e quando si è allargata la possibilità di un dibattito aperto, il tradimento era un fatto sia da parte del governo che da parte del settore arrendevole che purtroppo, in larga misura, ha continuato a guidare il partito de La Rosa, affogando la critica con la stigmatizzazione, la segregazione dei contraddittori e persino con la sua espulsione. Tutto ciò, unito alla determinazione che ha preso Iván Duque di stracciare l'Accordo e di continuare le politiche  controinsurrezionali di sterminio che stanno portando la Forza Alternativa Rivoluzionaria Comune alla bancarotta.

 

In quali altri punti specifici avete contraddizioni e dibattiti?

 

Vedrai, tra i settori che non fanno parte delle FARC-EP Segunda Marquetalia, alcuni compagni come il caso di Gentil Duarte sì erano nel processo di pace ed hanno preso la determinazione di continuare la lotta armata dopo la Decima Conferenza, quando le armi non erano ancora state consegnate. Altri, persino, erano in prigione e sono stati rilasciati a seguito della firma dell'Accordo e poi hanno ripreso la lotta armata. Altri lo abbiamo fatto successivamente perché così ce l'hanno imposto le circostanze. Quindi, insisto, la contraddizione non sta nell'assumere il percorso della soluzione dialogata come opzione, ma nella distorsione che ha preso la concezione fariana verso la consegna delle armi prima, e poi verso la sconfitta ideologica.

E non c'è mai stato un Piano B su cosa fare in caso di non adempimento dello stabilito o che fare in caso di una distorsione interna, poiché tali scenari non erano previsti; e non lo erano semplicemente perché a nessuno, mai, è passato per la mente che ci sarebbe stata una consegna delle armi. Ciò di cui abbiamo parlato era "collocare le armi fuori del loro uso in politica", che era ciò che significava ABBANDONO DELLE ARMI. Ed è qui che si trova l'aspetto essenziale della distorsione interna che ci ha portato alla rottura, perché senza alcun tipo di consultazione e con tutte le manovre immaginabili, iniziando a distaccare per affrontare il tema delle armi una Commissione Parallela che inizialmente è stata inviata per effettuare le negoziazioni, l' ABBANDONO l'hanno trasformata in CONSEGNA, in tempi record, di tutte le armi senza definire effettive garanzie di adempimento di quanto concordato.

Per questo motivo ritengo che Gentil e coloro che hanno deciso di non continuare essendo stati nel processo, abbiano assolutamente ragione nella determinazione presa. E quelli che da prima hanno mostrato la loro riluttanza anche la hanno perché il processo in generale, specialmente quando è iniziato quel dibattito sull'ABBANDONO delle armi, ha assunto, da parte di quella seconda delegazione guidata da Carlos Antonio Lozada, un insolito segretismo che ha compartimentato lo stesso resto della Delegazione che si trovava a L'Avana, portando a scontri quasi di rottura, che non si sono prodotti perché tutti coloro che ci opponevamo eravamo troppo esposti e senza possibilità di gestione di truppe né di territorio, e come ho già detto, con un isolamento rispetto alle comunicazioni con i Fronti ed il resto della militanza. Molto complessa la questione in un ambiente in cui tutti iniziamo a diffidare di tutti e dove nessuno osava dire all'altro la sua reale visione sul percorso da intraprendere e quando farlo.

Per non soffermarmi troppo su questo, suggerisco di leggere il libro del compagno Iván Márquez 'La Segunda Marquetalia', in cui si dettaglia, con più informazione ciò che è accaduto ed in cui sono inclusi i principali documenti di fondazione delle FARC-EP Segunda Marquetalia, posto che effettivamente le nuove circostanze ci hanno portato ad apportare alcune variazioni tattiche al Piano di Campagna Bolivariana per la Nuova Colombia, che non possiamo imporre a nessuno che non faccia parte della squadra di lavoro che le ha discusse ed approvate e che ovviamente non possono essere elementi per squalificare nessuno di coloro che non siano stati in tale dibattito.

Per noi la sigla FARC-EP è una costruzione storica che ora non dipende solamente da coloro che la abbiamo portata fino alla Decima Conferenza, o fino alla Nona se vogliamo essere più radicali, perché c'era un processo politico che è lì, nel bene o nel male, con alcuni risultati tangibili che non possono essere cancellati o nascosti. Una delle conseguenze è stata la divisione della nostra organizzazione, l'emergere di sfumature tattiche su questioni come il trattamento delle trattenute economiche e delle truppe governative; la definizione degli obiettivi militari specifici, ecc. Su questo dovremo sederci a discutere e giungere a conclusioni con i compagni delle varie FARC che esistono oggi, incluso la Seconda Marquetalia, che prende tale denominazione per due motivi principali: uno, è rendere omaggio al comandante Manuel Marulanda, che nei suoi ultimi giorni di esistenza contemplava e quindi lo stava preparando, fare una grande offensiva militare dalla zona in cui si trovava, con quel nome.

Ed una seconda ragione è che con le nostre determinazioni ed azioni non possiamo compromettere il nome di coloro che non sono strutturati con noi; è una questione di rispetto e riconoscimento. Ma neppure noi possiamo impegnarci in determinazioni ed azioni di strutture di cui non facciamo parte; è una questione di responsabilità. Quindi, rispondiamo solo per quello che fanno all'interno delle linee dei nostri piani, coloro che agiscono strutturati nella Seconda Marquetalia. Questo è il marchio che ci differenzia, per ora.

 

È possibile un'unificazione di coloro che criticano il fallito Processo di pace?
 

Certo che è possibile perché esistono gli elementi per farlo: abbiamo le stesse radici, abbiamo gli stessi scopi strategici, una lunga storia di lotta comune, un'ideologia marxista-leninista e bolivariana che ci affratella ed una condizione di rivoluzionari che ci impone non solo la necessità ma il dovere di prendere la strada dell'unità o almeno quella del coordinamento a beneficio delle comunità che ancora credono in noi e che, in un modo o nell'altro, hanno i loro affetti condivisi e confusi.

Questo è noto al nemico e per questo motivo compie enormi sforzi per generare e moltiplicare  scontri ed allontanamenti, pubblicando comunicati apocrifi dell'uno contro l'altro e realizzando anche azioni inammissibili a nome dell'una o dell'altra struttura fariana che includono attentati contro gente innocente. Tutto ciò deve chiamare la nostra attenzione ad essere molto riflessivi prima di giungere a conclusioni di fronte a fatti che si presentano in questa confusa situazione del confronto. Osservare sempre che il regime cerca di fare i suoi interessi e mantenerci fratturati in modo da distruggerci tra noi, creando od incoraggiando discordia e persino creando i suoi propri gruppi che li fanno agire come FARC.

 

Come valuta il settore delle FARC che continua ad agire in base agli Accordi di novembre 2016? 
 

Ho valutazioni segmentate e differenziate, perché i membri del Partito de La Rosa non sono più un gruppo con identità o unità ideologica e politica; ci sono settori e tendenze chiaramente definiti. Ma vorrei iniziare dicendo che la prima cosa che dovrebbe essere evidenziata è che l'Accordo di Pace, al di là del tradimento sofferto da parte dell'istituzionalità e di un settore tollerante all'interno delle FARC ha convertito la Forza Alternativa Rivoluzionaria Comune, ha offerto una possibilità di cambio per trovare la pace con giustizia sociale, o che potesse almeno servire da base per tale scopo, che ha suscitato la volontà di milioni di persone che in Colombia hanno scommesso su tale alternativa e quella di migliaia di guerriglieri che, in buona fede, hanno anche creduto in tale percorso, e lo hanno intrapreso e persistono ancora nella disputa per realizzare gli obiettivi che sono stati delineati in termini di superamento della miseria, disuguaglianza ed esclusione politica, soprattutto.

Ho la convinzione che la maggior parte dei compagni/e che continuano ad agire, ostinatamente, secondo gli Accordi del 2016, lo fanno credendo, contro ogni avversità, nell'onorevole e necessario compito di costruire la pace democratica e della ricerca di soluzioni ai problemi sociali che  assillano il paese, e lo fanno anche credendo nella necessità e possibilità di una soluzione politica al conflitto che si è ripotenziato con le nuove e vecchie insurrezioni che persistono nella rivolta armata, sia per causa del tradimento o perfidia istituzionale riguardo al patto dell'Avana o semplice e chiaramente perché le cause che hanno generato il conflitto non sono state superate.

Nel percorso delle FARC come organizzazione insorta in armi, l'abbiamo detto pubblicamente, quelli di noi che riprendono o continuano questo percorso hanno una lunga storia comune di successi ed errori, di coincidenze e contraddizioni, di sacrifici alla ricerca di ideali intorno a cui ci siamo identificati e che ancora sicuramente ci fanno coincidere con la maggior parte della militanza della Forza Alternativa, e per questo e per la prima cosa che ho espresso per rispondere a questa domanda, indipendentemente dalle ragioni ideologiche o politiche che in quanto alla definizione di vie e forme della rivoluzione ci allontanano, sono molte quelle che ci danno identità, e molto più grandi sono i sentimenti affettivi profondi che non dipendono propriamente dalle direzioni che prende l'azione politica o dalle decisioni capricciose di pochi dirigenti che hanno distorto il cammino, si sono disinteressati dei propri vecchi compagni d'armi e della militanza di base in ??generale, inoltre hanno intrapreso la triste e deplorevole impresa di ripetere le calunnie diffamatorie ??dei nemici di tutto il processo rivoluzionario che brulicano nell'Istituzione, nel Blocco di Potere Dominante ed in alcuni settori opportunistici che si mimetizzano dietro posizioni apparentemente conseguenti.

A questo proposito, quindi, differenzio le basi militanti, ex combattenti o meno, da personaggi oscuri come Timoleón Jiménez e Carlos Antonio Lozada che si sono distinti come rinnegati o apostati dalla loro precedente condizione di guerriglieri comunisti e nel loro nuovo ruolo di ciarlatani dedicati ad insultare o denigrare la dirigenza del progetto politico FARC-EP (Seconda Marquetalia) e delle insurrezioni in generale, usando le stesse spregovoli calunnie dei nostri nemici del regime, in particolare con la logora accusa che siamo narcotrafficanti  e non combattenti politici, o l'accusa di essere stati quelli che "hanno disertato la pace", come se ignorassero le nostre ragioni fondate sulla perfidia istituzionale e, soprattutto, ignorando gli sforzi che quelli di noi che oggi sono tornati alla lotta armata hanno fatto per far avanzare l'accordo, o per ottenere la liberazione dei nostri prigionieri o la realizzazione dei progetti di reincorporazione e per le urgenti trasformazioni sociali, etc.

In questo quindi, noi non critichiamo coloro che hanno sempre creduto, o hanno optato, ora, per la lotta legale, ma sì siamo obbligati a dare dibattito a coloro che assolutizzando quel percorso si erigono a sensori della nostra lotta, criticando o squalificando coloro che seguono ammettendo come legittimo il diritto alla ribellione armata, specialmente se le critiche si fanno per disfattismo o per aver fatto una virata a destra, e di conseguenza hanno deciso di disconoscere le circostanze del terrorismo di stato che la Colombia continua a soffrire. Un'altra cosa è che per convinzione o per tattica e strategia politica, si assuma la determinazione di trovare nuove strade ed intraprendere la marcia per esse, ciò che è anche valido ed ha il suo merito per qualsiasi Partito.

(Traduzione di Francesco Monterisi)

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