Coronavirus: pandemia di scemenze

Coronavirus: pandemia di scemenze

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Probabilmente pochi sanno che l’influenza colpisce ogni anno qualche milione di persone in Italia e fa oltre 8 mila morti solo nel nostro Paese, circa 700 mila in tutto il mondo, una cifra spaventosa a cui non si fa caso solo per abitudine, perché questa malattia la prendono un po’ tutti di solito senza particolari conseguenze fino a che gli anni non cominciano a pesare e le complicanze si moltiplicano. A volte poi i virus che causano la patologia  mutano e si fanno più pericolosi, causano pandemie come l’asiatica o come la spagnola che infuriò esattamente un secolo fa e che fece dai 40 ai 100 milioni di morti, tanto da superare di gran lunga le vittime della prima guerra mondiale. Avremmo dunque tutti i motivi di preoccupazione in merito alla prevenzione e alla cura di questa affezione, così come a quella ancora più grave della meningite che proprio in questi giorni sta colpendo diverse regioni italiani e che ha un tasso di mortalità del 14% anche in presenza di cure.  Avremmo insomma ogni giustificazione per far lavorare la paura su cose reali: invece per un bias cognitivo i media sono pieni di notizie e di allarmi, di quarantene e mascherine  sulla epidemia nata in una ristretta zona della Cina dovuta a un coronavirus, una famiglia di patogeni che conosciamo bene perché è quella che procura diversi disturbi lievi tra cui il raffreddore  ed eccezionalmente di più severi come la Sars malattia che sembrava essere la fine del mondo e che finì praticamente in nulla: quindi ci troviamo di fronte a qualcosa di non eccessivamente pericoloso ancorché si tratti di un nuovo ceppo ( alla loro comparsa i nuovi agenti patogeni sono normalmente molto più virulenti) , che già all’inizio ha una mortalità inferiore a quella dell’influenza e che finora ha ucciso soprattutto ultraottantenni già fiaccati da altre gravi malattie.


Certo qui opera la fascinazione negativa del remoto e dello sconosciuto, ma lavora soprattutto un’orchestrazione mediatica volta alla demonizzazione della Cina, ignobilmente  colpevole di incalzare l’ occidente dalla sua preminenza industriale, nonché di contraddire le oligarchie nostrane con la dimostrazione della superiorità di un economia mista e pianificata rispetto alle ossessioni del privatismo ontologico. Tra l’altro l’efficienza con cui si è stata arginata l’epidemia non ha precedenti e costituisce anzi la prima la prima volta nella storia della medicina in cui il genoma di un virus è stato mappato dopo appena dieci giorni dalla comparsa del primo focolaio, un fatto sorprendente che per fortuna è stato riconosciuto da Nature, una delle più stimate riviste scientifiche. Poco a che vedere con le prestazioni di una fabbrica della salute tutta in mano ai privati e al profitto ( nonché  purtroppo anche ai militari e alle loro guerre batteriologiche) che se salva delle vite certamente ne miete moltissime: basti pensare solo alle vittime di farmaci rivelatisi  letali (pensiamo solo al Vioxx) che tuttavia sono ritirati con estrema lentezza pensando più che alle vite umane ai bilanci di chi li produce. Le morti da farmaco (e non parliamo delle sostanze psicotrope) arrivano a circa 300 mila l’anno, di cui quasi la metà nei soli Stati Uniti che sono all’origine della campagna volta in realtà a fare della Cina un grande nemico simbolico, una sorta di monatto planetario.


Così nonostante la scarsa pericolosità del nuovo coronavirus e le eccezionali misure per evitare la sua diffusione, l’intero esercito del potere e  dell’informazione occidentale e si è buttata a pesce sull’evento mostrandolo come una catastrofe di proporzioni bibliche tanto che l’Oms che non aveva voluto dichiarare lo stato di allarme è stato fatto segno a pressioni enormi e ha dovuto farlo a guarigioni già avvenute e a diffusione in regresso e quando già i ricercatori di mezzo mondo sono impegnati a sedare l’infezione. Mentre chissà i padroni del farmaco a proporre nuove vaccinazioni planetarie, perché si vogliono prendere più piccioni con una fava sola . Al contrario dal virus della paura irrazionale, sparsa a piene mani e quello sinergico della son evidentemente è evidentemente così diffuso da essere l’unica pandemia inguaribile.


 

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