“Costruire l’opposizione al governo Draghi”: adesione di MarxVentuno

“Costruire l’opposizione al governo Draghi”:  adesione di MarxVentuno

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Messaggi di adesione da MarxVentuno
 
Abbiamo ricevuto messaggi di adesione al nostro appello Libertà? Partecipazione!, volto a contribuire alla costruzione di un'opposizione progressiva al governo Draghi e a ciò che rappresenta.
Oggi pubblichiamo quelli di Andrea Catone e Fausto Sorini, della rivista comunista MarxVentuno. Ringraziamo entrambi calorosamente, sia per la condivisione di assunti di fondo, sia per i rilievi critici che ci fanno riflettere e migliorare. Segnaliamo inoltre che l'articolato e ricco  intervento di Catone è stato pubblicato sul sito di Marx21.
[Invitiamo a scrivere commenti ed interventi sull'appello, all'indirizzo email: odio.lindifferenza@gmail.comNei limiti del possibile saranno pubblicati su questo stesso blog.]
 
 
Fausto Sorini, direttore responsabile di MarxVentuno, rivista comunista
 
Aderisco al vostro appello, al suo orientamento generale. I singoli punti necessitano ovviamente di un approfondimento specifico dei un perfezionamento, che tenga conto delle diverse competenze settoriali. Ma l’orientamento generale - di chiara ispirazione “costituzionale” - mi sembra quello giusto per la costruzione di un Fronte ampio.
 
 
 
Andrea Catone, direttore della rivista MarxVentuno
 
    Sul documento-appello “Costruire l’opposizione al governo Draghi”
 
Alcuni compagni mi sollecitano alla lettura e a un commento sul documento-appello “Costruire l’opposizione al governo Draghi”, elaborato e diffuso qualche settimana fa. Rispondo volentieri, scusandomi del ritardo.
 
Condivido ciò che mi sembra essere il “nocciolo duro” dell’appello: la proposta di (traduco in un linguaggio politico della tradizione comunista) dar vita a un fronte ampio di forze sociali, culturali, politiche, unito sulla base di un programma minimo di classe adeguato ai mutamenti della fase economico-politica attuale sul piano internazionale (presidenza Biden) e nazionale (governo Draghi). Esprimo quindi la disponibilità a lavorare alla costruzione di tale fronte, per trasformare la buona intenzione che esso esprime in concreta realtà vivente, renderlo operativo, dargli testa, corpo e gambe. Cosa che è, nella situazione attuale – come gli stessi estensori dell’appello non si nascondono – molto difficile.
 
Per affrontare la grande questione che l’appello pone occorre definire con la massima chiarezza possibile:
 
- la fase politico-economica attuale analizzata dal punto di vista delle “classi subalterne”;
 
- gli obiettivi di fondo che, rispetto all’analisi di questa fase determinata, il fronte unito deve porsi;
 
- i soggetti – sociali, politici, culturali – che possono essere uniti nel fronte sulla base del programma.
 
 
In merito al contesto internazionale e alle sue implicazioni a livello nazionale
 
Il documento scrive (le sottolineature sono mie, AC):
 
[Proposizione A] La crisi ha prodotto, in quest’area del mondo, un forte arretramento dei diritti e delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori e una notevole ristrutturazione dello stesso capitalismo. Essa ha via via provocato però anche divergenze e fratture all’interno delle borghesie occidentali sulle relazioni da mantenere con Russia e Cina, che sono in grado di dare una prospettiva più florida ai commerci mondiali, in ciò negando il predominio occidentale.
 
E in un paragrafo successivo
 
[Proposizione B] Con l’elezione del nuovo presidente USA, si sta registrando il tentativo di ricompattare il fronte liberista USA-EUROPA con l’obbiettivo di dettare le condizioni nelle relazioni tra economie in regime liberista e quelle di altro stampo.
 
Per quanto riguarda l’Italia, il governo Draghi
 
[Proposizione B1] ha immediatamente rimesso l’Italia nell’ovile degli USA […] con il suo profilo atlantista e filo-UE […] si pone come un punto di equilibrio e di riferimento per realizzare una riunificazione economica e culturale sotto l’insegna delle borghesie occidentali, in particolare del loro settore di maggior peso e unificazione transnazionale.
 
Da cui si ricava l’indicazione programmatica:
 
(1) evitare che le intere popolazioni siano portate ad unirsi alle borghesie occidentali per salvare la posizione di predominio di queste ultime;
 
(2) contrastare il ricorso alla guerra, in ogni forma, anche in quella “a pezzi” giustamente denunciata anche, autorevolmente, da Papa Bergoglio.
 
 
Il documento quindi registra, da un lato [Proposizione A], l’emergere di (continuo a “tradurre” in un linguaggio marxista “classico”) contraddizioni intercapitalistiche e interimperialistiche (tra frazioni diverse del capitale nella sua fase attuale; tra Stati: ad esempio tra Usa e Germania sulle relazioni economiche con Russia e Cina); dall’altro, il disegno dell’amministrazione USA di mettere la sordina a tali contraddizioni e di compattare il blocco occidentale (USA, Canada, UK, UE…), rinsaldandolo sotto ogni profilo, a partire da quello dell’alleanza politico-militare della NATO [proposizione B e B1].
 
Rispetto a questa impostazione la seconda indicazione programmatica (2) si presenta piuttosto definita, in linea con l’articolo 11 della nostra Costituzione, anche se è assente la specificazione di “guerra imperialista”. È comunque in linea con la grande tradizione del movimento operaio dal Comintern ai “partigiani della pace”, alla lotta degli anni 80 contro gli euromissili, fino alle mobilitazioni di massa, sulla base di un fronte ampio, che tra la fine degli anni 90 e i primi 2000 siamo riusciti ad organizzare contro le aggressioni imperialiste alla Jugoslavia (1991-1999) e all’Iraq (1991; 2003).
 
 
L’obiettivo (1) richiede un approfondimento e una chiarificazione. Esso si concentra esclusivamente sulla contraddizione “classica” tra proletari (“classi subalterne”) e borghesia. Invita molto giustamente ad operare per scongiurare il pericolo che le classi subalterne siano trascinate dietro il carro delle guerre imperialiste della borghesia. Era l’indicazione dei comunisti nella prima guerra mondiale. Era ciò su cui si è fondato, con Lenin, il movimento comunista contemporaneo, con la rottura epocale con il social-sciovinismo della maggior parte dei partiti della II Internazionale. Quindi, un forte approccio antisocial-sciovinista, contro ogni tentazione in questo senso di union sacrée nazionalistica.
 
Esso, però, “dimentica” l’attenzione che nella “proposizione A” era dedicata alle contraddizioni interimperialistiche. Non vi è nessuna indicazione concreta in merito. Credo che ciò sia dovuto fondamentalmente all’impiego generalizzato e pervasivo della categoria di “liberismo”, che sostituisce spesso quella di modo di produzione capitalistico, e all’assenza nel documento della categoria di imperialismo. Per cui la lettura che si fa del mondo attuale risulta monca, anche se non falsata. Il documento legge il mondo attuale sostanzialmente diviso e contrapposto in due grandi modelli di politica economica: “liberisti” e “non-liberisti.
 
Ciò non è senza conseguenze nell’individuare la linea politica del programma di fase:
 
Se ci muoviamo – come credo giusto e necessario – in nome dell’art 11 della Costituzione e per una politica di pace, contro le politiche di guerra imperialistiche, allora dovremmo cercare di dividere il blocco imperialista facendo leva sulle sue contraddizioniNon dovremmo dare per scontato che esista un unico generale interesse delle borghesie occidentali liberiste. In altri termini: dovremmo lavorare sulle contraddizioni USA-Germania, Usa-Ue. Esse non sono solo a livello economico, ma a livello politico, di interessi di stati, geopolitico. È propriamente questa la proposta politica avanzata da Russia e Cina di un mondo multipolare, non “bipolare”, contro l’unipolarismo affermato dagli USA. L’attuale politica USA mira a riaffermarsi e mantenere il suo predominio attraverso il ricorso al clima politico-culturale di una nuova guerra fredda, che divideva il mondo tra libertà e totalitarismo, Occidente e Oriente, capitalismo e socialismo, Usa e Urss (il documento molto giustamente stigmatizza la crescente pressione della propaganda occidentale in questo senso).
 
Occorre oggi, nella fase attuale, costruire il fronte più ampio contro la politica USA di “nuova guerra fredda”. La linea di questo fronte non coincide in toto con quella tra liberismo e non-liberismo. La linea di questo fronte dovrebbe muoversi su altre coordinate. Bisognerebbe individuare per questo il nemico principale, che è impersonato oggi dall’imperialismo USA. Non sono equiparabili, né si possono mettere sullo stesso piano gli altri imperialismi dei paesi europei occidentali quali UK, Germania, Francia, Italia… (allo stato attuale non c’è ancora un “polo imperialista europeo”) con quello USA. Meno compatto è il fronte occidentale, più lontano è il pericolo della guerra che gli USA minacciano contro il paese indicato oramai da anni come il nemico strategico, la RPC.
 
Se si vuole, come si scrive nel documento, “contrastare il ricorso alla guerra”, occorre lavorare con ogni mezzo – compreso quello ideologico-culturale – al non compattamento del blocco occidentale, alla sua divisione (che ha basi oggettive), contrastare la nuova guerra fredda che tende a introdurre il bipolarismo, lavorare per il mondo multipolare.
 
 
Se il contesto internazionale e le indicazioni programmatiche di fase richiedano un supplemento di analisi e approfondimenti nel quadro, comunque, di una sostanziale convergenza, più problematiche – a mio parere – si presentano le “tracce programmatiche”. In esse, pur nella loro lunghezza, mancano alcuni punti cardine: in primis, gli obiettivi sul terreno costituzionale, politico-istituzionale (che per decenni la “nuova sinistra” e l’estremismo di sinistra hanno sottovalutato e trascurato, considerando, in modo antimarxista, antigramsciano e antitogliattiano, tale terreno secondario o addirittura nullo rispetto alla priorità del “conflitto sociale”, istituendo così una cesura tra il sociale e il politico, che va in senso diametralmente opposto al Manifesto del 1848).
 
Alle questioni costituzionali non è dedicato un punto specifico. Si accenna al problema aperto dall’infausta riforma costituzionale del 2001 (votata dal centro-sinistra, Pdci compreso) del titolo V della Costituzione, nel capitolo sulla sanità, in cui si critica fortemente – e giustamente – la regionalizzazione della sanità, che ha manifestato nella pandemia i suoi enormi limiti, ingiustizie sociali, inefficienze.
 
Ma il problema della regionalizzazione della sanità non è il solo. Anche di più vasta portata è la questione di ciò che si chiama “autonomia differenziata”, che col governo Gentiloni spiccò un balzo in avanti, potrebbe oggi essere portata a compimento dal governo Draghi, accentuando le diseguaglianze tra regioni, acuendo la questione meridionale. La lotta contro l’autonomia differenziata (per opporsi ad essa sono sorti comitati a livello nazionale e periferico) non può non essere un punto centrale del programma di un “fronte unito”.
 
E ancora sul terreno politico-istituzionale. Occorre oggi in Italia ingaggiare seriamente la lotta per una legge elettorale proporzionale e senza sbarramenti. La legge elettorale, a partire dal 1993 con l’introduzione del maggioritario, allora Mattarellum, ha pesantemente condizionato le scelte politiche delle formazioni comuniste e di sinistra, spingendole – per evitare di essere cancellate dalla rappresentanza in parlamento – ad alleanze forzose e subalterne (governi Prodi 1 e Prodi 2), col risultato di contribuire non poco alla perdita di legami con la propria base di massa (che è la triste situazione in cui ci troviamo oggi, con un consenso elettorale, come si usa dire, da prefisso telefonico).
 
 
Il limite di fondo che scorgo nel complesso nelle “tracce programmatiche” è nell’assenza di una visione organica, di un “centro di gravità” ben definito, da cui si possano far discendere le articolazioni nei vari campi e le indicazioni di obiettivi di lotta adeguati alle forze effettivamente presenti e alla fase attuale. Nel lungo elenco di obiettivi di lotta, ve ne sono diversi che, in astratto, non si possono non sostenere, ma sono “buttati” uno dopo l’altro, talora affastellati, e dal loro insieme non risulta la trama di un disegno chiaro e coerente. E nonostante la lunghezza dell’elenco, risaltano alcune assenze fondamentali (non solo sulla questione politico-istituzionale).
 
 
Disuguaglianze sociali. Alcuni obiettivi appaiono “politicamente corretti”, possono avere il consenso di tutti, privi, come sono qui posti, di una qualche indicazione concreta, di un qualche interesse reale e determinato contro cui intervenire: quale governo dirà mai di non essere contro le mafie? O contro l’evasione e l’elusione fiscale? Tra l’altro, il documento specifica: evasione/elusione “di grandi dimensioni”; ma chi definisce, e come, sulla base di quali criteri, la dimensione dell’evasione/elusione fiscale? Forse qui si strizza l’occhio – come fanno leghisti e la destra più in generale – ai “piccoli evasori”?
 
L’unico obiettivo chiaro e definito qui è il rifiuto dell’aumento delle spese militari richiesto dalla NATO. Manca invece la proposta di una riforma fiscale in linea col principio costituzionale della progressività dell’imposta (e quindi una rimodulazione delle aliquote che riduca il carico fiscale al lavoro salariato e lo accentui sugli alti redditi e sui redditi da capitale, che godono oggi di una tassazione più bassa di quella che grava sulla maggior parte del lavoro dipendente). Si richiedono “patrimoniali” che sono misure una tantum, ma si tralascia la lotta per una riforma fiscale complessiva che avrebbe effetti duraturi.
 
 
Lavoro. Qualcosa di simile accade anche per il lavoro. Qui si mettono insieme diverse cose, alcune delle quali richiedono una lotta dura prolungata, per rovesciare la tendenza degli ultimi 30 anni e passa alla precarizzazione, flessibilizzazione del lavoro (cioè, espresso in termini marxisti d’antan, a un sempre maggiore controllo e dominio e mano libera da parte del capitale sul lavoratore, a un sempre maggiore dispotismo del capitale, che dispone a suo piacimento del lavoratore h 24, imponendo le sue condizioni di lavoro e di salario). Connessa in parte con questo è la rivendicazione della riduzione della giornata lavorativa a 35 ore. Vi sono poi proposte che mirano ad accrescere l’occupazione, quale un “piano di interventi per mettere in sicurezza il territorio”; e richieste di riportare nel pubblico i lavoratori “esternalizzati”. Mi sembra però che manchi, nella situazione attuale – pur  ben focalizzata nella prima parte del documento – di  chiusura di fabbriche e di licenziamenti massicci (come vediamo in questi giorni in tutto il paese) la rivendicazione di attuazione degli artt. 41, 42 e 43 della Costituzione, che consentono il trasferimento allo Stato o a “comunità di lavoratori” di quelle imprese che non rispettano il principio della “funzione sociale” della proprietà. Insomma, una grande battaglia “antiliberista” per l’intervento dello Stato in economia (misura che di per sé non ha niente di socialista, ma fu adottata dagli stati capitalistici per fronteggiare la grande crisi degli anni 30).
 
 
Sanità. Qui le tracce programmatiche danno indicazioni importanti: a) sul ritorno e pieno sviluppo della sanità pubblica territoriale, in linea con i principi della riforma sanitaria del 1978; b) piena inversione di tendenza rispetto alla privatizzazione della sanità; c) de-regionalizzare la sanità e ritornare a un SSN centrale; d) allargare le maglie dell’accesso alle facoltà di medicina e aumento del numero di medici di base e infermieri. Se solo si riuscisse a costruire un fronte unitario capace di promuovere un movimento di massa su questi obiettivi, avremmo fatto enormi passi avanti.
 
Meno convincente è il lungo pezzo sui vaccini, in cui si mescola alla doverosa denuncia dell’EMA, che ha sinora approvato solo i vaccini prodotti da multinazionali occidentali, l’affermazione, cara ai “complottisti”, secondo cui la campagna vaccinale sarebbe usata per imporre lo stato d’eccezione. È giusta la richiesta di massima trasparenza. Mi sembra invece troppo “avanzata” rispetto alla situazione attuale la richiesta che la produzione di vaccini da parte delle multinazionali del farmaco sia senza profitti per il capitale. È troppo avanti, prefigura una situazione in cui lo stato espropria e incamera le multinazionali del farmaco e mette in produzione i vaccini (se riesce ad imporre il suo controllo su tutto il personale impiegato nell’alta tecnologia). È una bandierina che si può agitare, ma è irrealistico pensare che un’impresa capitalistica si metta a fare beneficienza. Sarebbe già tanto se riuscissimo ad avere trasparenza e controllo sui contratti siglati con le multinazionali, sulle condizioni e prezzi pagati, e sul rispetto dei tempi di consegna pattuiti, muovendoci nell’ambito del diritto borghese.
 
 
Mi fermo qui, avendo sin troppo abusato della pazienza del lettore. Ribadisco l’importanza di lavorare alla costruzione di un fronte unito adeguato alla fase attuale. Il percorso da compiere è lungo e difficile. Come viatico e metodo per lavorare a questo ed elaborare un programma determinato per la fase attuale, mi permetto di suggerire – come modello di definizioni di compiti determinati per una fase determinata, e con uno scopo determinato da ciò che si analizza come problema principale e contraddizione principale, che indica quindi le priorità da affrontare – la rilettura di testi scritti in situazioni storico-politiche molto diverse, ma che hanno in comune l’approccio dell’indicazione di azione concreta nella situazione concreta. Guardando a questi modelli, forse potremo fare come gli arcieri di cui Machiavelli parla nel Principe (1513): mirano molto in alto perché la loro freccia centri l’obiettivo.
 
Marx, Critica del programma di Gotha, 1875
 
Lenin, La Nuova politica economica e i compiti dei centri di educazione politica, 1921
 
Mao Zedong, Sulla nuova democrazia, 1940
 
Togliatti, La politica di unità nazionale dei comunisti, Napoli 11 aprile1944
 
Togliatti, I compiti del partito nella situazione attuale, Firenze 3 ottobre 1944.
 
 
 
Andrea Catone                                                                              Bari 23 luglio 2021
 
Rivista comunista “MarxVentuno”

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