F-16: l'amara ammissione del ministro della difesa ucraino

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F-16: l'amara ammissione del ministro della difesa ucraino



PICCOLE NOTE

I primi caccia F-16 dovrebbero iniziare a operare in Ucraina “entro la fine del primo trimestre del prossimo anno”, cioè, a fine marzo 2024. Così il ministro degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba in un’intervista a Radio Liberty.


F-16: L’ennesima arma magica

Dichiarazioni alquanto bizzarre. Dopo tanti annunci enfatici sugli F-16, si viene a scoprire che l’ennesima arma magica NATO rischia di arrivare quando ormai il degrado dell’esercito ucraino, che prosegue a ritmo serrato a causa della dissennata controffensiva in corso, potrebbe essere tale da rendere insostenibile lo sforzo bellico (“gli ucraini stanno esaurendo le munizioni”, ha detto Biden, implicitamente ammettendo che scarseggiano anche negli arsenali NATO).

Non è solo la tempistica sull’arrivo che pone domande sui magici velivoli da combattimento made in USA. Ulteriori criticità sono state evidenziate da Newsweek, che spiega come i Paesi NATO dovranno inviare “personale militare o civile che abbia esperienza nella manutenzione dei sofisticati jet, secondo il tenente generale in pensione Charlie ‘Tuna’ Moore, ex vice comandante del Comando informatico”.

“L’addestramento di base, infatti, potrebbe risultare efficace per alcuni aspetti della manutenzione dei velivoli, ma la manutenzione dei sistemi avionici e idraulici è una storia diversa”. Tale personale rientrerebbe negli obiettivi legittimi dei missili russi.

Non solo, un’ulteriore complicazione è data dal fatto che gli F-16 hanno bisogno di “basi aeree centralizzate, a differenza degli aerei sovietici che l’Ucraina gestisce attraverso siti dispersi, il che renderebbe tali obiettivi allettanti per gli attacchi russi”.

Questo, in realtà, è il punto dolente della vicenda. Anche se arrivassero a guerra ancora in corso, gli F-16 rischiano di essere bersagliati a terra dai missili russi o che non abbiano alcuna base da cui partire o nella quale tornare.

Da cui la possibilità di usare allo scopo qualche Paese confinante, la Polonia per fare un esempio a caso. Ma Putin ha già detto che, in tal caso, anche queste basi estere sarebbero obiettivi legittimi per i russi, com’è d’altronde ovvio.

Insomma, un conto sono le fantasie utopistiche già viste riguardo le altre armi magiche inviate in Ucraina, un conto è la realtà. Gli F-16, peraltro, serviranno a poco anche se la guerra sarà ancora in corso, dal momento che dovranno confrontarsi con i jet russi molto più avanzati e soprattutto la loro micidiale contraerea. E rischiano di aprire uno scontro Russia-NATO (tale la prospettiva di usare basi all’estero).

Gli ATACMS

Intanto, dopo l’ennesima escalation riguardante le armi a grappolo, gli architetti delle guerre infinite, non paghi dei tragici errori compiuti finora, stanno rimuginando su una nuova escalation: inviare a Kiev i missili a lungo raggio.

Questo il titolo di un articolo del New York Times dell’11 luglio: “L’amministrazione Biden sta valutando in via riservata se inviare o meno i missili ATACMS all’Ucraina”. Finora le richieste di Kiev in tal senso sono state rigettate; ma, alla vigilia del vertice Nato di Vilnius, la Francia ha annunciato l’invio di uno stock di missili a lunga gittata SCALP, l’equivalente francese degli Storm Shadow già arrivati agli ucraini dalla Gran Bretagna.

Un sistema missilistico dell'US Army in azione durante una esercitazione

Un sistema missilistico dell’US Army in azione durante una esercitazione

Military Watch riferisce che “la settimana scorsa i russi hanno catturato un missile Storm Shadow relativamente intatto, cosa che dovrebbe aiutarli a sviluppare contromisure più efficaci” contro di esso. Ciò fa sì che anche gli SCALP in arrivo abbiano uno scarso impatto sull’andamento della guerra.

Resta che la decisione francese ha conseguenze sulla fornitura di ATACMS. Infatti, secondo il NYT, “potrebbe alimentare la campagna di pressione [per inviare gli ATCAMS] o, al contrario, alleggerirla, dal momento che l’Ucraina sta ricevendo missili a lungo raggio da altri Paesi”.

In realtà, è più probabile la prima opzione che la seconda, data la relativa utilità degli SCALP e il numero relativamente esiguo di vettori inviati (50, secondo le fonti ufficiali).

Ancora il NYT: “Oleksii Reznikov, ha dichiarato ai giornalisti di essere ‘assolutamente certo che tutto ciò che è impossibile in questo momento’ diventerà possibile” in futuro.

Probabile che il ministro della Difesa ucraino abbia ragione. Ma in altra nota abbiamo già scritto che più che cambiare le sorti della guerra, tale sviluppo – che ricorda le V2 introdotte alla fine della Seconda guerra mondiale – la renderà solo più cruenta e più a rischio di allargamento. Si spera che i costruttori di pace arrivino prima dell’ennesima follia.

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Piccole Note è un blog a cura di Davide Malacaria. Questo il suo canale Telegram per tutti gli aggiornamenti: https://t.me/PiccoleNoteTelegram

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