I caccia J-20 della Cina hanno alcune somiglianze con gli F-35?
Il caccia J-20 prodotto dalla Cina potrebbe avere dello somiglianze con l’F-35 prodotto dagli Stati Uniti. Ad affermarlo è National Interest, che indica come le nuove foto del J-20 «forniscono uno sguardo ravvicinato e personale alla fusoliera del nuovo intercettore. Ma le foto sembrano anche mostrare un sistema di sensori che sembra terribilmente simile al sistema di mira elettro-ottici Lockheed Martin (EOTS) sul lato anteriore dell'F-35 Lighting II».
Per poi continuare affermare che «nel 2007 gli hacker cinesi rubarono documenti tecnici relativi allo sviluppo dell'F-35. I dettagli sull'hack, alla fine rivelati nei documenti trapelati da Edward Snowden, sono solo un esempio dei tentativi cinesi di rubare tecnologia dell'aviazione straniera; fino al 2017, gli hacker cinesi hanno seguito gli appaltatori della difesa F-35 australiani, aggiungendo ancora più informazioni sul caccia all'avanguardia».
I due sistemi non sarebbero identici ma somiglianti nella forma e nel posizionamento: rispetto ai sistemi elettro-ottici Eurofighter o Su-57 e ai sistemi di localizzazione a infrarossi (IRTS), che sono anche montati in cima alla fusoliera, le differenze tra i sistemi Lockheed Martin e J-20 sono relativamente minori. Il posizionamento sotto il naso dell'aereo rafforza anche il fatto che il J-20 è probabilmente progettato per le missioni di attacco a lungo raggio contro bersagli terrestri e compiti intercettori.
In ogni caso, il caccia J-20 di quinta generazione prodotto dalla Repubblica Popolare Cinese, è dotato di tecnologie elettroniche all’avanguardia.
La sua portata e il suo carico utile per le armi sono ampiamente considerati migliori degli F-35, consentendogli di raggiungere la sua principale missione di ottenere una superiorità aerea in un campo di battaglia del XXI secolo.
Inoltre, il J-20 ha margini di miglioramento. Una versione aggiornata del J-20 avrà «una schiacciante superiorità» sull'F-35 in futuro, secondo quanto evidenzia l’analista militare Wei Dongxu al quotidiano Global Times.