I curdi negoziano con Washington l'esenzione dalle sanzioni. Il resto dei siriani, invece, deve crepare con il 'Caesar Act'
La situazione in Siria è sempre più drammatica sia per le conseguenze di quasi 10 anni di guerra per procura, che per le sanzioni inflitte da USA e UE. Il nuovo strumento per strangolare ancora di più il popolo siriano nell'accedere dei beni necessità istituito da Washington, denominato 'Caesat Act' è entrato, in vigore pochi giorni fa. Tutto questo avviene mentre la Siria sta vivendo un preoccupante aumento dei casi di Covid-19. Finora sono 219 gli infetti, 83 i guariti, 7 i morti.
Nel territorio siriano occupato, precisamente nel nord-est, occupato dagli USA, le autorità a guida curda stanno discutendo con i loro alleati militari su un'esenzione promessa dalle sanzioni statunitensi contro il governo siriano, secondo quanto riferito dall'agenzia Reuters, citando un alto funzionario curdo. Washington afferma che le sanzioni, entrate in vigore la scorsa settimana, segnano l'inizio di una prolungata campagna di pressioni economiche e politiche sul presidente Bashar Assad.
Badran Jia Kurd, vicepresidente dell'amministrazione regionale, ha dichiarato che le sanzioni avrebbero potuto avuto un impatto sulla sua area dato che commercia con la parte della Siria controllata dal governo tramite commercianti locali e utilizza la sterlina siriana, che ha perso valore.
"Ci hanno detto che le regioni di autogestione saranno esenti dalle sanzioni del Caesar, ma i meccanismi e i mezzi per ottenere questa esenzione sono in discussione con la coalizione internazionale", ha dichiarato Jia Kurd.
Insomma i curdi negoziano e il resto dei siriani deve morire di fame.