I "dogmi" su Russia e Cina: fracassa l'"Iniziativa dei Partiti Comunisti  e Operai d’Europa"

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I "dogmi" su Russia e Cina: fracassa l'"Iniziativa dei Partiti Comunisti  e Operai d’Europa"


di Leonardo Sinigaglia

Il metro di giudizio di ogni teoria è la pratica, o, per citare uno dei principi guida del Partito Comunista Cinese, la verità va ricercata nei fatti. Ciò significa che è solo il serrato confronto con la realtà materiale a fornire un metro di giudizio per la propria attività politica, non la presunta adesione a qualche “principio immortale” librescamente e arbitrariamente desunto. Un’analisi corretta della realtà porta a una linea politica corretta, una linea politica corretta porta a risultati tangibili, tutto il resto è retorica volta a coprire la propria incapacità e i propri insuccessi. L’impatto con la realtà e coi suoi mutamenti può essere paralizzante o anche distruttivo per le forze politiche che non riescono a comprenderli: così come l’esplosione della Grande Guerra condannò allo sfaldamento e all’irrilevanza i partiti “social-imperialisti” della Seconda Internazionale, così il conflitto ucraino e la lotta per il multipolarismo stanno piantando l’ultimo chiodo sulla bara dei rimasugli del marxismo occidentale.

Il 9 settembre un “plenum digitale” dell’Iniziativa dei Partiti Comunisti  e Operai d’Europa ha decretato lo scioglimento della stessa[1]. La notizia è ovviamente passata inosservata alla stragrande maggioranza del pubblico del continente, ma ciononostante ha una sua rilevanza, in quanto certifica una tappa dell’irreversibile cammino di decadenza e progressiva scomparsa di un’area già di per sé insignificante. L’Iniziativa, fondata nel 2013, era la piattaforma europea del Partito Comunista Greco, il KKE. Tanto si potrebbe dire su questa organizzazione, ma a testimoniare il suo totale scollamento dalla realtà basti la sua condotta tenuta nel 2015 davanti al piano di macelleria sociale proposto dalla Troika: il KKE si allineò in Parlamento alla destra liberale nel votare contro l’indizione dello storico referendum, per poi chiamare attivamente al boicottaggio di questo tramite l’invalidamento delle schede. Non sorprende che davanti agli effetti della più devastante crisi sistemica del capitalismo dal 1929 questo partito non riuscì a ottenere nemmeno il suo massimo storico, facendosi superare nei consensi persino dai neonazisti di Alba Dorata.

Settarismo e dogmatismo, alla base dell’insuccesso materiale del KKE, sono stati le stelle polari dell’Iniziativa. Una loro piena e coerente applicazione si è avuta anche davanti all’inizio dell’Operazione Militare Speciale russa, momento di svolta e salto qualitativo della lotta per la costruzione di un mondo multipolare: i comunisti greci, seguiti da diversi accoliti europei, si sono affrettati a denunciare la “barbara aggressione” e  a presentare lo scontro in atto come un “conflitto tra opposti imperialismi”, una semplice riedizione della Prima Guerra Mondiale, con due gruppi contrapposti di “briganti imperialisti” impegnati a spartirsi il mondo. Poco importa che quel conflitto occorse per precise e irripetibili condizioni storiche, poco importa che la situazione internazionale nel secolo trascorso sia profondamente mutata, poco importa che non esistano più singoli paesi imperialisti intenti a spartirsi il globo: la visione  dei compagni greci non ammette analisi originali, fondate sulla realtà materiale, ma unicamente il recupero di idee e interpretazioni legate al passato, in una coazione a ripetere che pretenderebbe di adeguare la realtà alla teoria.

La Russia sarebbe un paese imperialista, la Cina avrebbe “da tempo” restaurato il capitalismo, e la loro essenza sarebbe, intrinsecamente, identica a quella degli Stati Uniti e dei loro satelliti europei. Poco importa che sia ben difficile trovare su un planisfero un qualsiasi paese le cui politiche vengano eterodirette da Pechino o Mosca, o la cui economia sia parassitata dalla finanza speculativa di una di loro due. Al contrario è ben facile trovare paesi la cui indipendenza è stata raggiunta grazie al concreto supporto garantito alle forze patriottiche e rivoluzionarie, paesi che hanno potuto emancipare ampi strati della popolazione dalla povertà grazie a uno sviluppo condiviso, paesi che, per la prima volta nella Storia, si sono affacciati allo scenario internazionale non da vittime o da mere appendici delle metropoli coloniali, ma come attori dalla piena dignità.

I fatti hanno la testa dura, e nessuna fantasia, per quanto pittoresca, può reggere al confronto con loro. Sempre più organizzazioni parte dell’Iniziativa dei Partiti Comunisti si resero conto della reale natura della guerra in corso, della funzione progressiva di Russia e Cina, di quale classe dirigesse politicamente la lotta per il multipolarismo: il risultato fu la creazione nel maggio del 2022 della Piattaforma Internazionale Antimperialista, promossa, tra gli altri, dal Partito Socialista Unito del Venezuela, partito di governo della Repubblica bolivariana, e da numerose organizzazioni panafricaniste e per la riunificazione della penisola coreana.

L’adesione alla PIA di diversi partiti membri dell’Iniziativa  è bastata a mandare in crisi il KKE, che, senza avere ottenuto una maggioranza o permesso votazioni, ha unilateralmente deciso lo scioglimento di quella. L’arbitrarietà e l’arroganza di questo gesto hanno lasciato sbigottiti diversi soggetti partecipanti, tra cui il Polo per la Rinascita Comunista Francese, che ha condannato apertamente la decisione, vedendo il proprio comunicato rilanciato dalla Piattaforma Internazionale Antimperialista[2]. Ciò non deve sorprendere: per i partiti fossilizzati in un’interpretazione manifestamente errata del marxismo-leninismo è fondamentale impedire che la realtà squarci il velo della narrazione alterata promossa dalla dirigenza. E’ una forma malata di “autodifesa” che permette a una piccola setta di allontanare l’inevitabile scomparsa facendo leva sull’identitarismo e la conseguente cristalizzazione ideologica.

Per quanto sarebbe stato preferibile se una metodologia democratica avesse permesso un cambiamento nella linea politica dell’Iniziativa, il suo scioglimento non è comunque un dato negativo. Il fronte del “terzo campo”, del “né…né…” è sempre più debole, perché si fonda su analisi e teorie errate. Al contrario, anche in Occidente, è sempre più forte la posizione di chi lotta apertamente per il multipolarismo, vedendo correttamente in questo un moto progressivo guidato politicamente dal Partito Comunista Cinese, il più grande e meritevole partito comunista al mondo, avanguardia del proletariato e della classe lavoratrice, e i settori patriottici e anti-imperialisti delle forze di sicurezza e della borghesia nazionale di diversi paesi, in primis la Federazione Russa, in una stretta convergenza d’interessi con le classi popolari e le nazioni oppresse di tutto il mondo. Crescono le mobilitazioni contro il supporto al regime di Kiev e alla guerra della NATO, cresce il numero di persone che guardano con fiducia al futuro portato dall’ascesa di strutture come i BRICS e la SCO, diminuisce la presa sulla popolazione della campagna bellicista dell’Occidente, come anche quella di ogni retorica opportunista e fintamente massimalista basata sulla condanna delle forze progressive dell’Oriente. Come più volte sottolineato dal presidente Xi Jinping, “il mondo sta attraversando cambiamenti epocali di una scala mai vista da un secolo”: opporsi all’inesorabile avanzare della Storia non porta che alla totale sconfitta, e questo vale tanto per gli oligarchi di Washington, quanto per i gruppuscoli comunisti, o presunti tali.

 

[1] http://www.idcommunism.com/2023/09/blog-post.html

[2] https://wapnews.org/?p=2978

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