I VERI NUMERI DEL SISTEMA PENSIONISTICO ITALIANO
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di Gilberto Trombetta
Sono ripartiti gli allarmi (Ragioneria generale dello Stato, Fondo Monetario Internazionale, ecc.) sulla presunta insostenibilità del sistema pensionistico italiano.
Una sposa che si aggirerebbe intorno al 16% del PIL (come “confermato” anche dai dati OCSE ed Eurostat).
Ma stanno davvero così le cose? A ben vedere no. Vediamo perché.
Utilizzando l’aggregato ISTAT, risulta una spesa pensionistica di circa 278,5 miliardi nel 2021. Che corrisponde al 15,7% del PIL.
L’ISTAT (e quindi anche Eurostat) conteggia però all’interno della spesa pensionistica anche una parte significativa di spesa assistenziale (come la GIAS, Gestione Interventi Assistenziali, oltre ad altre spese non strettamente pensionistiche come Il TFR).
Inoltre la spesa viene calcolata al lordo dell’imposizione fiscale. Che in Italia è la stessa dei redditi da lavoro (cioè molto alta con un’aliquota media del 18,4%) mentre in altri Paesi è molto più bassa se non addirittura assente (come in Germania).
Scorporando, come dovrebbe essere e come fanno molti Paesi, la spesa assistenziale da quella pensionistica, la cifra sarebbe invece di 215 miliardi, cioè del 12,1% del PIL. Perfettamente in linea con la media UE (anzi anche più bassa). In questo caso il saldo tra entrate e uscite per quanto riguarda le pensioni sarebbe negativo per 17,9 miliardi.
Se la spesa pensionistica venisse (come dovrebbe essere per una questione di uniformità e di correttezza metodologica) fornita al netto delle tasse (che ammontano per il 2021 a 62,1 miliardi di euro), la cifra sarebbe allora di 152,9 miliardi di euro. Vale a dire l’8,6% del PIL. Clamorosamente più bassa della media europea e quasi la metà della spesa che viene comunemente attribuita all’Italia (il famigerato 16% del PIL).
In questo caso il saldo tra entrare ed uscite è addirittura positivo per 44,1 miliardi. Alla faccia dell’insostenibilità.
Vale poi la pena ricordare che oggi in Italia moltissimi pensionati assolvono una funzione sostitutiva dello stato sociale.
7,6 milioni di anziani aiutano economicamente i propri familiari, in particolare figli e nipoti. Di questi, 1,7 milioni lo fa regolarmente.
Si tratta del 45,2% dei pensionati italiani. Un ruolo che va ben oltre quello del tradizionale welfare informale per diventare un ammortizzatore economico che vale più di 10 miliardi di euro.
Insomma l’inesistente insostenibilità del sistema pensionistico serve a far accettare ulteriori tagli alla spesa pubblica e allo stato sociale. E a fomentare uno dei più infami conflitti orizzontali, quello tra vecchie e nuove generazioni.
[dati dal X rapporto “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano”