Il governo Meloni e i pericoli di guerra

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Il governo Meloni e i pericoli di guerra

 

di Vincenzo Brandi*

 
Non appena eletta Presidente del Consiglio dei Ministri del nuovo Governo, uno dei punti su cui Giorgia Meloni si è maggiormente spesa è stato quello della fedeltà atlantica e del sostegno incondizionato al regime di estrema destra di Kiev nella guerra con la Russia.
 
Ne fanno fede gli amichevoli messaggi scambiati con il Segretario di Stato degli USA Blinken, che ha assicurato l’appoggio del governo statunitense alla Meloni in cambio della fedeltà atlantica. Ne fa fede anche la nomina al Ministero della Difesa di Guido Crosetto, Presidente del settore della produzione delle armi della Confindustria (AIAD), e Presidente del Consiglio di Amministrazione di Orizzonte Sistemi Navali (associazione che fa capo a settori di produzione di armi di Fincantieri e Leonardo). Né d’altra parte si può dimenticare la nomina a Consigliere del Governo di Cingolani, ex Ministro della Transizione Ecologica con Draghi ed anch’egli tuttora manager dell’industria bellica Leonardo. Non si può nemmeno trascurare l’affinità ideologica tra l’ex fascista Meloni ed il governo ucraino dominato da alcune formazioni apertamente nazi-fasciste e che ha posto da tempo fuori legge tutti i partiti di opposizione (sia quelli di sinistra che quelli moderati aperti ad una trattativa di pace con la Russia).
 
Il coinvolgimento sempre più diretto dell’Italia e di tutti i membri nord-atlantici ed europei della NATO è testimoniato, non solo dal continuo invio di armi sempre più sofisticate all’esercito ucraino, ma anche dall’episodio dell’attacco con droni aerei e sottomarini alla principale base russa della Crimea, Sebastopoli. L’attacco è stato guidato da un sofisticato drone di sorveglianza, dotato di apparati radar ed elettronici di concezione modernissima, partito dalla base NATO di Sigonella vicino Catania.
 
In effetti l’Italia non è l’unico paese ad essere coinvolto direttamente alla guerra contro Mosca. I Russi hanno accusato gli Inglesi di essere dietro i recenti attentati ai gasdotti Nord Stream 1 e 2, e di aver partecipato anche loro all’attacco a Sebastopoli. In Germania il partito Verde rinuncia alle proprie opzioni ecologiche ammettendo l’uso di carbone e centrali nucleari per sostituire il gas russo ormai bloccato. D’altra parte il “verde” Ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer fu tra i principali fautori della guerra alla Jugoslavia.
 
La verità è che tutta questa crisi è uno scontro diretto tra USA, ed alleati della NATO, con la Russia, paese che si vuole indebolire prolungando la guerra con il continuo invio di armi, istruttori e apporto di “intelligence” al governo di destra ucraino. I poveri Ucraini vengono mandati a morire a decine di migliaia per conto della NATO come carne da macello. Lo scontro nasce dal fatto che gli USA non si rassegnano al passaggio in atto da un mondo unipolare, da loro dominato, ad un mondo multipolare in cui compaiono altre realtà emergenti; e pensano di usare l’arma militare contro i diretti concorrenti, indebolendo contemporaneamente gli alleati che potrebbero insidiare le loro posizioni economiche (come la Germania, privata dell’economico e abbondante gas russo).
 
Il clima di isteria a cui si è giunti, per cui chiunque parli di pace e di necessità di trattative è indicato come “putiniano”, è dimostrato dall’ultimo episodio avvenuto negli USA. Qui una trentina di deputate e deputati democratici, in genere donne come Pramila Jayapal, Alexandria Osorio-Cortez, Cori Bush, ecc. avevano chiesto con una lettera aperta al Governo (pubblicata anche dal Washington Post) di abbandonare la strada dell’inasprimento della guerra e di scegliere la trattativa diplomatica. Messe sotto accusa, sono state costrette a fare una vergognosa ed imbarazzante marcia indietro. I venti di guerra soffiano sempre più forte. La Russia, che finora ha combattuto con pochissimi uomini, in pratica con una mano legata dietro la schiena, si sta preparando ad una escalation in grande stile iniziata con la distruzione progressiva delle reti elettriche ucraine, finora risparmiate. Noi Italiani siamo direttamente coinvolti e la crisi economica dovuta alla guerra e alle sanzioni è alle porte; ma finora non vengono ascoltate le voci, sempre più diffuse, di chi vorrebbe uscire da questa angosciosa situazione.   


*Articolo pubblicato sul numero di novembre 2022 de "La Voce di GAMADI"

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