Il Medio Oriente ed il diritto internazionale di guerra

Il Medio Oriente ed il diritto internazionale di guerra

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di Sandrino Luigi Marra

Nel 2019 il “Guardian” in un articolo (13 Novembre 2019)  dal titolo “Trump contraddice i propri consiglieri  dice che le truppe americane sono in Siria solo per il petrolio” riferendosi alla base di Al Tanf dove nella notte del 28 Gennaio sono deceduti 3 militari americani in seguito ad un attacco con droni. L’azione ha poi scatenato la rappresaglia statunitense con le azioni di bombardamento, colpendo anche il territorio Irakeno da cui poi il disappunto del governo. Ma la questione criticabile anche a livello di politica internazionale è la presenza di tale base in Siria, nel governatorato di Homs sull’autostrada Damasco-Baghdad la quale è una base totalmente illegale.

La questione in Italia non è stata mai dibattuta, ma negli Stati Uniti sia il Guardian che il Washington Post ne hanno parlato e dibattuto. Il governo siriano ha chiesto più e più volte alla Casa Bianca di lascire l’area poiché non aveva mai accordato la presenza militare statunitense. A tutti gli effetti tale presenza viola il diritto internazionale in Medio Oriente, in maniera preponderante rispetto anche all’Iran ed alla Russia. Oltretutto nel nostro paese dal momento dell’inizio del confitto Russo-Ucraino si è sempre dibattuto rispetto ad un Occidente rispettoso del diritto internazionale e di una Russia che al contrario lo viola sistematicamente.

Ma non è solo la questione della base di Al Tanf ad essere criticabile, dalla stampa americana nel 2016 è stata rivelata l’operazione “Timber Sycamore” avviata nel 2012 che aveva lo scopo di rovesciare il presidente siriano e sostituirlo con uno filo-americano in una azione che in gergo si chiama regime-charge, che è una azione totalmente illegale che viola il diritto internazionale. Mentre la Casa Bianca dichiarava che la base aveva la necessità di esistere per combattere l’Isis, in realtà appoggiava e sosteneva  i miliziani ribelli che cercavano di rovesciare il presidente siriano creando di fatto un aiuto indiretto all’Isis stesso. Dal momento che l’operazione è arrivata all’opinione pubblica in più occasioni la casa bianca ha giustificato l’esistenza di questa cambiando più volte dichiarazioni. Nel 2019 l’allora National Securiry Advisor John Bolton dichiarò che la base di AL Tanf serviva per contrastare l’Iran per cui contraddicendosi si partiva dall’Isis si passava all’Iran ed infine attraverso Trump si giungeva forse alla verità; ovvero che la presenza americana in Siria era solo per il petrolio. Il Washington Post parlava di furto e di crimine di guerra dichiarando che “Prendere il petrolo siriano potrebbe costituire un saccheggio vietato dall’articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra e delle leggi e consuetudini della guerra terrestre dell’Aia del 1907 che così recita:

Articolo 33

“Nessuna persona protetta può essere punita per un’infrazione che non ha commesso personalmente. Le pene collettive, come pure qualsiasi misura d’intimidazione o di terrorismo, sono vietate.

È proibito il saccheggio.

Sono proibite le misure di rappresaglia nei confronti delle persone protette e dei loro beni”.

A ciò vi è anche un ulteriore e più preciso riscontro nel codice federale degli Stati Uniti ove è prevista anche la sanzione oltre al divieto, per lo sfruttamento di risorse naturali come il petrolio provenienti da zone di guerra. Al contrario la presenza in Siria di basi militari Russe sono frutto di accordi e di convenzioni anche datate e riviste come la base navale di Tartus costruita nel 1971 ove nel Gennaio del 2017 si è strutturato un accordo per l’uso di questa per ulteriori 49 anni. Mentre la base aerea di Chmejmim a Laodicea è frutto di un accordo del 2015 che è la base da dove pativano  le missioni  aeree di bombardamento sulle milizie dell’Isis durante il conflitto civile in Siria. Concludendo senza voler guardare troppo indietro storicamente nel tempo (invasione dell’Iraq e dell’Afghanistan) rispetto alle vicende descritte c’è da chiedersi chi viola maggiormente il diritto internazionale in Medio Oriente tra l’Occidente, la Russia e l’Iran e chi può avere maggior parola in termini di morale in base al costrutto della NATO avviato con l’inizio del conflitto Russo-Ucraino, ovvero “l’Occidente rispetta il diritto internazionale e la Russia no”.

 

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