"Il problema della minaccia ucronazista non può più essere nascosto". La lettera dello scrittore russo Zakhar Prilepin sul Donbass

"Il problema della minaccia ucronazista non può più essere nascosto". La lettera dello scrittore russo Zakhar Prilepin sul Donbass

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di Laura RU
 
 
Visto che l'unica cosa che regna sovrana nelle teste e sulle testate italiane e' la confusione, occorre chiarire la differenza tra "riconoscimento dell'indipendenza" e "annessione". La Russia ha riconosciuto la sovranita' delle repubbliche popolari del Donbass, non le ha ne' annesse ne' invase. E' possibile, ma non scontato, che in futuro, come e' successo in Crimea, venga indetto un referendum in cui la popolazione potra' decidere se le repubbliche debbano entrare a far parte della Federazione Russa.
 
Lo scrittore e politico russo Zakhar Prilepin che da anni si batte per il Donbass, oggi ha scritto un testo che ho il piacere di tradurre per far comprendere il sentimento che anima una parte considerevole del popolo russo. La prima parte ha un tono vagamente sarcastico e si riferisce al discorso di Putin poiche' Prilepin non ritiene che sia necessario attribuire a Lenin e Stalin la colpa di aver ceduto territori russi all'Ucraina.
 
 
 
Lettera dall'Ucraina.
 
“Non ho voluto commentare ieri per non rovinare la festa. Ma farlo e' doveroso. E importante.
 
Certo, capiamo che "Lenin e Stalin sono personalmente responsabili", e non Eltsin e Sobchak, che hanno fatto a pezzi il paese.
 
Certo, capiamo che "Lenin ha creato l'Ucraina", e non le decisioni prese nel 1991 contro la volontà della maggioranza della popolazione della Repubblica Socialista Sovietica ucraina.
 
Certo, capiamo che le principali "bombe nelle fondamenta" sono state piazzate nel 1922, e non nel 1991, e certamente non nel 2014, con il riconoscimento di Poroshenko e i successivi "accordi di Minsk".
 
E ovviamente capiamo che tipo di vacanza è il 12 giugno. E perché il 12 giugno viene prima del 24 agosto.
 
Tutto questo può essere discusso in seguito, come il passato: quello remoto e quello prossimo. Tutto infatti fino a ieri era passato, ma da ieri prendeva forma il futuro.
 
Prendeva forma perché questo non è il primo passo, ma il secondo.
 
Il primo è stato esattamente 8 anni fa in Crimea. Già a queste ore circa 8 anni fa, venivano istruiti quelli “politicamente corretti” e quelli poco corretti, entrambi destinati a riunificare la Crimea.
 
È stato un passo. Propriamente il PASSO.
 
Dopo di che tutti hanno capito che era necessario e inevitabile prendere la Novorossiya. Tutti lo hanno capito. Da tutte le parti. Sia nella Federazione Russa che nella Novorossiya.
 
Ma…
 
Ma poi c'è stata un'inversione di tendenza, uno stallo, passi indietro, il riconoscimento di Poroshenko, la scommessa su Medvedchuk, l'accordo di "Minsk". Sì, lo sapete e lo ricordate tutti.
 
Ma il passo era stato fatto.
 
E le conseguenze sia di questo passo che della mancanza di ulteriori passi, tutti le vediamo, conosciamo, ricordiamo, le viviamo sulla nostra pelle da 8 anni. Sia in positivo che in negativo.
 
Ma la cosa più importante non è questa.
 
La cosa più importante è che il secondo passo è stato fatto ieri. Con 7,5 anni di ritardo, ma è stato fatto.
 
Ma da soli questi passi, sia il primo che il secondo, non giocano un ruolo fondamentale.
 
Quello che gioca un ruolo fondamentale è DOVE STIAMO ANDANDO UN PASSO DOPO L'ALTRO.
 
Questo, e solo questo, conta. Il risultato.
 
Il problema della minaccia ucronazista non può più essere nascosto, risolto con accordi, risolto a metà. Deve essere affrontato nella sua interezza. Per liberare completamente i nostri territori e la nostra gente.
 
Ora il movimento può essere solo in avanti.
 
Questo è il punto di svolta. Ma se finirà con un risveglio o un collasso dipenderà dalla totalità dei passi compiuti, dalle decisioni prese, dalla coscienza politica dei quadri e, soprattutto, DA TE E DA NOI. Da tutti e da ciascuno.

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