Il Regno Unito ha approvato più di 100 licenze per l'esportazione di armi verso Israele dal 7 ottobre

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Il Regno Unito ha approvato più di 100 licenze per l'esportazione di armi verso Israele dal 7 ottobre

 

Il Regno Unito ha approvato più di 100 licenze di esportazione per la vendita di armi, equipaggiamenti militari e altri dispositivi controllati a Israele dalla guerra di Gaza, secondo i nuovi dati diffusi ieri dal Dipartimento per le imprese e il commercio.

Questa rivelazione giunge nel contesto di un continuo controllo e di richieste di maggiore trasparenza nelle decisioni del governo in materia di esportazione di armi.

I dati indicano che alla fine di maggio di quest'anno erano ancora attive oltre 300 licenze.

Queste licenze consentono ai produttori di esportare in Israele vari tipi di attrezzature militari e non militari prodotte nel Regno Unito.

Le attrezzature militari coperte da queste licenze comprendono componenti essenziali per il funzionamento di aerei militari, veicoli e navi da combattimento.

In particolare, le licenze consentono l'esportazione di parti per elicotteri e aerei ad ala fissa, munizioni per armi leggere da addestramento, componenti per sottomarini e componenti per armature.

Oltre agli equipaggiamenti militari, le licenze riguardano anche attrezzature non militari come dispositivi di telecomunicazione, attrezzature per la produzione di sostanze chimiche e fotocamere, a dimostrazione dell'ampia portata degli accordi di esportazione.

La pubblicazione di questi dati arriva dopo mesi di pressioni da parte di parlamentari e gruppi di difesa che sollecitavano il governo a fornire maggiori informazioni sulle sue politiche di esportazione di armi, in particolare quelle riguardanti Israele.

Le richieste di trasparenza si sono intensificate in seguito alle crescenti preoccupazioni per il potenziale uso di attrezzature prodotte nel Regno Unito nei conflitti e nelle violazioni dei diritti umani, in particolare nella Striscia di Gaza, dove le forze israeliane bombardano i palestinesi nelle aree residenziali, nei campi profughi e persino nelle case di accoglienza gestite dalle Nazioni Unite.

Israele ha continuato la sua brutale offensiva su Gaza dopo l'operazione di Hamas dello scorso 7 ottobre, nonostante una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite richiedesse un immediato cessate il fuoco.

Da allora a Gaza sono stati uccisi più di 37.100 palestinesi, la maggior parte dei quali sono donne e bambini, mentre altri 84.700 sono stati feriti, secondo le autorità sanitarie locali.

A otto mesi dall'inizio della guerra di Israele, vaste aree di Gaza sono in rovina a causa di un blocco devastante di cibo, acqua potabile e medicine.

Israele è accusato di genocidio dalla Corte Internazionale di Giustizia, la cui ultima sentenza ha ordinato a Tel Aviv di interrompere immediatamente le operazioni nella città meridionale di Rafah, dove oltre un milione di palestinesi si era rifugiato dalla guerra prima di essere invaso il 6 maggio.

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La Redazione de l'AntiDiplomatico

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