Il ruolo dei media in Occidente

Il ruolo dei media in Occidente

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Qual è il ruolo dei media all'interno dei Paesi occidentali?

Una caratteristica importante delle democrazie è data dalla libertà di informazione. E' fondamentale che il famoso quarto potere sia immune da condizionamenti e pressioni esterne.

I mezzi di  comunicazione tendono ad evolversi di pari passo alle innovazioni tecnologiche, ma ciò non ne deve compromettere l'affidabilità, la trasparenza e soprattutto il pluralismo.

Ci sono sempre stati organi di partito, i classici giornali, e tv amiche, se non asservite al governante del momento, tutto sommato però lo spazio per la circolazione delle idee veniva riconosciuto.

La libera espressione, le voci critiche e il dissenso, insomma, fungevano da garanti della vita democratica.

Qualcosa, negli ultimi anni, sembra cambiato.Eventi globali stanno ridimensionando la qualità della comunicazione.Infatti, prima il covid, e recentemente i due conflitti in Ucraina e nei Territori Palestinesi, vedendo coinvolti una molteplicità di interessi, inficiano l'imparzialità delle informazioni che vengono trasmesse.Nel caso della pandemia, vista la (relativa?) gravità della situazione, agendo sulla paura,i dispositivi imposti hanno lasciato poco spazio ad una discussione libera.E i media, zittendo le voci critiche, per semplificare hanno identificato tutti i non ubbidienti nella categoria unica dei no vax, senza operare distinguo tra chi, per diverse ragioni, rifiutava il vaccino o chi semplicemente contestava l'assurdità e le contraddizioni del green pass o degli altri provvedimenti.

Per quanto riguarda i due recenti conflitti, viene a manifestarsi la visione occidentalocentrica, coincidente con quella della Nato & Co., che forse perchè in crisi di identità, vuole spazzare via le ragioni altrui.Un nuovo scontro di civiltà, imperialismo e neocolonialismo a braccetto, rifiutano di riconoscere l'esistenza di un'altra parte del Mondo.E' ovvio, qui non è in questione la condanna del regime putiniano o dei crimini di Hamas, ma la parzialità del racconto.

Pertanto il ruolo dei media è fondamentale.Ed anche ogni forma di manifestazione del pensiero o di dissenso.Non è un caso che la nostra Costituzione, all'art. 21, per quanto attiene alle libertà e all'esercizio dei diritti civili, menzioni appunto la libera manifestazione (con ogni mezzo) del pensiero. Con essa la libertà di associarsi (art.18).

Invece, abbiamo assistito ad una sottrazione degli spazi concessi ad una discussione seria ed inclusiva, fino ad arrivare ad una estremizzazione negativa intrisa di parzialità.Gli strumenti adoperati, al fine di rendere veritiera la versione unica di vicende di per se complesse, sono stati diversi: la denigrazione del non allineato; le liste di proscrizione; la censura; i falsi.

E' paradossale sentire attaccare le cd. fake news, le teorie del complotto, quando poi gli stessi attori che dovrebbero combatterle, garantendo il pluralismo, si comportano allo stesso modo.

Evidentemente, visti gli interessi in ballo, soprattutto quelli economico-militari, qualcosa va cambiato all'interno degli Stati liberal-democratici.Deroghe non scritte diventano operative.

Le concentrazioni di ricchezza, i monopoli, la capacità di incidere e condizionare l'opinione pubblica hanno rappresentato un pericolo per la tenuta democratica.Tuttavia, nell'ultimo trentennio sembra che qualcuno non se ne sia accorto.

Emblematico il caso italiano: il mai sanato conflitto di interessi berlusconiano.Un'anomalia all'interno di un Paese civile. Un arretramento nel senso civico è il caso che vale per tutti.Esso spiega come, oltrepassando la questione morale, è venuto ad essere tollerato un malcostume, radicato nelle azioni, che rendendo più difficile la convivenza nella stessa nazione, diffondendo l'odio, ha reso endemico il berlusconismo.

Negli altri Paesi quando il potere politico va oltre, arrivando a controllare o manipolare gli altri, quello giudiziario o i media, ecco che spuntano fuori le dittature.Ora, non siamo a questo punto, però è in atto una deriva democratica, che ad esempio vede rafforzarsi gli esecutivi a discapito dei  contropoteri.

La prima vittima di questo cambiamento di rotta riguarda l'indipendenza dei media.

E' da molto tempo che il nostro Paese sta arretrando.Diversi fattori minacciano il pluralismo, come le concentrazioni di tv e giornali, o le ingerenze sulla rete, a testimonianza del fatto che siti, giornali on line, blog ed influencer hanno finanziatori conosciuti al grande pubblico, e che (de)formano le opinioni al pari dei media tradizionali. Così, alla Mondadori-Mediaset degli eredi di Berlusconi ecco affiancarsi nuovi imprenditori rampanti: la famiglia Elkan con il gruppo Gedi e il controllo più o meno diretto di testate importanti come La Repubblica e La Stampa,  o ancora Radio Capital e Radio DJ o la testata on line Huff Post; il gruppo Cairo con La7, Il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport;e poi l'influenza romana di Caltagirone.E nuovi imprenditori intraprendenti acquisiscono di tutto, dalle università telematiche ai giornali sportivi, fino ad arrivare  a quelli locali, periodici, settimanali e di gossip.

Oltre a questi fattori, o come conseguenza di essi, altre cause minano l'imparzialità, ad esempio il taglio di fondi all'editoria, il precariato, la minaccia di un inasprimento delle sanzioni per chi pubblica determinate notizie riguardanti misure cautelari: un bavaglio legalizzato che rende ricattabili i giornalisti.All'interno di questa professione vi sono figure stabilizzate contrattualmente, poichè fanno questo mestiere da tempo, ed avendo acquisito una certa rendita (la credibilità, uno stipendio adeguato) hanno poco da perdere.Eppure, nonostante questo privilegio rispetto a tanti colleghi non garantiti sembra abbiano perso la dignità.L'informazione mainstream, con le sue tv e giornali, mal nasconde l'asservimento al pensiero unico.Un pensiero, che va oltre chi governa in un dato periodo, espressione di un potere che travalica i confini statali.

Pressioni ed azioni impongono nell'Occidente democratico una particolare visione dei fatti. Come detto, ne sono la dimostrazione lampante la narrazione a senso unico, partita dal covid ed ora riguardante gli ultimi conflitti globali.Un racconto per il quale non sono ammesse repliche.

I punti di vista altrui vengono ostacolati.Il diritto di critica è l'illustro assente.Accade in Italia come in Francia.Prese di posizione, filtri, censure.Pseudo intellettuali ed opinionisti riempiono ogni spazio con il loro finto racconto, arrivando, nei rarissimi casi in cui è presente un interlocutore contrario, a zittire, dileggiare voci più competenti di loro.E se ciò non bastasse, supportati da opinioni preconfezionate, vanno oltre, provocando, denigrando fino ad etichettare senza distinzioni.

L'imposizione con la forza della versione occidentale e dei suoi alleati (il revisionismo nella tragedia russo-ucraina, le menzogne di Netanyahu).In sintesi, una tendenza neocoloniale pronta a giustificare i suoi crimini ed a evidenziare, oltre misura, quella dei nemici.La russofobia affianca un vecchio ritorno: la paura dell'islam.L'atlantismo occidentale messo in crisi dalle sue stesse contraddizioni torna a fomentare lo scontro di civiltà.Fanno notizia i morti ucraini e quelli israeliani,  per i quali ci si emoziona, mentre le migliaia di vittime civili sotto il fuoco dell'alleato non interessano.Navalny è il martire al momento giusto per continuare la propaganda occidentale.Servizi su servizi ci raccontano le vicende dell'oppositore reso celebre dagli interessi destabilizzanti degli anglo-americani, il cui passato politico e le cui esternazioni razziste passano in secondo piano.Come avvenuto con il regime di Zelensky, dove le contiguità con i nazisti e le arbitrarie detenzioni degli oppositori vengono tollerate, perchè funzionali al disegno imperialistico occidentale.E di Gonzalo Lira cosa hanno detto i nostri media? E sul regime detentivo a cui è sottoposto Julian Assange cosa fanno le nostre democrazie?

Questo atteggiamento dimostra come i media al servizio del potere sono gli attori di un Occidente ricco per il quale contano solo determinate vite.Piangiamo per gli israeliani.Accogliamo gli ucraini.

Respingiamo gli altri migranti.Bandiamo le sofferenze palestinesi.

Perchè le vite degli altri non contano.

 

 

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