Il Sud Africa si ribella alle multinazionali

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La decisione di rinegoziare i trattati d'investimento deve essere imitatata

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Dopo Ecuador, Venezuela ed India, anche il Sud Africa ha deciso di rinegoziare i trattati di investimento con le imprese estere, con il paese che ha dichiarato di interrompere il rinnovo automatico deciso all’inizio del periodo post-apartheid. Jospeph Stiglitz in South Africa Breaks Out sottolinea come i paesi in via di sviluppo hanno ottime ragioni per opporsi a questo sistema ed anche negli Usa i sindacati e diverse organizzazioni non governative si stanno opponendo. Questi accordi possono realmente impedire la possibilità da parte dei governi dei paesi in via di sviluppo di proteggere l'ambiente dalle compagnie estrattive o di difendersi dalle speculazione dei prodotti finanziari che hanno giocato un ruolo estremamente importante nella crisi finanziaria globale del 2008. 
 
I sostenitori di questi accordi affermano che sono necessari per proteggere i diritti di proprietà. Ma paesi come il Sud Africa hanno già forti garanzie costituzionali in tal senso e non c’è ragione perché una proprietà straniera debba essere tutelata di più di un'impresa interna. Inoltre, gli investitori possono sempre avvalersi dell’assicurazione di espropriazione fornita dall’Agenzia Multilaterale di Garanzia degli Investimenti (una divisione della Banca Mondiale) o dalle numerose organizzazioni nazionali preposte. Gli americani, per esempio, possono acquistare l’assicurazione dalla Overseas Private Investment Corporation.
 
Si tratta di accordi che in realtà non tutelano la protezione dei diritti di proprietà ed il vero obiettivo è quello di limitare la capacità dei governi di regolamentare e tassare le aziende. Le imprese, prosegue nella sua analisi il premio Nobel per l'economia, cercano di raggiungere quello che non potrebbero ottenere in un processo politico aperto: società con sede in un paese A possono stabilire una filiale nel paese B per citare in giudizio il governo del paese A. I tribunali americani hanno affermato che le aziende non devono essere compensate per la perdita di profitti da un cambiamento della normativa, ma, in base all’accordo di investimento tipico, una ditta straniera (o una società americana, che opera attraverso una controllata estera) può chiedere un risarcimento. 
 
Vi è, prosegue Stiglitz, un principio che tutela l'“immunità sovrana” e gli stati possono essere citati in giudizio solo in circostanze limitate. I paesi che hanno firmato degli accordi di investimento hanno pagato un prezzo elevato. Molti di loro sono stati oggetto di enormi esborsi e sono state avanzate anche delle richieste perché i paesi rispettino i contratti sottoscritti da precedenti governi non democratici e corrotti.
 
Per i paesi in via di sviluppo tanto folli da firmare tali accordi, i benefici sono irrilevanti, come emerso nella revisione fatta dal Sud Africa. Non è una sorpresa che il paese abbia deciso per la rinegoziazione. Far questo non significa andare contro gli investimenti, ma essere a favore dello sviluppo e tutelare la vita dei propri cittadini. Il Sud Africa dovrebbe essere elogiato e, conclude Stiglitz, si spera che altri paesi facciano altrettanto.

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