Intervista a C. Black, uno dei massimi esperti di diritto penale internazionale. "Contro il Venezuela in atto una guerra di aggressione. I responsabili sono perseguibili dalla Corte Penale Internazionale"

Intervista a C. Black, uno dei massimi esperti di diritto penale internazionale. "Contro il Venezuela in atto una guerra di aggressione. I responsabili sono perseguibili dalla Corte Penale Internazionale"

"Caracas può anche chiedere all'ICC di muovere accuse contro i paesi che lo attaccano. Il governo può infine presentare un reclamo contro gli Stati Uniti e gli altri paesi coinvolti per i danni ricevuti alla Corte di giustizia internazionale con la richiesta esplicita di fermare l’aggressione contro il Venezuela."

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Christopher Black è uno dei giuristi penali internazionali più noti al mondo. Sul conflitto in Rwanda e su quello nella ex Jugoslavia negli anni '90, in particolare, Black ha dimostrato davanti i tribunali ad hoc la loro illegittimità dal punto di vista della Carta delle Nazioni Unite e il loro essere meri strumenti di guerra degli Stati Uniti d'America.  In relazione, in particolare, alla guerra in Rwanda, Black ha portato in tribunale prove non confutabili di come il Fronte patriottico rwandese avesse condotto una guerra d'aggressione per conto degli Stati Uniti e del Regno Unito attraverso l'Uganda. Insieme a diversi altri giuristi, Black ha criticato pubblicamente l'arresto di Slobodan Miloševic da parte del Tribunale dell'Aja, sostenendo come fossero, al contrario, i leader della Nato che si sarebbero dovuti sedere davanti ad un tribunale per crimini di guerra. Con il Pofessor Michael Mandel e ad altri giuristi, Black ha presentato una serie di accuse formali di crimini di guerra contro tutti i leader dell'Alleanza Atlantica dopo i bombardamenti del 1999.  
 
C. Black è oggi una delle voci più autorevoli nel commentare la politica internazionale. Noi de l'AntiDiplomatico abbiamo avuto il privilegio di porgli alcune domande sulla nuova vittima dell'imperialismo nord-americano: il Venezuela.


Intervista 

 
Il suo paese, il Canada, fa parte del Gruppo di Lima, vale a dire quell'insieme di nazioni che, non potendo ottenere la maggioranza contro il Venezuela in sede OSA, ha deciso di distaccarsene. Da ultimo, questi paesi hanno chiesto alla Corte penale internazionale di aprire un'indagine contro il governo di Caracas per crimini contro l'umanità. Ci sono le basi legali?
   
Il Venezuela è membro del Trattato di Roma e quindi rientra nella loro facoltà farlo, ma per iniziare un'indagine, il Procuratore deve avere informazioni credibili e affidabili che attestino il fatto che siano stati commessi crimini. Crimini che il governo venezuelano starebbe sistematicamente ignorando o di cui è responsabile. Non hanno fornito tali informazioni nelle loro richieste. Tutto ciò che hanno inviato al Procuratore sono affermazioni infondate, dichiarazioni vuote che echeggiano la loro retorica politica. Quindi non ci sono motivi legali su cui il Procuratore possa agire.
Tuttavia, ci sono prove schiaccianti e la rea confessione di chi si vanta come gli Stati Uniti, il Canada e i paesi Ue di commettere crimini contro il popolo del Venezuela con la loro guerra economica. Le chiamano "sanzioni" che sono illegali a livello internazionale, per sostenere un tentativo di colpo di stato interno, per sostenere la cospirazione di chi commette aggressioni e ultimamente il sabotaggio di infrastrutture civili, come la rete elettrica.


 
Il Canada, seguendo quanto richiesto dagli Stati Uniti e con l'UE, impone sanzioni illegali che affliggono il poplo del Venezuela solo per rovesciare il governo attuale. Da un punto di vista legale cosa potrebbe fare il governo del Venezuela per proteggere i diritti violati della propria popolazione?   
 
Sì, le sanzioni sono illegali perché violano la Carta delle Nazioni Unite, dato che solo il Consiglio di sicurezza ha l'autorità di imporre sanzioni ai sensi del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite. Sono anche crimini contro l'umanità perché equivalgono a una guerra d'assedio, che sta causando la deliberata sofferenza dei civili nel tentativo di rovesciare il governo. Il Venezuela sta facendo ciò che io stesso consiglierei alle autorità: costruire un sostegno tra le nazioni come la Russia, la Cina, l'India, la Turchia e molte altre nazioni che hanno appena formato un gruppo per ripristinare la Carta delle Nazioni Unite come cardine della legge internazionale. Caracas può anche chiedere all'ICC di muovere accuse contro i paesi che lo attaccano come ho detto sopra. Il governo può infine presentare un reclamo contro gli Stati Uniti e gli altri paesi coinvolti alla Corte di giustizia internazionale per i danni ricevuti con la richiesta esplicita di fermare l’aggressione contro il Venezuela.
 
 
Bolton è arrivato a citare la Dottrina Monroe per spiegare l’approccio degli Stati Uniti contro il Venezuela. E’ un chiaro insulto a tutti i paesi dell’America Latina, Gruppo di Lima, compreso chiaramente. Ma ha qualche riferimento con il diritto internazionale?
  
La Dottrina Monroe non è accettata come parte del diritto internazionale e non lo è mai stata. È una dichiarazione molto semplice che Monroe emanò nel 1823, subito dopo che gran parte dell'America Latina si era liberata dal giogo spagnolo e portoghese: l'emisfero occidentale era da considerare una regione di interesse americana e qualsiasi intrusione europea nell'area sarebbe stata considerata un atto ostile. Riportarla alla luce oggi come Bolton cerca di fare è sì un insulto a tutti i paesi dell'America Latina e persino al Canada, poiché significa che gli americani considerano quelle nazioni come tante province del loro impero. Tuttavia c'è una contraddizione perché ora fanno affidamento sull'aiuto dell'Europa - ad esempio Spagna, Gran Bretagna, Francia e Germania - per procedere nella guerra contro il Venezuela. Ma così mostrano anche la loro debolezza, facendo affidamento proprio sull'aiuto delle stesse nazioni che la Dottrina Monroe afferma di voler escludere dalla regione.
 

Al ritorno in Venezuela il 4 marzo, il deputato Guaidò è stato scortato da alcuni Ambasciatori europei, Spagna Francia e Germania in particolare. E’ una decisione in linea con la Convenzione di Vienna e il diritto internazionale generale?

No, è una violazione della Convenzione di Vienna e un atto ostile. L'articolo 5 della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963 stabilisce le normali attività consentite dei consoli in uno Stato ricevente. La sottosezione (m) afferma:
"M) m. esercitare tutte le altre funzioni affidate a un posto consolare dallo Stato di invio, che non siano vietate dalle leggi e dai regolamenti dello Stato di residenza o alle quali questo Stato non s’opponga, oppure che sono menzionate
negli accordi internazionali in vigore tra lo Stato d’invio e lo Stato di residenza." Ciò significa che il sostegno ai cospiratori in un tentativo di colpo di stato contro lo stato ricevente è chiaramente proibito ed è considerato dal diritto internazionale consuetudinario come un atto ostile e il paese ricevente ha il diritto di espellere immediatamente i funzionari consolari coinvolti o l'intero corpo diplomatico.
 


Da esperto di diritto internazionale cosa risponde a chi invoca la famigerata “responsabilità di proteggere” sul caso del Venezuela?
 
Non esiste una dottrina legale di "responsabilità di proteggere" nel diritto internazionale. È puramente un'invenzione degli Stati Uniti e dei loro alleati per giustificare le loro guerre di aggressione e violazioni della Carta delle Nazioni Unite. Dal momento che non possono ottenere il sostegno del Consiglio di sicurezza per le loro guerre, perché sono in violazione dell'obbligo di mantenere la pace e violano i diritti di ogni nazione alla sua sovranità e indipendenza, il diritto di non essere attaccato in alcun modo da altre nazioni, hanno inventato questa frase per giustificare l'ingiustificabile, non è altro che un pretesto per le guerre di aggressione . È una falsa dottrina inventata dai fascisti.
 

Sempre da esperto di diritto internazionale come giudica il comportamento delle delegazioni dei paesi europei nel Consiglio di diritti umani di Ginevra?
 
Sono un giurista penalista esperto di diritto internazionale più che un esperto della tematica specifica dei diritti umani e sebbene abbia una certa familiarità con il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite non posso fornire un'opinione accademica. Tuttavia, dalle mia esperienza maturata negli ultimi 20 anni, posso dire che le potenze europee e gli americani ne hanno preso il controllo e lo usano per far avanzare i loro interessi. Il Consiglio ha inviato un relatore speciale in Venezuela per indagare sulle condizioni ivi presenti e il suo rapporto ha affermato che le difficoltà erano interamente imputabili alla guerra economica condotta dagli Stati Uniti contro il Venezuela. Ha anche affermato che il suo report è stato consegnato e da allora non è mai stato utilizzato. A dimostrazione proprio di questo.


Nei loro discorsi al Consiglio di Sicurezza sia il ministro degli esteri del governo venezuelano Arreaza che l’Ambasciatore Moncada hanno denunciato l’aggressione del 23 febbraio dalla Colombia. Hanno anche denunciato come  Stati Uniti e alleati stiano armando bande irregolari di mercenari sul modello di quello che è avvenuto in Siria. Dopo il fallimento di Cucuta sarà questa la strategia contro il Venezuela?
 
Possiamo vedere la strategia di guerra ibrida che stanno utilizzando in questi giorni con l'attacco informatico che ha portato al sabotaggio della rete elettrica. La guerra ibrida è una guerra che usa tutti i campi della vita e della società per danneggiare la nazione presa di mira. Continueranno a usare la guerra economica, la guerra cibernetica, la guerra di propaganda, la sovversione, il sabotaggio, le minacce di attacchi di massa, il terrorismo, gli attacchi con false bandiere. Fanno lo stesso contro la Russia, la Siria, l’Iran e la Corea del Nord. Tutte queste tattiche sono ovviamente elementi di una guerra di aggressione, che è il crimine di guerra più grave e un crimine per cui, in teoria, i responsabili dovrebbero essere perseguiti dalla Corte penale internazionale.  

A.B.

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