La cuduta nel vuoto e le retoriche di guerra

La cuduta nel vuoto e le retoriche di guerra

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di Raoul Kirchmayr

Ricordate la sequenza iniziale di "L'odio" di Matthieu Kassowitz, con l'apologo dell'uomo che cade da un palazzo di 50 piani e, per far fronte all'angoscia prodotta dalla caduta nel vuoto, continua a dirsi "fin qui tutto bene?".

A differenza dell'uomo dell'apologo, noi non possiamo neppure dire "fin qui tutto bene", perché l'avvitamento al peggio è in corso da tempo. Sintomo ne sono le fanfare dei guerrafondai. Prima sommesse ora sempre più squillanti.

Davanti alle insistite retoriche bellicistiche e guerrafondaie delle élite politiche europee servono due cose: un principio di realtà e un principio ideale.

Il principio di realtà consiste nel rispondere agli imbecilli di Stato (da Sunak a Meloni, da Macron a Tusk ecc.) che lasciarsi trascinare nell'escalation della NATO è stato un errore politico forse irreparabile. Occorre ammettere che l'escalation NON HA PAGATO né in termini militari né in termini politici per nessun paese europeo perché a) non ha prodotto alcun effetto positivo sul campo per l'Ucraina; b) ha esposto l'Ucraina a pericoli di perdite territoriali più grandi di quelle ipotizzabili all'inizio del conflitto; c) ha fatto dell'Ucraina un cimitero a cielo aperto, un paese distrutto che soltanto degli avventurieri cinici possono pensare di ricostruire (e con quali risorse, di grazia?); d) ha sconvolto gli equilibri internazionali, già resi fragili dalla crisi economica e dalla pandemia, con la perdita netta dei rapporti commerciali con la Russia e la Cina.

Ogni politico DI BUON SENSO farebbe marcia indietro o quanto meno si prenderebbe una pausa per un'analisi seria della situazione, perché ogni accelerazione supplementare non può che CAUSARE ULTERIORI DISASTRI.

L'unica risposta sensata alle cancellerie europee da parte delle opinioni pubbliche nazionali è: "Non ne avete azzeccata una che sia una. Ora tacete, non rappresentate più nessuno".
Il principio ideale consiste nell'opporsi alla logica della guerra che è costantemente alimentata dai discorsi sull'irreparabilità della guerra. Si tratta del solito meccanismo della PROFEZIA CHE SI AUTOAVVERA, al quale fanno da grancassa i media asserviti. Lo scontro continentale in Europa non ha alcun senso, né per i russi né per gli europei. Di fronte all'eventualità di una guerra continentale, che potrebbe risolversi in un confronto nucleare tra l'Occidente e la Russia, occorre affermare, sostenere e ripetere che solo la via diplomatica, con una rapida ripresa dei negoziati, può impedire che l'Ucraina venga ridotta a un cumulo di macerie e ossa e l'Europa diventi un laboratorio di nazionalismi e ultranazionalismi che se forse non porteranno allo scontro immediato e diretto con la Russia certamente sanciranno la fine di ogni progetto comune europeo, dissodando il terreno per nuovi conflitti intra-europei.

Draghi affermò che la sconfitta dell'Ucraina avrebbe segnato la fine dell'Europa. Ma, da analista con le gambe corte, non capì che sarebbe stato il perpetuarsi della guerra in Ucraina a portare, IN OGNI CASO, alla fine dell'Europa.


*Post Facebook del 30 marzo 2024

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