La decisione che cambia gli equilibri geopolitici in Medio Oriente

Pakistan e Arabia Saudita firmano un patto difensivo scalzando di fatto gli USA dalla posizione di Dominus del Medio Oriente. La Cina guadagna posizioni nell'area avendo di fatto un'alleanza militare con Islamabad. Lentamente ma inesorabilmente il mondo multipolare sta vedendo la luce

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La decisione che cambia gli equilibri geopolitici in Medio Oriente



di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico

 

Uno degli effetti più dirompenti causati dalla guerra “contro tutti” scatenata da Israele dopo gli attentati terroristici del  2023 è che si è diffusa nel mondo arabo la percezione che nessuno possa sentirsi al sicuro. Ciò vale anche se si tratta di paesi formalmente difesi dagli stessi Stati Uniti o da altri paesi occidentali.

Abbiamo visto infatti che, nel corso di questi terribili anni in Medio Oriente Israele ha bombardato la Siria, il Libano, lo Yemen, l'Iran e il Qatar. Ad aver generato il massimo scalpore nel mondo arabo sono stati i bombardamenti in Iran, che detiene delle forze armate molto forti dotate peraltro di un temibile arsenale missilistico e, naturalmente, l'attacco al Qatar, alleato di ferro americano in Medio Oriente, tanto da ospitare l'importante base aerea di Al-Udeid dove ha sede la US Combined Air Operations Center,  Da notare peraltro, che questa base americana in Qatar fu bombardata come rappresaglia anche dall'Iran quando prima Israele e poi gli USA bombardarono i siti nucleari iraniani.

Insomma, gli attacchi israeliani stanno generando un vero e proprio  rischio di “crisi entropica” e dunque  di aumento del disordine e della degradazione del sistema di sicurezza mediorientale che rischia di portare ad un vero e proprio disordine organizzativo geopolitico  in tutta l'area, con tutte le enormi conseguenze del caso, considerata l'importanza in ambito energetico e finanziario che riveste l'area.

Lo stesso presidente egiziano, il Maresciallo Abdel Fattah al-Sisi, il 15 settembre, nel suo discorso tenuto al vertice straordinario convocato dopo l'attacco di Tel Aviv al Qatar ha spiegato che la cooperazione tra l'Egitto e Israele sta giungendo al termine e con essa sta giungendo al termine anche il sistema di equilibrio regionale che dopo il 1967 gli Stati Uniti avevano creato basandosi sull'avvicinamento tra Tel Aviv e Il Cairo. Una visione questa che non è figlia di una interpretazione maligna del pensiero di al-Sisi avendo detto lui stesso, sempre durante il vertice di Doha, che la politica di Israele «non porterà alla stipula di nuovi accordi di pace, ma potrebbe portare alla rescissione di quelli esistenti». Un vero e proprio attacco diretto, non solo ad Israele, ma anche agli USA di Trump, grande sponsor dei cosiddetti “accordi di Abramo”.

In un contesto caotico come questo, dove i vecchi equilibri sono sostanzialmente saltati, a prendere l'iniziativa non poteva che essere il paese leader del mondo arabo: l'Arabia Saudita.

Infatti Riad ha scioccato il mondo arabo (e a mio avviso destato grandi preoccupazioni anche nelle cancellerie occidentali) annunciando il 18 Settembre una vera e proprio alleanza con il Pakistan: secondo il trattato annunciato e firmato in pompa magna, un attacco ad uno dei due paesi equivale ad un attacco anche all'altro e ciò comporta un intervento a difesa dell'alleato attaccato.

A rendere di assoluta rilevanza, soprattutto nell'ottica degli equilibri mediorientali e dell'indo-pacifico, è soprattutto la circostanza che il Pakistan è una potenza nucleare e che l'accordo si estenderebbe all'utilizzo anche delle armi nucleari se fosse necessario; a spiegarlo è al Jazeera che testualmente cita una fonte che dice: “This is a comprehensive defensive agreement that encompasses all military means”

Da notare, peraltro, che secondo il Financial Times, l'accordo tra Riad ed Islamabad potrebbe portare anche alla possibilità che i sauditi possano soddisfare una loro grande ambizione: quella di riuscire ad ottenere la tecnologia necessaria all'arricchimento dell'Uranio a scopo civile sia per uso interno che per l'esportazione. La richiesta sarebbe stata fatta in passato da Riad agli USA nell'ambito delle trattative per il riconoscimento di Israele da parte dei Sauditi; riconoscimento che peraltro prevedeva anche un patto di mutua difesa formale tra gli USA e l'Arabia Saudita. 

Ora con la firma del patto tra i due paesi islamici gli equilibri sono completamente cambiati. Secondo alcuni analisti infatti si può parlare di un vero e proprio “Momento Suez” per gli USA e l'Occidente, ricordando la crisi di Suez del 1956 quando Francia e Gran Bretagna invasero il canale di Suez per impedirne la nazionalizzazione da parte dell'Egitto; una operazione che si trasformò ben presto in un disastro per Parigi e Londra costrette a ritirare le truppe dopo un monito congiunto di Unione Sovietica e USA che minacciarono l'intervento militare per sgomberare il canale. Una vicenda che secondo gli storici ha segnato la fine dell'Impero Britannico e dell'impero coloniale francese e la degradazione da potenze di primo rango di Parigi e Berlino. Allo stesso modo, per molti, la firma di questo trattato di mutua difesa segna la fine dell'egemonia USA in Medio Oriente, proprio a  partire dalla fondamentale Arabia Saudita che è l'architrave insostituibile del petrodollaro, a sua volta base e fondamento dell'Impero Americano.

A mio parere è ancora troppo presto per lanciarsi in simili ipotesi ma è certamente è da sottolineare che il vincitore implicito di questo trattato è la Cina, grande sponsor militare del Pakistan visto che circa l'80% delle armi dell'esercito di Islamabad sono di produzione cinese.

Sotto questa ottica va anche detto che certamente l'influenza di Pechino nell'area aumenta sempre più con il diminuire di quella americana.

Certamente però possiamo elencare gli sconfitti diretti e impliciti di questo trattato. Innanzitutto Israele, che a questo punto ben difficilmente riuscirà a firmare a breve un trattato di riconoscimento con l'Arabia Saudita visto che l'influenza americana su Riad è chiaramente diminuita. Altra grande sconfitta – è a mio avviso – l'India che vede l'arcinemico Pakistan accrescere il proprio peso internazionale anche in ambito militare e che, soprattutto, vede aumentare le difficoltà  per la costruzione dell'IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor), ovvero la grande “Via del Cotone” che nelle intenzioni occidentali deve contrastare  la Belt and Road cinese collegando l’India all’Europa proprio attraverso l’Arabia Saudita.  Con l'alleanza tra Pakistan e Arabia è ben difficile che l'India riesca ad ottenere corridoi da Riad diretti verso il Mediterraneo e l'Europa. Implicitamente questo comporta anche una sconfitta per l'Europa che per uscire dall'isolamento causato dalla rottura con la Russia contava molto sulla possibilità di stringere rapporti commerciali molto forti con l'India.

Insomma, se ancora non si può parlare di “Momento Suez” per gli USA e l'Occidente, certamente questa fuoriuscita (parziale o totale, lo vedremo) dell'Arabia Saudita dalla tutela militare statunitense segna un momento fondamentale verso la costruzione di un sistema di relazioni internazionali multipolare e non più un sistema monopolizzato dagli USA e dai suoi vassalli europei.

 

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