La demonizzazione dell'immensa manifestazione di Milano sulla Palestina (e quello che non torna)
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di Agata Iacono
Una manifestazione di almeno 50.000 persone, ieri, sabato 12 aprile a Milano, contro la deriva bellicista e il genocidio del popolo palestinese.
Una grandissima manifestazione nazionale per la Palestina e contro il massacro in corso a Gaza, in una metropoli che in questi mesi non ha mai smesso di mobilitarsi contro l'implacabile mattanza di cui Israele e i suoi complici occidentali sono responsabili
Difficile occultare questi numeri a livello mediatico.
Mi chiedevo cosa avrebbero escogitato per minimizzare e criminalizzare il corteo, proprio all'indomani della firma di Mattarella sul Decreto Sicurezza.
Eppure, nel mio piccolo, pur essendo navigata "complottista" e avendo denunciato più volte le implicazioni del decreto Sicurezza, che legittima la promozione di attività terroristiche da parte dei servizi segreti, offrendo anche scudo penale alle forze dell'ordine, non immaginavo che osassero, con la massima ostentazione, arrivare a tanto.
Naturalmente, si parla della manifestazione di Milano solo in termini di scontri con le forze dell'ordine e vandalismo.
Salvini ha subito dichiarato:
«Questi sarebbero i “pacifisti” che il 25 Aprile andranno in piazza cercando fascisti che non ci sono».
Gli fa eco il presidente del Senato Ignazio La Russa: «Scritte minacciose e vergognose aggressioni ai danni delle forze di polizia».
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani parla di «guerriglia urbana» e aggiunge che «l’odio non può e non deve trovare spazio».
Le 50.000 persone vengono ridotte a 10.000, ma non è questione di numeri.
Piuttosto è il metodo che è cambiato ed è la sperimentazione per criminalizzare qualsiasi altra espressione di dissenso e denuncia da parte della popolazione e della classe lavoratrice.
Primo fra tutti l'appuntamento del 25 aprile, che già vede in piazza Santi Apostoli sin dalla prima mattina le brigate ebraiche e ANPI che, "per non creare problemi", arriverà solo il pomeriggio dopo un corteo in altre lande più defilate.
Vediamo cos'è successo.
Secondo l'Osservatorio Oppressione, "All'altezza di piazza Baiamonti un grosso reparto di Polizia in assetto antisommossa è intervenuto con le violente cariche spezzando il corteo in solidarietà con la Palestina e procedendo al fermo di 7 persone che sono state portate in Questura"
Le persone sono state tutte poi rilasciate con accuse generiche.
Sempre secondo l'Osservatorio Repressione, "un video, realizzato da un redattore di Radio Onda d’Urto, sbugiarda la versione poliziesca:"Si vede infatti chiaramente che la carica di piazzale Baiamonti è a freddo , con una manovra a tenaglia, contro manifestanti che stanno semplicemente sfilando in un corteo molto partecipato (50mila le persone presenti) e fermando a caso alcuni partecipanti.
E ancora:
"Giornali e TV parlano “scontri tra polizia e manifestanti" … Omettendo di dire che quando si parla di "scontri" bisogna che ci sia una contrapposizione fisica, violenta, tra due soggetti. Se la polizia carica un tot di soggetti inermi, che non reagiscono, si chiama CARICA DI POLIZIA, NON SCONTRI CON LA POLIZIA"
E fin qui nulla di nuovo.
Quello che segna la novità è altro.
Queste sono alcune delle magliette indossate dalla polizia a Milano.



La prima felpa riporta il logo del gruppo Orze? Skulls (Teschi dell’Aquila), legato agli ultras di estrema destra e militanti neonazisti polacchi.
La seconda felpa mostra invece il simbolo di Narodowa Duma, (Orgoglio Nazionale), un gruppo nazionalista attivo anche durante la Seconda guerra mondiale in Polonia.
La denuncia è anche da parte delle molteplici componenti della grande manifestazione.
Questo è il comunicato di UDAP, Unione Democratica Arabo Palestinese