La piazza oscurata di Tripoli è il paradigma della nostra inutilità
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di Michelangelo Severgnini
Ieri centinaia di migliaia di cittadini libici sono scesi in piazza a Tripoli dando vita ad un'imponente manifestazione al termine di una settimana di mobilitazione permanente nelle principali città della Tripolitania, sfidando le armi delle milizie.
Le richieste sono 3:
1) fine del governo criminale e illegale di Dabaiba;
2) smantellamento delle milizie;
3) rapide elezioni presidenziali e parlamentari.
Eppure sulla stampa italiana non è comparsa una riga.
Non va giù che non sia una rivoluzione colorata.
Non va giù che tutti gli accordi dell'Italia con un governo criminale e illegale siano a rischio (compreso il famigerato Memorandum e il Piano Mattei).
Non va giù che la fine delle milizie e dei loro centri di detenzione sia vicina e che migliaia di migranti-schiavi saranno liberati, liberi di tornare a casa.
Non va giù che questo non sia un caos, ma una richiesta precisa e collettiva.
Non va giù che la democrazia la imponga il popolo pacificamente e non le bombe della NATO.
Non va giù che questa piazza abbia dimostrato che tra Meloni e Casarini, in fondo, non ci sia alcuna differenza, quando sono i popoli a scrivere la storia.
Non va giù che centinaia di migliaia di Libici in piazza abbiano chiuso un'epoca di narrazioni fiabesche.
Non va giù.
Nemmeno l'informazione alternativa, nemmeno gli assi del dissenso, nemmeno i pacifisti, nemmeno i pro-pal.
Nessuno ha detto una parola.
Men che meno le istituzioni, i governi, gli intellettuali, nemmeno i comunisti.
L'unica che ha detto una parola è stata Hanna Tetteh, l'inviata a capo dell'UNSMIL, la missione delle Nazioni Unite in Libia.
Lei ha dichiarato il suo supporto al premier illegittimo, criminale, corrotto Abdulhamid Dabaiba.
Anzi, ha aggiunto che il Paese non è pronto per le elezioni.
Eh, certo.
Non si è ancora trovato il modo di estromettere Saif Gheddafi dalle elezioni.
Fino a quel giorno per le Nazioni Unite la Libia non sarà pronta per le elezioni.
E neanche per l'Occidente che dal dicembre 2021 impedisce ai Libici di votare, quando le elezioni programmate furono cancellate all'ultimo proprio per lo stesso motivo per cui ancora oggi la Libia non sarebbe pronta.
Ma le Nazioni Unite non dovrebbero proteggere la democrazia?
No, fanno gli interessi di chi finanzia le varie missioni. Quella in Libia è in mano americana.
Nel laboratorio libico abbiamo tutte le risposte alla catastrofe dei giorni nostri.
La piazza oscurata di Tripoli è un paradigma del nulla che siamo.
È un paradigma della nostra inutilità.
Non sappiamo informare, non sappiamo analizzare, non sappiamo far seguire i fatti alle parole, non sappiamo far altro che scaldare tifoserie.
E quando abbiamo solo da vergognarci, allora le parole non arrivano, nemmeno per chiedere scusa, nemmeno per ammettere di essersi sbagliati.
Siamo inutili. L"Europa è inutile.
Nessun corteo, nessuna manifestazione di sostegno al popolo libico e di condanna dell'ONU, della NATO, dell'UE.
I Libici devono fare, ancora una volta, da soli.
Così come da soli hanno combattuto e sconfitto l'Isis una decina di anni fa ormai.
Turchia ed Egitto hanno chiesto a Dabaiba di dimettersi.
La Russia non ne ha bisogno, già non riconosce quella giunta militare a Tripoli che noi chiamiamo governo.
La Libia l'abbiamo persa oggi, con il nostro complice silenzio, non nel 2011. E questa volta per sempre.