La profezia di Monicelli: Italia alla malora, tra guerra e macerie

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La profezia di Monicelli: Italia alla malora, tra guerra e macerie

 

di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

 

Un qualsiasi Paese normale tratterebbe con cura e devozione le proprie opere d’arte, le sue aree archeologiche, palazzi antichi, architetture storiche. In Italia, invece, il nostro ricco e unico patrimonio storico/artistico è lasciato alla mercé dei mercati oppure dell’incuria e del tempo. Quei popoli che ci invidiano Roma, non ne capiscono la ragione.

Il crollo della Torre dei Conti nel cuore di Roma è il simbolo di quella "malora" profetizzata 15 anni fa dal grande Mario Monicelli prima di abbandonarci, maledicendoci.

Mentre l’antica struttura medievale si sgretolava su se stessa, seppellendo vivi gli operai del cantiere, il ministro della Difesa Crosetto annunciava il dodicesimo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina:

“La nostra linea non cambia. Continuiamo ad aiutare Kiev con quello che possiamo”.

Sulla pelle e sul sangue dei lavoratori e delle famiglie italiane, ha dimenticato di aggiungere.

"Finché il governo italiano continuerà a spendere inutilmente i soldi dei suoi contribuenti l'Italia crollerà tutta, dall'economia alle torri". Questa la reazione shock della portavoce del ministero degli Affari Esteri russo, Maria Zakharova, all’annuncio di Crosetto.

Morire per l’Europa

Il commento ha scatenato una caciara mediatica contro la diplomatica, accusata di aver offeso l’Italia in un momento drammatico. Ma Zakharova ha ragione. Come nel 2011, dobbiamo di nuovo stringere la cinghia, fare sacrifici (e anche morire) perché “ce lo chiede l’Europa”, in nome del pareggio di bilancio, dell'interesse delle elite finanziarie, di Rheinmetall e Leonardo, per armare l'Ucraina e farla combattere fino all'ultimo ucraino contro la Russia. Per le ambizioni neocoloniali di Parigi, Berlino e Londra. Per l’Occidente.

Questa volta, ad essere sacrificato al Moloch dell’austero giardino europeo è un cittadino rumeno, Octav Stroici. A 66 anni, anziché godersi i nipoti e le passeggiate al parco, quel maledetto lunedì mattina si trovava sull’impalcatura. Per lui non c’è stato nulla da fare: dopo 11 ore sotto le macerie, è deceduto per la gravità delle ferite riportate. Lo stesso giorno ci sono state altre quattro morti bianche. Un bollettino da guerra.

Un morto sul lavoro ogni 6 ore

La tragedia dei Fori imperiali apre uno squarcio sul drammatico fenomeno delle morti sul lavoro. Nei primi 8 mesi dell’anno sono 681 le vittime sul lavoro, in media 3 al giorno. Secondo uno studio condotto dall’Osservatorio sicurezza Vega Engineriing, basato sui dati Inail nel periodo 1 gennaio-1 agosto 2025, il settore più colpito è quello delle costruzioni, con 78 casi, mentre tra gli ultra 65enni si registra il valore più elevato con 66,5 morti per milione di occupati contro un indice nazionale pari a 20,6.

La situazione è ancora più preoccupante se si tiene conto degli incidenti che sfuggono alle statistiche ufficiali, ad esempio quelli che riguardano irregolari e occupati in nero.

“Dall’inizio del 2025, ogni 6 ore e qualche minuto muore un lavoratore, segnala l’ultimo rapporto dell’Osservatorio. Sino a tutto il 14 ottobre i morti del 2025, sono stati complessivamente 1.184 (dato ancora parziale), di cui 818 sui luoghi di lavoro, di questi quasi uno su tre (32%) erano lavoratori stranieri regolari”, si legge su La Stampa.

Inoltre, l’Osservatorio rileva che la precarietà è direttamente correlata all’aumento delle morti bianche. L’introduzione del Job Acts e la legge Salvini del 2023, hanno causato un’impennata degli incidenti mortali nel settore dell’edilizia, fino al 15%.

La mortalità sul lavoro è dunque strettamente connessa alla precarietà e all’aumento dell’età pensionabile. Sullo sfondo, l’impoverimento progressivo della popolazione italiana. Povertà assoluta: colpito quasi il 14% dei minori

Secondo le ultime rilevazioni dell’Istat relative al 2024, quasi il 10% dei residenti in Italia vive in povertà assoluta, ovvero 5,7 milioni di individui pari a 2,2 milioni di famiglie. È in povertà assoluta Il 35% delle famiglie con stranieri, il 15,6% delle famiglie con operai o lavori assimilati, il 10,5% delle famiglie al sud.

L’incidenza della povertà relativa è del 10,9%. I dati più agghiaccianti sono quelli riguardanti i minori. Nel 2024, il 12% delle famiglie con minori è in povertà assoluta. In totale 734milafamiglie,  oltre 1 milione 283mila minori (il 13,8% dei minori residenti), con una distribuzione che varia dal 12,1% del Centro al 16,4% del Mezzogiorno, e salendo al 14,9% per i bambini d a 7 a 13 anni.

L’andamento stabile, ma in lieve crescita, rispetto all’anno precedente, indica che il fenomeno si sta consolidando. Man mano che si consolida, esplodono i drammi sociali, drammi della solitudine, dell’esclusione e della rabbia.

 

Drammi della povertà sempre più frequenti

Alcuni episodi di cronaca dell’ultimo mese sono la cartina tornasole della miseria crescente che attraversa il Paese, in particolare per quanto riguarda l’emergenza casa:

  • Lo sfratto di via Michelino a Bologna. Due famiglie di lavoratori con bambini che pagavano regolarmente l’affitto, sono state sgomberate violentemente dalla polizia. Gli agenti hanno fatto irruzione nell’appartamento buttando giù un muro e manganellando i presenti. La proprietà aveva chiesto la restituzione dei locali per farne un b&b.
  • La strage di Castel D’Azzano. I tre fratelli Ramponi era soggetti fragili messi ai margini dalla società. Vivevano in povertà estrema, senza luce né gas, in un casolare che è stato definito “una grotta”. Politiche di inclusione sociale, investimenti nell’edilizia popolare forse avrebbero potuto evitare la tragedia.
  • Solo una settimana prima, a Sesto San Giovanni, un uomo di 71 anni si era suicidato gettandosi dal balcone all’arrivo dell’ufficiale giudiziario venuto a sfrattarlo per morosità. L’uomo era un ex custode e la pensione non bastava per arrivare a fine mese.

Secondo la tabella ministeriale riportata da Asia-USB, nel 2024, sono stati richiesti 81.054 provvedimenti di sfratto, cui sono seguite ben 40.158 richieste di esecuzione (+1.000 circa) e ben 21.337 sono gli sfratti eseguiti. L’abitazione è un diritto garantito dalla costituzione.

Sempre più spese per l’esercito

I nostri intellettuali, come Ernesto Galli della Loggia, ci chiedono di rinunciare ai nostri “privilegi” – chiamiamoli così - per difendere la nostra libertà, investendo di più in armi. I capi della NATO, prima Stoltenberg e adesso Rutte, chiedono pubblicamente di sottrarre alla spesa pubblica, in particolare pensioni, sanità e istruzione, per spendere di più nella difesa.

In base ai dati di Milex, nel prossimo triennio l’Italia dovrà spendere quasi 23 miliardi in più in armi.

“Dalla rielaborazione delle previsioni macroeconomiche e di spesa pubblica contenute nel Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP) per il triennio 2026-2028 approvato il 2 ottobre dal Consiglio dei Ministri, emerge l’intenzione del Governo di portare le spese per la Difesa dall’attuale target di  2% del Pil (circa 45 miliardi di euro all’anno) al 2,5% del Pil nel 2028 (cioè 61 miliardi di euro). Questo aumento comporterà un esborso aggiuntivo – rispetto a uno scenario di spesa costante al 2% del Pil aggiornato al suo crescente valore nominale – di quasi 23 miliardi nel triennio. Considerando il piano incrementale annunciato e previsto (+0,15% del Pil per ciascuno dei prossimi due anni e +0,2% per il successivo 2028) tale aumento globale sarà così ripartito: circa 3,5 miliardi di spesa militare addizionale nel 2026, oltre 7 miliardi nel 2027 e infine oltre 12 miliardi di differenziale sulla spesa militare per quanto riguarda il 2028”, si legge sul portale.

Per il 2026, è previsto un aumento “puro” di spese militari pari a 1 miliardo di euro.

Le risposte della politica: “ha stato Putin”

Agli italiani il governo sa chiedere soltanto sacrifici, per l’esercito, per il comparto militare-industriale, per la guerra di Ursula von der Leyen, Starmer e Macron. Mentre Crosetto prepara i pacchetti di forniture militari per l’Ucraina, i suoi colleghi non riescono a reperire fondi per il piano casa, lavorano per semplificare le procedure di sfratto. Allo stesso tempo, si va verso un innalzamento dell’età pensionabile.

A causa dei vincoli esterni, la politica non è più in grado di governare il Paese. Mentre l’Italia crolla a pezzi come la torre dei Conti, le accuse di sciacallaggio contro la Zakharova, da parte di gente come Calenda o giornalisti vicini a Pina Picierno, servono solo a distrarre dai problemi reali, deresponsabilizzare i governanti e attribuire alla Russia la colpa dei continui fallimenti del sistema-Paese.

Alle emergenze che affliggono la popolazione, la politica non riesce a dare altra risposta che buttarla in caciara.

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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