L'apertura di una procedura per debito eccessivo dell'UE è un oltraggio alla dignità del popolo italiano
di Giuseppe Masala
Per la prima volta nella storia dell'Unione Europea un paese membro è sottoposto all'avvio della procedura d'infrazione sul debito pubblico.
Questo poco invidiabile primato spetta all'Italia. Manco a dirlo.
La procedura appare una vera e propria rappresaglia di stampo nazista. Non è una esagerazione irrispettosa verso quella che fu una terribile tragedia della Storia.
Anche i tagli di bilancio che sarebbero necessari per rientrare da questa procedura creano vittime: si misurano in aumento di disoccupati e conseguentemente anche nel numero di suicidi che la condizione di emarginazione sociale inevitabilmente comporta. Se si guardano le fonti vive (dunque al netto della spesa per interessi) che portano all'aumento del debito italiano si capisce in maniera lampante che sì il nostro debito è sì cresciuto, ma lo è o per spese direttamente imputabili al funzionamento dell'UE (diamo 14 miliardi all'anno a questa Entità estranea e nemica e solo per finanziare i vari fondi di salvataggio ai quali hanno attinto Grecia, Portogallo e Spagna abbiamo speso indebitandoci cifre iperboliche calcolabili in parecchie decine di miliardi di euro) oppure per spese comunque autorizzate dalla UE.
Pensiamo per esempio ai miliardi che abbiamo speso quando accettammo di diventare il campo profughi d'Europa. Allora ci concessero che queste spese miliardarie fossero scomputate dal calcolo del deficit. E ora, con somma presa per il sedere, ci aprono la procedura per debito eccessivo. Inutile sottolineare che peraltro l'Italia non è fonte di squilibrio all'interno dell'area euro: abbamo un saldo delle partite correnti positivo per quasi 50 miliardi e un NIIP in sostanziale pareggio.
L'apertura di una procedura per debito eccessivo alla luce di quanto scritto sopra è da considerare come un vero e proprio oltraggio alla dignità del popolo italiano. E ad oltraggio si risponde con qualsiasi mezzo: à la guerre comme à la guerre.