L'assassinio di Vladlen Tatarskij: terrorismo e genocidio liberal-democratici

L'assassinio di Vladlen Tatarskij: terrorismo e genocidio liberal-democratici

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di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

La famosa “offensiva” ucraina di primavera è un miraggio prima ancora di cominciare. Semplicemente, scarseggia seriamente la carne da macello necessaria a fare da serventi ai miliardi e miliardi di dollari di armi che le “democrazie” liberali stanno inviando (con relativa bava alla bocca delle industrie belliche occidentali) alla junta di Kiev ormai quasi alla disperazione.

Nella quotidianità individuale, spesso la disperazione porta ai gesti estremi; a livello di liberal-democratici, porta al terrorismo. In certo qual modo, l'attentato a Piter contro Vladlen Tatarskij rientra in questa “logica”.

In questi giorni, il britannico The Times, citando l'ex Ministro dell'economia golpista, Timofej Milovanov (un collage di lauree tutte rigorosamente “democratiche”: dalle università del Wisconsin, alla Pennsylvania, a Bonn, Pittsburg, ecc.) scriveva che in Ucraina, tra fughe per renitenza, bassissima natalità negli anni principe della “indipendenza” post-sovietica e morti ammazzati in guerra, non rimangono più ventenni da spedire al fronte. In base ai dati ONU, se nel 2021 si contavano in Ucraina circa duecentomila ragazzi e altrettante ragazze, ora rimangono circa sessantamila ventunenni maschi e cinquantamila femmine. 

La junta nazi-golpista sceglie quindi la strada del terrorismo: ora quello individuale, dopo aver praticato per oltre otto anni, soprattutto, quello di massa, massacrando la popolazione civile del Donbass; ma non solo: basti pensare al giornalista ucraino Oles Buzinà o al deputato Oleg Kalašnikov, ai comandanti delle milizie Givi, Motorola, o allo stesso leader della DNR Aleksandr Zakarcenko.

Nelle grandi linee, sono state note da subito le circostanze dell'attentato contro Tatarskij (al secolo Maksim Fomin): a cominciare dalla circostanza che la principale sospettata, come era stato nel caso dell'assassinio di Darija Dugina, è una ragazza; pur se, in questi due casi, non si esclude qualche raggruppamento “autonomo” di nazionalisti ucraini votati alla guerra contro nazionalisti russi. A questo proposito, la russa Vzgljad aveva notato, anche dopo recenti attentati contro dirigenti delle nuove regioni russe di Zaporož'e e Khersòn, che i Servizi ucraini stanno puntando molto sull'impiego di personale femminile per i raid in territorio russo. 

Il fatto che la sospettata (al momento) principale sia russa, presumibilmente aggregata a qualche formazione “liberale”, non esclude con ciò stesso i legami coi Servizi ucraini o i rispettivi curatori.

Ora, non è che Fomin fosse quello che si dice uno “stinco di santo”: secondo la russa Kommersant, il suo primo arresto, in una città di quella che sarebbe diventata la DNR, risale al 2011, per una rapina in banca, visto che il business del mobilio non ingranava; poi ha combattuto nelle milizie, nel battaglione “Vostok”. Lo si è seguito in varie occasioni sul suo notiziario alquanto “radicale”, ma oltremodo puntuale, sulle svolte nelle operazioni di guerra in Ucraina. Il 30 settembre 2022, presente alla cerimonia in cui Vladimir Putin firmava l'atto di unione alla Russia di DNR, LNR e regioni di Zaporož'e e Khersòn, uscendo dalla sala avrebbe detto «Sconfiggeremo tutti, uccideremo tutti, rapineremo tutti quelli che devono essere rapinati, tutto sarà come piace a noi». Ma non è certo per questo che è stato fatto saltare in aria.

Tra le versioni a proposito della matrice di tutta la serie di attentati commessi in Russia dai Servizi ucraini dopo il 24 febbraio 2022, non di poco peso è quella secondo cui (e i lettori italiani non faranno fatica a darle credito) sarebbero stati organizzati e curati dalla CIA, che avrebbe passato ai Servizi militari ucraini una serie di “cellule dormienti”. Vi accenna addirittura The Washington Post e il trait d'union sarebbe un documento segreto firmato da Barack Obama poco prima di lasciare la Casa Bianca, relativo a operazioni in Russia da parte dell'Agenzia per la sicurezza nazionale e della CIA. Queste gang demo-liberali hanno provveduto a mettere in piedi una rete di cellule da utilizzare in caso di guerra. Così che, andando indietro negli anni, è possibile far risalire tutti o la maggior parte degli attentati commessi in Russia, soprattutto negli anni duemila, a cellule jihadiste comandate, in un modo o in un altro, dalla CIA.

Ora, se l'ultima serie di attentati può farsi risalire a mano ucraina, rimane il fatto, su cui insiste The Washington Post, che gli obiettivi vengono comunque stabiliti da CIA e Casa Bianca.

In ogni caso, osserva Boris Džerelievskij su Segodnja.ru, pare chiaro che i nazisti ucraini e i loro curatori occidentali vedano nell'area dell'informazione il principale campo di battaglia della guerra terroristica, e considerino quale avversario più pericoloso non chi si limita a trasmettere notizie o testimoniare dei crimini di i nazisti, ma chi «lavora a formare l'ideologia russa della vittoria. E questo rientra perfettamente nell'interpretazione esistenziale americana della guerra contro la Russia».

Come risultato, scrive Aleksej Zot'ev, ancora su Segonja.ru, abbiamo genocidio e terrorismo quali fondamenti della politica di Kiev. Zot'ev mette l'accento quasi esclusivamente sul vero e proprio terrorismo ai danni dei fedeli della chiesa ortodossa russa, su cui le “democrazie liberali” non trovano nulla da ridire.

Per parte nostra, ci permettiamo di notare, con non falsa modestia, che genocidio e terrorismo sono esattamente i due elementi su cui si basava la “politica” dei “padri spirituali” degli attuali nazisti ucraini: il genocidio di OUN-UPA contro le minoranze non ucraine (basti pensare ai massacri di civili polacchi della Volynja), al servizio delle SS hitleriane durante la guerra, e il terrorismo contro rappresentanti del potere sovietico, a guerra terminata.

Ma tant'è, se i curatori, materiali e spirituali, dei terroristi ucraini sono coloro che, da sempre, contemplano l'assassinio e le stragi (di nuovo: cose risapute per i lettori italiani) quali metodi di “avanzata democratica”, non è che siano da meno tutti quei “nani” che, annusato l'affare, forniscono alla junta nazi-golpista armi vecchie (molte d'epoca sovietica) o già escluse dai propri arsenali, presentando poi il conto a prezzi correnti. Ne parla il quotidiano USA “Politico” - ovviamente, per far risaltare l'aiuto “disinteressato” yankee, di contro alle forniture bavose dei paesi europei - mettendo nel cesto Finlandia, tutti e tre i Paesi baltici, Svezia; ma non c'è da dubitare che in molti altri paesi si siano volentieri inseriti nel giro.

D'altronde, sono queste le basi della “democrazia” liberale. La guerra in Ucraina non è che l'ennesimo fronte di accaparramento di profitti, in cui la truffa è contemplata quale “legittimo stimolo al capitale” e le cui vittime sono la stessa carne da macello ucraina, ormai in via di esaurimento.

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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